Arriva Zuckerberg – Il re del Metaverso, un documentario Sky Original dedicato alla mente dietro Facebook. Un’opera che andrà in onda in esclusiva a partire da oggi 3 febbraio e che sarà visionabile sul canale Sky Documentaries – oltre che su NOW. Un approfondimento realizzato in occasione dei vent’anni dalla nascita del celebre social network e che, diretto da Nick Green, ne analizza l’ascesa e i momenti bui.
Oggi Facebook connette circa il 49% della popolazione mondiale, 3 milardi di persone. E rappresenta un colosso del valore di 100 miliardi di dollari. Un’impresa datata 4 febbraio 2004.
Zuckerberg – Il re del Metaverso: la trama
Re, genio, principe, dittatore. Questa è solo parte della ricca terminologia con cui nel corso dell’ultimo ventennio si è cercato di definire Mark Zuckerberg. Un uomo che da un’idea ha ricavato un impero e che oggi detiene un potere che solo pochi uomini al mondo possono vantare. Zuckerberg – Il re del Metaverso racconta l’uomo e le sue “divine” aspirazioni, i sogni e le colpe.
Attraverso una narrazione che mescola flashback e linearità, Nick Green si fa strada nel passato dell’imprenditore, ripercorrendone i passi compiuti. Dalla camera dell’università di Harvard, alla Silicon Valley; dal look felpa, jeans e ciabatte, al completo; dai banchi di scuola alle collaborazioni con Sheryl Sandberg, Obama e Trump. Fino agli eventi della Primavera Araba, le accuse di disinformazione, il caso Myanmar, Capitol Hill e il rebranding Meta.
Un vero e proprio viaggio nella mente e nelle ambizioni del creatore di Facebook che passa dal repertorio, ma, in particolar modo, dalle voci di uomini e donne che sono entrati in contatto con lui. Dal giornalista David Kirk Patrick, all’ingegnere informatico Karel Baloun; passando per il redattore capo di Wired Nick Thompson e la coraggiosa Frances Haugen. In un coro polifonico di testimonianze che si sforza di intercettare quella che forse, ancora oggi, rimane un’identità difficilmente incasellabile.
Zuckerberg – Il re del Metaverso: una vecchia storia
La mente corre inevitabilmente all’anno 2010. A quel The Social Network, vincitore di tre premi Oscar, con cui David Fincher e Aaron Sorkin raccontarono per la prima volta la parabola ascendente di uno dei personaggi di maggiore impatto socio-politico della contemporaneità. La mente corre lì, a Jesse Eisenberg e Andrew Garfield, al montaggio serrato di Baxter e Wall, a quel ritmo narrativo incalzante che tentava in ogni modo di restituire almeno parte della frenesia mentale di Mark Zuckerberg – nonché della sua duplice natura di genio informatico e mitomane.

Ed è lì che, ancora inevitabilmente, torna anche Zuckerberg – Il re del Metaverso, docu-film dalla struttura classicheggiante che, a distanza di 14 anni dal capolavoro di Fincher, ricostruisce la prima fase della carriera dell’imprenditore, per spiegare – a partire da essa – le successive derive di Facebook nel corso dell’ultimo decennio.
Connessioni politico-sociali
Attraverso la già citata pluralità di sguardi – e insieme contributi d’archivio – il regista Nick Green sceglie di imbastire un’ampia rete di voci e testimonianze; utilizzando l’incontro tra Zuckerberg e i senatori del Congresso americano (tenutosi a Capitol Hill nel 2018) come perno della narrazione e punto di incontro tra passato e presente.
A dispetto di una dimensione artistica che certo non brilla per originalità di composizione, e che di fatto non riesce – e forse nemmeno vuole – celare la destinazione televisiva del prodotto, il documentario ha un indubbio valore storico-informativo (Il che, considerate le accuse rivolte all’azienda Facebook negli ultimi anni, ha di fatto un che di ironico). E al di là di una sensazione di ridondanza narrativa relativa al “primo atto”, da ricercarsi per l’appunto nella notorietà della crescita del protagonista dovuta al successo del precedente cinematografico, Zuckerberg – Il re del Metaverso gode di una seconda metà di pellicola di notevole interesse.

A colpire, oltre agli approfondimenti di natura politica e commerciale che coinvolgono grandi nomi delle rispettive “scene”, è il progressivo emergere – nelle parole degli intervistati – di una crescente sensazione di dubbio e disagio nei confronti del genio di Harvard. Una sensazione che, oltre a riflettere il cambiamento dell’opinione pubblica negli anni, si serve delle immagini delle trasformazioni globali e locali mostrate a schermo per arrivare, infine, a sollevare diversi quesiti fondamentali. Quanto può essere sacrificato sull’altare del profitto? E fino a che punto è lecito spingersi?
Domande che, tra disinformazione, proliferazione di messaggi d’odio e ipnosi da video non smettono e non devono smettere di risuonare anche oggi. Perché “prima sparo e poi chiedo scusa”; ma qualcuno, prima o poi, dovrà renderne conto.








Zootropolis è ambientato nell’omonima città, una moderna metropoli molto diversa da qualsiasi altro luogo.



Qualcosa potrebbe cambiare, però, con l’arrivo al cinema di Zootropolis. L’ultimo lungometraggio dei Walt Disney Animation Studios nasce dall’incontro tra due menti brillanti che hanno firmato due grandi successi degli ultimi anni:

