Mentre è impegnata suls et di
Pitch Perfect 3, arriva la notizia via Variety che Anna Kendrick
potrebbe diventare una versione femminile di Babbo Natale per la
Disney.
Anna Kendrick diventa Babbo
Natale per la Disney
A scrivere il film c’è Marc
Lawrence che potrebbe occuparsi anche della regia. Secono
le prime notizie, il film si intitolerà Nicole, e racconterà delle
avventure della figlia di Babbo Natale, incaricata di doversi
occupare dell'”impresa di famiglia” quando il padre vuole ritirarsi
e il fratello è costretto all’immobilità in seguito a un incidente
durante la sua prima notte di Natale.
A produrre il film c’è
Susanne Todd e Louie Provost per
la Disney in qualità di produttore esecutivo.
Quest’anno abbiamo visto
Anna Kendrick in The Accountant
al fianco di Ben Affleck e tra le voci originali
di Trolls.
Ronald Howard –
noto al grande pubblico per aver interpretato il rosso e imbranato
“Ricky Cunningham” della fortunatissima serie tv americana “Happy
days” – torna al cinema da regista con il film The dilemma, la cui
uscita in Italia è prevista per marzo.
Howard si è già fatto apprezzare
come regista per film fantasy, sentimentali o trasposizioni di
famosi volumi: “Splash – Una sirena a Manhattan” (1984), “Cocoon –
L’energia dell’universo” (1985), “Cuori ribelli” (1992), “Apollo
13” (1995), “Il Grinch” (2000), “A beautiful mind” (2001),
“Cinderella man” (2005). Ma soprattutto “Il codice Da Vinci”
(2006), “Frost/Nixon, il duello” (2009) e “Angeli e de{jcomments
on}moni” (2009).
Ma torniamo a The dilemma.
Protagonisti sono due grandi amici e colleghi di lavoro, Vaughn e
James, il cui rapporto si incrina a causa del dilemma morale
che rode uno dei due: ha visto la moglie dell’amico (la
Ryder) al ristorante, in atteggiamenti intimi con un altro uomo, e
non sa se dire la verità o tacere. Deciso a saperne di più, Ronny
avvierà una personalissima indagine amatoriale che trasformerà la
sua vita in un comico caos e scoprirà che anche Nick gli ha tenuto
nascoste un po’ di cose. Sotto pressione per la chiusura del
progetto di una vita, riuscirà a fare la scelta giusta per salvare
la loro amicizia e anche gli affari?
Il cast vede la partecipazione di
Vince Vaughn, Winona Ryder, Kevin James, Jennifer Connelly,
Channing Tatum.
Commedia divertente lontana dai
canoni usuali del regista americano. Ma non è l’unico lavoro in
programma per Howard. Entro quest’anno uscirà anche “The
originals”, commedia su un gruppo di giovani che si riunisce per un
fine settimana a New York dopo aver saputo che l’insegnante che ha
formato la loro infanzia è caduto in un coma misterioso; “The dark
tower”, trasposizione per la Tv di un’opera di Stephen King; “The
Parsifal mosaic” thriller-poliziesco. Questi ultimi sono in
programma per il 2012.
Uscirà il prossimo 25 marzo “Silvio forever”, autobiografia non
autorizzata di Silvio Berlusconi dagli autori de “La Casta” Gian
Antonio Stella e Sergio Rizzo. La regia è di Roberto Faenza e
Filippo Macelloni.
Nanni Moretti chiede alla Rai di
spiegare perché ha acquistato il suo «Il Caimano» ma non lo ha
ancora trasmesso.
Il regista ha posto la domanda
nella puntata di ieri sera di «In onda», il talk di approfondimento
di La7, condotto da Luisella Costamagna e Luca Telese.
«Ho tanti difetti e non piace per
niente fare la vittima -ha detto Moretti nel corso della
registrazione della puntata- infatti sono tre anni che non dico
nulla. Il film è costato tantissimo, 8 milioni e mezzo di euro, il
25% in più del previsto. Io co-produco solo con la Rai, ma questa è
stata l’unica volta che ho preferito produrlo da solo. Dopo che il
film è uscito è stato acquistato dalla Rai per un milione mezzo di
euro per cinque passaggi in altrettanti anni».
«Sono già passati tre anni e un
mese e ancora non è stato mai trasmesso. I miei genitori mi hanno
insegnato ad assumermi la responsabilità di quello che dico e di
quello che faccio delle mie scelte o delle mie non scelte. Per ora
non è stato messo in onda. Qualcuno mi spieghi perchè», conclude
Moretti. Nella puntata di «In onda» è stata trasmessa la scena
finale di «Il caimano».
Uscirà il prossimo maggio “La
conquete” (La conquista), film in salsa thriller sull’ascesa
politica dell’attuale Presidente della Francia Nicolas Sarkozy.
Il regista è Xavier Durringer, che
ha già firmato “J’irai au paradis car l’enfer est ici” (1997) e
“Chok Dee” (2005). Ad interpretare Sarko, l’attore Denis Podalydès,
a lui molto somigliante. Nel film appaiono anche la prima moglie di
Sarkozy Cécilia Sarkozy (Florence Pernel), Dominique de Villepin
(Samuel Labarthe), Laurent Solly (Grégory Fitoussi), Franck
Louvrier (Mathias Mlekuz) e Rachida Dati (Saida Jawad). Non ci sarà
invece nessuna attrice a recitare il ruolo dell’attuale first lady
francese, Carla Bruni, che infatti non appare nella storia.
C’è invece l’ex Presidente Jacques
Chirac, col quale Sarkozy (Ministro degli interni quando il primo
era Presidente della Repubblica francese) non aveva un grande
rapporto. E’ interpretato da Bernard Le Coq.
La mattina del 1
ottobre all’alba (e più o meno fino alle ore 11) un gregge di
circa 700 pecore ha invaso una delle
piazze più famose d’Europa, Piazza del Duomo di
Milano.
’71
racconta della Belfast dei primi anni Settanta, una vera e propria
zona di guerra, in cui l’esercito inglese cercava di sedare con
l’utilizzo della forza le rivolte dall’IRA. Ma le divisioni non
erano solo tra cattolici e protestanti, tra IRA ed esercito
britannico: l’IRA era frazionata, così come lo erano i protestanti.
A questo si aggiungevano ovviamente le bande di strada, spesso
composte da militanti poco più che adolescenti.
È in questo contesto
che ’71vede lo
straordinario Jack O’Connell nei panni
del soldato Gary Hook, una recluta missing in
action durante un’operazione militare nella zona più
calda della città. Inizia così per lui la lotta per la
sopravvivenza nel corso di una notte che sembra non voler finire
mai.
Jack O’Connell
Diretto da Yann
Demange, regista francese trapiantato in Inghilterra, il
film presenta uno dei cliché più funzionali per ogni war-movie che
si rispetti: il soldato semplice gettato nella mischia senza
un’adeguata preparazione. L’Odissea notturna di
O’Connell, le sue fughe e i suoi scontri sono ben
girati e risultano avvincenti, ma il pubblico fatica a seguire una
trama in cui trovano collocazione decine di personaggi dediti a un
doppio gioco continuo e alla rivendicazione di un proprio,
grottesco, diritto di sovranità.
Ma ogni volta che il film si
concentra sul soldato Gary, O’Connell fa rimanere
incollati allo schermo. La capacità dell’attore di esprimere
tranquillamente tutta una serie di emozioni con il linguaggio del
corpo e con lo sguardo, è sconcertante – soprattutto perché, per
gran parte del film, zoppica ed è coperto di sangue.
Uno dei difetti del film di
Demange è rintracciabile nella poca chiarezza che
circonda la lettura del movimento armato irlandese, piuttosto
basica e fin troppo semplificata, anche se la ricostruzione d’epoca
è accurata e ruvidissima, anche grazie alla fotografia
di Tat Radcliffe.
Attraverso la furia dei movimenti di
macchina e l’attenzione ai dettagli e ai piccoli movimenti di
massa, il regista ricerca il grido disperato di una terra senza più
alcuna possibilità di redenzione.
’71 non prende una posizione netta
in materia bellica, ma Demange stende un
apologo contro ogni assurda guerra che travalica lo specifico della
questione irlandese.
Il regista condanna chiunque, da
qualsiasi parte di quelle barricate si trovino i coinvolti, e in
generale mostra l’assurdità della violenza, la totale mostruosità
della guerra, tracciando le linee di una storia senza dei e senza
eroi, in cui solo il sangue può lavare via l’odore del sangue.
Box office completamente stravolto
anche questa settimana negli Stati Uniti, grazie soprattutto alle
nuove entrate che subito scalano la classifica, rubando la vetta al
film di Ben Affleck – ‘The Town’ – sceso in terza
posizione. A soffiare il posto all’attore/regista 38enne ci
pensa Oliver Stone con il ritorno di ‘Wall
Street’ a ventitrè anni di distanza dal primo
episodio.
‘Wall Street 2: Il
denaro non dorme mai’ guadagna 19 milioni di dollari su un totale
di 5.100 sale a disposizione (in 3.565 località): una cifra che
conferma l’amore degli americani per il genere e per il primo film,
ma che si rivela abbastanza deludente in relazione alla campagna
promozionale portata avanti dalla Fox, che si aspettava – forse –
qualcosa in più. Seconda posizione per il nuovo cartone
animato in 3D della Warner Bros, ‘Il Regno di Ga’ Hoole –
La leggenda dei guardiani’, altro nuovo ingresso, che
guadagna nel week end 16,3 milioni di dollari. Prevedibilmente, il
nuovo cartone vince la battaglia contro ‘Alpha &
Omega’ della Lionsgate, ma anche per ‘Il Regno di
Ga’Hoole’ bisogna ammettere un debutto ‘tiepido’, nonostante gli
occhialetti che spesso alzano l’incasso (considerando soprattutto
il record della distribuzione in 3D in ben 2.479
località).
Terza posizione – come già
accennato – per ‘The Town’: nel week end la
pellicola di Ben Affleck incassa 15,6 milioni di
dollari, arrivando ad un totale di 48,7 milioni in dieci giorni.
Tutto sommato, Ben Affleck non si può lamentare! Resiste in quarta
posizione ‘Easy A’, la teen comedy che guadagna,
nel fine settimana, 10.6 milioni di dollari. La commedia piace al
pubblico, ma non così tanto quanto ci si aspettava. Nel complesso,
tuttavia, il film con Emma Stone guadagna 32,8 milioni di dollari:
un incasso buono, soprattutto considerando la concorrenza.
Quinta posizione per l’ultima new
entry della settimana: ‘You Again’, commedia con
Kristen Bell come protagonista (ma soprattutto con
Jamie Lee Curtis e Sigourney Weaver), guadagna 8,3 milioni di
dollari. Anche questa volta, bisogna parlare di una cifra al di
sotto delle aspettative, ma la quinta posizione non è di certo un
flop per la Buena Vista.
Sesta posizione per
‘Devil’ (6,6 milioni di dollari), seguito da
‘Resident Evil: Afterlife’ (4,9 milioni).
Precipita invece in ottava posizione il cartoon ‘Alpha & Omega’,
che guadagna 4,7 milioni di dollari per un totale non entusiasmante
di circa 15 milioni in dieci giorni. Chiudono la top ten gli
‘irriducibili’ ‘Takers’ (1,6 milioni e
‘,Inception’ (1,2 milioni),
giunto finalmente anche nelle nostre sale. Il prossimo weekend
debutterà sugli schermi statunitensi l’attesissimo ‘The
Social Network’: ‘Wall Street’ dovrà
cedere il trono o riuscirà a sorprenderci?
Per le sale cinematografiche
statunitensi, il weekend appena trascorso è stato pieno di novità e
attesissime anteprime. Per questo motivo, ci si aspettava una vera
e propria lotta al botteghino, anche se nessuno si immaginava che
ad avere la meglio, alla fine, sarebbe stato ‘The
Town’ di Ben Affleck.
E invece, con grande sorpresa di
tutti, il giovane attore e regista conquista il Box Office,
guadagnando circa 23,8 milioni di dollari nel weekend del proprio
debutto, con una distribuzione in circa 3.500 sale. Ben Affleck,
contro ogni aspettativa, ha dunque sbaragliato la concorrenza,
superando in un solo fine settimana l’incasso complessivo della sua
precedente esperienza di regista in ‘Gone Baby Gone’. Merito
sicuramente anche della Warner Bros, la cui campagna di promozione
della pellicola è stata piuttosto intensa, sia in televisione che
in occasione di vari eventi (tra cui il nostro Festival di Venezia). Un successo di
pubblico e di critica per Ben Affleck, che si conferma così non
solo attore, ma anche ottimo regista e sceneggiatore (come l’Oscar
per la sceneggiatura di ‘Will Hunting’ nel 1997, del resto, ci
aveva fatto giustamente presupporre). Secondo posto per
‘Easy A’, la commedia con Emma Stone che offre una
creativa rivisitazione moderna del romanzo ‘La Lettera Scarlatta’.
Anche per ‘Easy A’ questo era il weekend del debutto e la pellicola
è riuscita a guadagnare 18,2 milioni di dollari: anche se il
risultato finisce per passare inosservato di fronte al successo del
film di Ben Affleck, non si può negare che la commedia superi
certamente tutte le aspettative, diventando una delle ‘teen-comedy’
col guadagno più alto di sempre nel weekend del debutto.
Grande delusione, invece, per il
nuovo film scritto e prodotto da M. Night Shyamalan,
‘Devil’, che incassa solo 12,6 milioni di dollari.
È il guadagno più basso di sempre per un film di Shyamalan, oltre
ad essere un risultato non esaltante per un film horror, dal quale
ci si aspettava qualcosa di più. Nessun problema a rientrare nei
costi di produzione (che comprendono 27 milioni spesi per ottenere
i diritti dalla Media Rights Capital), soprattutto perché a livello
mondiale il film dovrebbe comunque registrare alti incassi, ma
negli USA il debutto è stato indubbiamente sottotono.
Scende al quarto posto perdendo la
vetta della classifica ‘Resident Evil –
Afterlife’, che guadagna comunque 10,1 milioni di dollari,
arrivando ad un totale di 44 milioni di dollari incassati in due
settimane negli Stati Uniti e a circa 100 milioni nel resto del
mondo. Sebbene rispetto allo scorso weekend il film con Milla
Jovovich mostri un calo del 62%, ‘Afterlife’ continua ad essere –
fuori dagli USA – il maggior successo della saga ispirata al
celebre videogioco.
Ultima new entry in classifica è
‘Alpha & Omega’, che mostra un debutto piuttosto
tiepido: quinta posizione e 9,2 milioni di dollari incassati per il
cartone in 3D prodotto dalla Crest Animation Productions e
distribuito dalla Lionsgate. Difficile che il cartone animato scali
la classifica, considerando le anteprime previste per la prossima
settimana (tra cui Il ‘Regno di Ga’Hoole – La Leggenda dei
Guardiani’).
Resiste in sesta posizione
‘Takers’, che questo weekend ha incassato 3
milioni di dollari, seguito da ‘The American’
(2,76 milioni di dollari), che, con un incasso totale di 32,8
milioni,risulta un po’ sotto le aspettative, soprattutto
considerando la presenza di George Clooney. Scende invece molto
lentamente ‘Inception’, che guadagna 2 due milioni
di dollari, mostrando la percentuale più bassa di declino tra tutti
i film già presenti la settimana scorsa in classifica (appena il
28%). ‘Inception’ rientra in questo modo negli
unici tre film dell’anno ad essere rimasti in classifica per 10
settimane (oltre al film di Nolan hanno raggiunto questo risultato
‘Avatar’ e ‘Dragon Trainer’). Chiudono la classifica ‘I
poliziotti di riserva’ (2 milioni di dollari) e
‘Machete’ (1,7 milioni di dollari).
Disney+ ha annunciato la docuserie
originale italiana in quattro parti ‘Ndrangheta, World
Wide Mafia. Prodotta da Disney, IBC Movie e Sunset
Press e basata su eventi reali, questo nuovo progetto originale
scritto e diretto da Jacques Charmelot e François Chayé racconta
per la prima volta la storia dell’organizzazione criminale italiana
sotto forma di docuserie. Insieme alla già annunciata serie locale
The Good Mothers, questa nuova produzione italiana offrirà
al pubblico un racconto completo, unico ed esclusivo sul fenomeno
italiano della ‘Ndrangheta.
‘Ndrangheta, World Wide Mafia
quando esce e dove vederla in streaming
‘Ndrangheta, World Wide Mafia uscirà
nel 2022 su Disney+
‘Ndrangheta, World Wide Mafia,
trama e cast
‘Ndrangheta, World Wide
Mafia è una docuserie crime originale composta
da quattro episodi che racconta la storia della guerra portata
avanti dal procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola
Gratteri contro una delle organizzazioni criminali
più potenti al mondo, la ‘Ndrangheta. La
segretissima organizzazione criminale italiana è una delle
principali realtà a livello mondiale nel business della droga e del
riciclaggio di denaro e si è infiltrata ovunque, dall’economia
legale ai circoli politici. La docuserie racconterà anche lo
storico maxi-processo aperto nel gennaio 2021 a Lamezia Terme, in
Calabria, guidato da Gratteri contro più di 350 imputati: un
processo le cui sorti avranno conseguenze anche sul traffico
internazionale della droga.
Con un accesso non comune al lavoro investigativo
condotto da Gratteri, dai suoi collaboratori e dalla sua
squadra di sicurezza, questa docuserie racconta la lotta a tutto
campo che si svolge in una delle regioni più povere d’Europa, la
Calabria, nel sud Italia. Gratteri in questi anni ha ricevuto
molteplici minacce di morte e da più di trent’anni vive sotto
scorta. Durante la serie gli spettatori scopriranno la sua storia
personale e la realtà quotidiana della sua lotta, seguiranno il suo
lavoro di “comandante in capo” di un’indagine che coinvolge servizi
segreti, polizia, unità militari e forze speciali.
Il pubblico avrà modo di conoscere personaggi unici: quelli
dalla parte della giustizia e quelli al servizio dei clan,
contrapposti in uno scontro mortale che condanna la Calabria a una
maledizione senza fine. ‘Ndrangheta, World Wide
Mafia racconterà come una delle regioni più
povere d’Europa abbia visto nascere e crescere un’organizzazione
tentacolare, che ha corrotto la società e le istituzioni e renderà
gli spettatori parte integrante dell’azione reale in un modo unico
e senza precedenti, con riprese suggestive che nessuna troupe
cinematografica ha mai realizzato prima d’ora.
‘Ndrangheta, World Wide
Mafia sarà prodotta da Disney insieme alla
società di produzione italiana IBC Movie e alla società di
produzione francese Sunset Presse. Gli Executive Producer per IBC
sono Francesca Andreoli e Maurizio Feverati. Gli Executive Producer
per Sunset Presse sono Carlos Carvalho Da Silva, Stéphanie de
Montvalon, David Tillier. La docuserie è diretta da Jacques
Charmelot e François Chayé ed è scritta da Jacques Charmelot e
François Chayé insieme a Giovanni Filippetto e Michela Gallio.
La nuova stagione
de LaGrande Arte al Cinema di
Nexo Digital torna nelle sale italiane con un
docufilm dedicato a uno dei pittori simbolo di Venezia e del
Rinascimento: Tiziano Vecellio (1488/1490
–1576). L’appuntamento è per il 3, 4, 5
ottobre con Tiziano.
L’impero del colore, diretto da Laura
Chiossone e Giulio Boato e
scritto da Lucia
Toso e Marco
Panichella con la supervisione di Donato
Dallavalle, una produzione Sky, Kublai Film,
Zetagroup, Gebrueder Beetz e Arte
ZDF.
Tiziano. L’impero del colore ripercorre quasi un
secolo di vita di quel ragazzo che, all’aprirsi del 1500, in una
città coperta d’oro che svetta ammiratissima sopra una foresta
sommersa, scende dalle montagne del Dogado per essere ricordato
come “il più eccellente di quanti hanno dipinto”. Straordinario
artista e geniale imprenditore di se stesso, tanto innovativo nella
composizione di un’opera quanto nel saperla vendere, Tiziano
diviene in pochi anni pittore ufficiale della Serenissima e sommo
artista ricercato dalle più ricche e famose corti d’Europa. Da
Ferrara a Urbino, da Mantova a Roma fino alla Spagna di Carlo V e
di suo figlio Filippo II, Tiziano attraversa il secolo
illuminandolo con i suoi dipinti e ispirando artisti di tutte le
epoche successive. Perfetto interprete della religione e della
mitologia e ritrattista di immediata potenza espressiva, domina il
suo tempo oscurando i contemporanei, sempre tenendo fede al suo
motto: “l’arte è più potente della natura”.
In Tiziano. L’impero del colore, esperti, critici,
studiosi e artisti internazionali raccontano la vita e lo stile
dell’artista, il suo temperamento, le sue ambizioni. E poi la
Venezia che, per tutta la sua esistenza, rimarrà la base operativa
da cui spostarsi per conquistare e creare un “impero del colore”,
una fucina creativa eccezionale capace di accogliere viaggiatori e
influenze provenienti da tutto il mondo. Ce lo raccontano nel
film Amina Gaia Abdelouahab, curatrice
indipendente e storica dell’arte, co-founder e vicepresidente di
Progetto A, Bernard Aikema, Professore di
Storia dell’arte moderna all’Università di
Verona, Brunello Cucinelli, stilista e
imprenditore, finanziatore del Foro delle
Arti, Francesca Del Torre, assistente
scientifica all’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini
e curatrice per la pittura italiana del Rinascimento al
Kunsthistorisches Museum di Vienna, Miguel Falomir
Faus, Direttore del Museo Nacional del Prado a Madrid,
studioso di pittura italiana del Rinascimento e del
Barocco, Sylvia Ferino-Pagden, curatrice di
mostre, in precedenza Curatrice della Pittura rinascimentale
italiana e Direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum
di Vienna, Jeff Koons, uno degli artisti più
influenti e seguiti al mondo, Patrizia
Piscitello, storica dell’arte, curatrice, responsabile
Ufficio mostre e prestiti e Curatrice collezioni del Cinquecento
del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Tiziana
Plebani, storica, cultrice di Storia moderna
all’Università Ca’ Foscari di Venezia, in precedenza responsabile
del Dipartimento Storia e Didattica della Biblioteca Nazionale
Marciana, Giorgio Tagliaferro, Professore
Associato in Arte Rinascimentale all’Università di Warwick con un
Ph.D. in Storia dell’arte all’Università Ca’ Foscari di
Venezia.
A comporre le vicende dell’artista
anche le indagini sui suoi affetti, come quello per l’amatissima
figlia Lavinia, e sui rapporti con le grandi
personalità del suo tempo: il Duca di Ferrara Alfonso
I; il poeta e intellettuale Pietro
Aretino, rockstar del Rinascimento; la Marchesa di
Mantova, collezionista e mecenate senza
eguali, Isabella d’Este;
l’imperatore Carlo V; il Papa
Paolo III; il re di Spagna Filippo
II; il celebre “rivale” Jacopo
Tintoretto.
Se per tre secoli la tomba di
Tiziano, ucciso dalla peste nel 1576, sarà decorata solo da una
lapide, la sua produzione influenzerà i grandi artisti delle epoche
successive e continua tuttora a dialogare con i contemporanei come
spiega nel docufilm lo stesso Jeff Koons,
raccontando la sua assoluta fascinazione per il gesto pittorico e
la bottega di Tiziano: elementi che lo accomunano, a distanza di
oltre quattrocento anni, al rivoluzionario pittore veneziano.
La Grande Arte al Cinema è un
progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per l’autunno 2022
la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da
Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte,
MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.
Un’anteprima tutta per i fan! Ecco
cosa stanno preparando i Vendicatori Marvel che il 17 aprile verranno
proiettati sul grande schermo dell’UCI Cinemas Parco Leonardo a
Roma.
Arrivano online quattro
poster e il trailer finale di [Rec] 4
Apocalypse, quarto e ultimo film della saga firmata
da Paco Plaza e Jaume Balaguerò
(quest’ultimo unico regista del quarto capitolo).
Per questo film torna Manuela Velasco nei panni di Angela Vidal,
sopravvissuta ai terribili eventi narrati nel film [Rec].
Ma quello che la giovane reporter televisiva e i soldati che
l’hanno salvata non sanno è che all’interno del suo corpo ha sede
una sorta di strana infezione. Sarà in seguito quindi trasportata
in un luogo remoto per stare in quarantena, in isolamento per
numerosi giorni. Quel luogo è una vecchia petroliera ancorata in
mezzo al mare, lontana dalla costa e circondata dalle acque.
Nonostante tutto nè Angela nè gli altri ospiti della gigantesca
imbarcazione saranno al sicuro dall’infezione che trasforma gli
umani in esseri selvaggi, violenti e sanguinari simili a
zombie.
Arriva Zuckerberg – Il re
del Metaverso, un documentario Sky
Original dedicato alla mente dietro
Facebook. Un’opera che andrà in onda in esclusiva
a partire da oggi 3 febbraio e che sarà visionabile sul canale
Sky Documentaries – oltre che su
NOW. Un approfondimento realizzato in occasione
dei vent’anni dalla nascita del celebre social network e che,
diretto da Nick Green, ne analizza l’ascesa e i
momenti bui.
Oggi Facebook
connette circa il 49% della popolazione mondiale, 3 milardi di
persone. E rappresenta un colosso del valore di 100 miliardi di
dollari. Un’impresa datata 4 febbraio 2004.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
la trama
Re, genio, principe, dittatore.
Questa è solo parte della ricca terminologia con cui nel corso
dell’ultimo ventennio si è cercato di definire Mark Zuckerberg. Un uomo che da un’idea ha
ricavato un impero e che oggi detiene un potere che solo pochi
uomini al mondo possono vantare. Zuckerberg – Il re del
Metaverso racconta l’uomo e le sue “divine” aspirazioni, i
sogni e le colpe.
Attraverso una narrazione che
mescola flashback e linearità, Nick Green si fa
strada nel passato dell’imprenditore, ripercorrendone i passi
compiuti. Dalla camera dell’università di Harvard, alla Silicon
Valley; dal look felpa, jeans e ciabatte, al completo; dai banchi
di scuola alle collaborazioni con Sheryl Sandberg,
Obama e Trump. Fino agli eventi
della Primavera Araba, le accuse di disinformazione, il caso
Myanmar, Capitol Hill e il rebranding Meta.
Un vero e proprio viaggio nella
mente e nelle ambizioni del creatore di Facebook
che passa dal repertorio, ma, in particolar modo, dalle voci di
uomini e donne che sono entrati in contatto con lui. Dal
giornalista David Kirk Patrick, all’ingegnere
informatico Karel Baloun; passando per il
redattore capo di WiredNick
Thompson e la coraggiosa Frances Haugen.
In un coro polifonico di testimonianze che si sforza di
intercettare quella che forse, ancora oggi, rimane un’identità
difficilmente incasellabile.
Zuckerberg – Il re del Metaverso:
una vecchia storia
La mente corre inevitabilmente
all’anno 2010. A quel The Social Network, vincitore di tre premi
Oscar, con cui David Fincher e Aaron
Sorkin raccontarono per la prima volta la parabola
ascendente di uno dei personaggi di maggiore impatto socio-politico
della contemporaneità. La mente corre lì, a Jesse
Eisenberg e Andrew Garfield, al montaggio
serrato di Baxter e Wall, a quel
ritmo narrativo incalzante che tentava in ogni modo di restituire
almeno parte della frenesia mentale di Mark
Zuckerberg – nonché della sua duplice natura di genio
informatico e mitomane.
Ed è lì che, ancora inevitabilmente,
torna anche Zuckerberg – Il re del Metaverso,
docu-film dalla struttura classicheggiante che, a distanza di 14
anni dal capolavoro di Fincher, ricostruisce la
prima fase della carriera dell’imprenditore, per spiegare – a
partire da essa – le successive derive di Facebook
nel corso dell’ultimo decennio.
Connessioni politico-sociali
Attraverso la già citata pluralità
di sguardi – e insieme contributi d’archivio – il regista
Nick Green sceglie di imbastire un’ampia rete di
voci e testimonianze; utilizzando l’incontro tra
Zuckerberg e i senatori del Congresso americano
(tenutosi a Capitol Hill nel 2018) come perno della narrazione e
punto di incontro tra passato e presente.
A dispetto di una dimensione
artistica che certo non brilla per originalità di composizione, e
che di fatto non riesce – e forse nemmeno vuole – celare la
destinazione televisiva del prodotto, il documentario ha un
indubbio valore storico-informativo (Il che, considerate le accuse
rivolte all’azienda Facebook negli ultimi anni, ha
di fatto un che di ironico). E al di là di una sensazione di
ridondanza narrativa relativa al “primo atto”, da ricercarsi per
l’appunto nella notorietà della crescita del protagonista dovuta al
successo del precedente cinematografico, Zuckerberg – Il re
del Metaverso gode di una seconda metà di pellicola di
notevole interesse.
A colpire, oltre agli
approfondimenti di natura politica e commerciale che coinvolgono
grandi nomi delle rispettive “scene”, è il progressivo emergere –
nelle parole degli intervistati – di una crescente sensazione di
dubbio e disagio nei confronti del genio di Harvard. Una sensazione
che, oltre a riflettere il cambiamento dell’opinione pubblica negli
anni, si serve delle immagini delle trasformazioni globali e locali
mostrate a schermo per arrivare, infine, a sollevare diversi
quesiti fondamentali. Quanto può essere sacrificato sull’altare del
profitto? E fino a che punto è lecito spingersi?
Domande che, tra disinformazione,
proliferazione di messaggi d’odio e ipnosi da video non smettono e
non devono smettere di risuonare anche oggi. Perché “prima
sparo e poi chiedo scusa”; ma qualcuno, prima o poi, dovrà
renderne conto.
La carriera di Zucchero
Sugar Fornaciari – pseudonimo di Adelmo
Fornaciari – ha fatto da spartiacque tra la musica
italiana: c’è solo un dopo Zucchero ed è
impossibile stabilirne un prima. Una carriera caratterizzata
dall’umiltà e dell’incertezza di non essere mai abbastanza e che
viene celebrata nel film documentario – diretto da Valentina Zanella e
Giangiacomo De Stefano – attraverso le sue parole
e quelle di colleghi e amici come Bono,
Sting, Brian May,
Paul Young, Andrea Bocelli,
Salmo, Francesco Guccini,
Francesco De Gregori, Roberto
Baggio, Jack Savoretti, Don
Was, Randy Jackson e Corrado
Rustici.
Un viaggio dell’anima che, grazie a
immagini provenienti dagli archivi privati di Zucchero e dal “World
Wild Tour”, il suo ultimo e trionfale tour mondiale, va oltre il
ritratto di un musicista di successo arrivando fin dentro i dubbi e
le fragilità dell’uomo. Zucchero Sugar
Fornaciari sarà al cinema il 23, 24 e 25 distribuito
da Adler Entertainment.
Zucchero Sugar Fornaciari,
la trama
La vita di Zucchero raccontata nel
documentario prende vita in modo non lineare, come se fosse un
concertino jazz, di quelli che ascolti per strada. Ti lasci
trasportare dal ritmo, anche se ogni strumento suona una melodia
diversa dall’altra. Il cantante di Roncocesi ha fatto della musica
la sua vita e la stessa musica lo ha salvato, come dice lui
“prendendomi per i capelli”. La lotta per uscire dalla
depressione, il divorzio e tour mondiali sold-out
in tutto il mondo tra capitali europee, Nord America, Stati Uniti e
anche l’Oceania.
È proprio un viaggio a 360° nella
sua musica, nei suoi ricordi, nelle sue influenze musicali visto
non solo con gli occhi di Zucchero stesso ma di tutte le persone
che ha toccato. Da Bono, con il quale ha scritto
diversi pezzi, ad Andrea Bocelli che afferma come
la sua carriera sia iniziata grazie a lui. Una vita dedicata alla
musica e con la musica, ed è quello che ha voluto dare del suo
World Wild Tour 2022-2023 riuscendo a girare per
il mondo espandendo così il suo successo.
Ph: Matteo Girola
La “voce della tribolazione” come la
chiama De Gregori, amico che ha collaborato a Diamante –
pezzo dedicato alla nonna che portava questo nome. Sì perché
Zucchero è cresciuto in mezzo alla fattoria dei nonni e soprattutto
con la nonna passava molto tempo. La vanga, le radici e un
cappello e ci troviamo nella Roncocesi degli anni
’50, una città che non è una metropoli e vive solo di quello che
ha. Ma Roncocesi per un bambino nato in quegli anni ha tutto ciò
che si desidera e se quel bambino è il futuro Zucchero Fornaciari
l’essenziale è un organo nella chiesa di fronte casa.
Tra l’Emilia e il West
Tra l’Emilia e il West cantava
Guccini che usa queste parole per descrivere i viaggi musicali,
spirituali e fisici di Zucchero all’interno del
film documentario. L’aria di Roncocesi così triste e malinconica lo
porteranno in seguito a ricercare questo stesso blues
altrove, in America dove si radicata la sua anima capace di mettere
insieme l’energia afroamericana e la liricità italiana. Un artista
a tutto tondo che cade, e fa fatica ad alzarsi perché come dice
Salmo: “Questo è il peso del successo”.
La depressione
durata dall’89 al ’95 e che coincide banalmente anche con il
periodo di massimo splendore dell’artista che in quegli anni
accompagnava Eric Clapton ai concerti. Zucchero
racconta dei suoi attacchi di panico e della sua vita nella sua
Lunisiana Soul, il luogo che lo ha salvato.
Un’oasi in mezzo al nulla, nella cornice naturalistica della
Toscana incontaminata. Lì si trova Zucchero Sugar Fornaciari e se
tendete l’orecchio al vostro passaggio potrete sentire una chitarra
strimpellata.
ZUCCHERO – Sugar
Fornaciaridi Valentina
Zanella e Giangiacomo De Stefano sarà
presentato in anteprima sabato 21 ottobre alla diciottesima
edizione della Festa del Cinema di Roma, prima di arrivare
nei cinema come evento speciale il 23, 24 e 25 ottobre distribuito
da Adler Entertainment.
Il film
documentario racconta Zucchero Sugar Fornaciari attraverso le sue
parole e quelle di colleghi e amici come Bono, Sting, Brian May,
Paul Young, Andrea Bocelli, Salmo, Francesco Guccini, Francesco De
Gregori, Roberto Baggio, Jack Savoretti, Don Was, Randy Jackson e
Corrado Rustici. Un viaggio dell’anima che, grazie a immagini
provenienti dagli archivi privati di Zucchero e dal “World Wild
Tour”, il suo ultimo e trionfale tour mondiale, va oltre il
ritratto di un musicista di successo arrivando fin dentro i dubbi e
le fragilità dell’uomo.
Dichiarano i
registi: “Zucchero è coerente nelle sue contraddizioni e per
questo interessante. È un personaggio vibrante che mette assieme la
cultura emiliana, a cui torna anche nelle canzoni che ha scritto in
questi anni, e il luogo dove ha iniziato la carriera: la Versilia.
L’Emilia è il ponte con gli Stati Uniti, con il blues e con quella
cultura contadina che l’emigrazione ha sparso nel nuovo continente
e che è tornata a noi e, ovviamente, a Zucchero attraverso la
musica. Zucchero ha quindi messo in connessione la cultura rurale
con quella nera e americana. Un’operazione rischiosa e dalla
bassissima possibilità di successo che invece ha funzionato in
tutto il mondo. Zucchero è figlio del ‘900, innovatore musicale del
suo secolo e sapiente mescitore del suono delle origini alle
tendenze musicali contemporanee”.
Mediawan Rights ha
svelato il primo teaser dell’atteso reboot della serie
Zorro, diretto da Javier Quintas (Money
Heist, Sky Rojo) e che sarà presentato in anteprima
nella serata di apertura di Mipcom, il 15 ottobre. Prodotto
dall’azienda leader spagnola Secuoya Studios, lo
serie segna il grande ritorno televisivo dell’IP quasi due decenni
dopo il suo ultimo adattamento live-action, The Legend of
Zorro, con Antonio
Banderas nei panni del celebre spadaccino. Prime Video ha già acquistato Zorro per
Stati Uniti, America Latina, Spagna, Andorra e Portogallo. Mediawan
Rights distribuirà invece il prodotto su altri territori.
Zorro
sottolinea l’ambizione di Mediawan Rights di ampliare il proprio
portafoglio di IP di prestigio che vantano un appeal globale
attraverso la sua partnership con Entourage
Ventures che ha dato alla loro attività di distribuzione
una maggiore capacità di investimento. La serie sarà ambientata nel
1834 e vedrà protagonista Miguel Bernardeau,
(Elite) nel ruolo omonimo,
interpretando una nuova versione di Diego de la Vega. Bernardeau
recita al fianco di Renata Notni nel ruolo di
Lolita Márquez.
La serie è prodotta da John
Gertz, fondatore di Zorro Productions Inc. e produttore
dei film La maschera di Zorro e The Legend of
Zorro, insieme a David Martínez,
David Cotarelo, Sergio Pizzolante
e Angela Agudo per Secuoya Studios. Andy
Kaplan per KC Global Media e Jesús Torres
e Glenda Pacanins presso NoStatusQuo Studios. La
serie sarà composta da 10 episodi ed è stata descritta come un
“adattamento audace che fornirà a un vasto pubblico un buon mix
di azione, avventura e momenti edificanti“. Qui di seguito, il
teaser trailer rilasciato:
Secondo Deadline, lo
sceneggiatore di Game of
ThronesBryan
Cogman è stato scelto per lavorare come showrunner per
l’annunciata serie remake diZorro di Disney+, con Wilmer Valderrama
ingaggiato per il ruolo principale. Questo segna l’ultima
collaborazione di Cogman con la Disney, poiché
attualmente sta anche sviluppando un remake del classico film
d’animazione fantasy del 1963 La spada
nella roccia.
La
serie Zorrosarà
prodotta da Wilmer Valderrama mentre interpreta il ruolo di
Diego De La Vega. Sarà il nuovo attore ad
assumere il ruolo dell’iconico vigilante mascherato, che è stato
notoriamente interpretato da Douglas Fairbanks, Guy
Williams e Antonio Banderas.
Disney Branded
Television sviluppa la serie dal 2021. I produttori
esecutivi sono Gary Marsh e John Gertz. Oltre ad essere lo
showrunner, Cogman è stato anche scelto per scrivere e produrre
esecutivamente il progetto, che viene descritto come un’audace
rivisitazione della serie classica della Disney.“La serie dovrebbe presentare un’avventura epica radicata
nella storia ricca e diversificata della California, piena di
umorismo, intrighi sinistri, coinvolgimenti romantici ed emozioni
spericolate“, si legge nella sinossi. “Segue il
privilegiato caballero Diego De La Vega che torna nella sua città
natale di El Pueblo de Los Angeles dopo una tragedia
familiare. Lì scopre una cultura della corruzione e
dell’ingiustizia che lo porterà ad assumere il ruolo del vigilante
mascherato Zorro, il primo vero supereroe
d’America.”
Bryan Cogman ha
trascorso più di 10 anni e otto stagioni nella serie fantasy di
successo della HBO Game of Thrones, terminando il
suo impegno come co-produttore esecutivo e scrivendo 11 episodi.
Per il suo lavoro in Game of Thrones, Cogman ha
ricevuto quattro Emmy Awards, un Hugo
Award, un Producer’s Guild of America
Award e 7 nomination al Writer’s Guild Award. È stato
produttore consulente della prima stagione de
Il Signore degli Anelli: Gli anelli del potere di
Amazon Prime e ha scritto la sceneggiatura
dell’imminente remake della Disney de La spada nella roccia.
Risale allo scorso febbraio la
notizia che Jonas Cuaron, co-autore
della sceneggiatura di Gravity,
diretto dal padre Alfonso, si occuperà di scrivere
e dirigere il nuovo film dedicato a Zorro, il
personaggio creato da Johnston McCulley nel
1919 e oggetto di numerosi adattamenti cinematografici e
televisivi.
La notizia di oggi è che sarà
l’attore messicano Gael Garcia Bernal, star della
serie tv Mozart in the Jungle, ad
interpretare il giustiziere mascherato. L’attore era già stato
associato al progetto diversi anni fa, quando la pellicola era
ancora nota col titolo di Zorro
Reborn.
Il film, che dovrebbe intitolarsi
semplicemente Z, sarà prodotto da Lantica
Media e Sobini Films, che hanno voluto Jonas
Cuaron a bordo del progetto dopo aver
visto Desierto, il thriller con
Gael Garcia Bernal
e Jeffrey Dean Morgan presentato con successo
allo scorsoToronto International Film
Festival Awards. Le riprese del film inizieranno il prossimo
autunno e si svolgeranno a Londra e nella Repubblica
Dominicana.
Non sono ancora emersi dettagli
sulla trama, ma il taglio sarebbe quello di una lettura
post-apocalittica del mito di Zorro, ambientata nel prossimo futuro
ma che manterrebbe l’idea cardine di un eroe mascherato che
combatte i tiranni e i prepotenti.
Da anni la 20th Century Fox sta
lavorando ad un film che vede catapultato in un futuro tecnologico
(con molti meno cavalli e molti più robot) il famoso paladino
mascherato. Quello che tuttavia sembrava ormai da tempo un
progetto abbandonato (Zorro Reborn),
torna ora a far parlare di sé.
Lantica Media
(Holy Motors) e Sobini Films
(Miles Ahead) hanno affermato di stare
collaborando ad un film le cui riprese inizieranno nel marzo 2016.
Descritto come “una rivisitazione post-apocalittica del mito di
Zorro, ambientato in un prossimo futuro ma che mantiene l’idea di
uno sconosciuto mascherato che lotta contro i tiranni”, il progetto
riporterà sul grande schermo l’eroe creato da Johnston
McCulley nel 1919 e che divenne protagonista di
innumerevoli romanzi, film e adattamenti televisivi.
Il CEO della Sobini, Mark
Amin, fa sapere: “È stato un viaggio di quindici anni,
pieno di alti e bassi, ma è rimasto il mio progetto preferito nel
corso del tempo.”
“Ogni generazione ha il suo Zorro e siamo orgogliosi di poter
introdurre un nuovo Zorro per questa generazione”, aggiunge
Antonio Gennari, CEO di Lantica Media .
In passato si era parlato di
Gael Garcia Bernal nel ruolo del protagonista, e
di una sceneggiatura firmata da Glenn Gers, Lee
Shipman e Brian McGreevy: a tutt’oggi,
tuttavia, nessuno di loro sembra confermato. Attualmente la
produzione è in cerca di un regista.
Nonostante le notevoli reticenze
mostrate dalla 20th Century Fox nel produrre il
film, Ricardo de Montreuil ce la sta
mettendo tutta per far “rinascere” l’eroe mascherato.
Ecco spuntare allora il concept
trailer del film che il regista ha realizzato, in occasione di uno
screening test, proprio per riuscire a convincere la casa di
produzione statunitense a finanziare la pellicola.
Nel trailer troviamo l’attore
Jason Day nei panni di Zorro (ma se la Fox
accetterà di produrre il film sembra che sia stato già contattato
Gael Garcia Bernal) e Jon Voight
come voce fuori campo.
Dalle prime immagini si capisce di
trovarsi di fronte a scenari totalmente diversi dall’ultimo film
della saga interpretato, in quel caso, da Antonio
Banderas. Qui infatti si fa riferimento ad un futuro
prossimo dalle atmosfere cupe e desolanti a metà strada tra lo
sci-fi e il western.
La trama prende l’avvio da un
meteorite che si schianta contro la Terra distruggendo gran parte
della California e del Messico. Quando quello stesso meteorite si
scopre essere una fonte suprema di energia, una potente società ne
assume immediatamente il controllo. Così le persone, attirate dalle
nuove possibilità lavorative, cominciano a trasferirsi nella Nuova
San Diego salvo poi rendersi conto dello stato di schiavitù e di
oppressione che caratterizza la città. È allora che Alejandro Fox,
un discendente di Don Diego de la Vega, l’originale Zorro, emerge
come l’eroe che risponderà al grido di giustizia del popolo
Paramount+ ha annunciato che tutti gli
episodi dell’attesissima serie originale
ZORRO, interpretata dal premio Oscar
Jean Dujardin, saranno disponibili in
esclusiva su Paramount+ in Italia dal 6 dicembre. Nel cast
internazionale anche l’attore italiano Salvatore Ficarra,
oltre a Audrey Dana, André Dussollier, Eric Elmosnino e Grégory
Gadebois.
La trama di ZORRO
Nel 1821, Don
Diego de la Vega diventa sindaco di Los Angeles per migliorare la
sua amata città. Tuttavia, la città si trova in difficoltà
finanziarie a causa dell’avidità di un uomo d’affari locale, Don
Emmanuel, e i poteri di Diego come sindaco non sono sufficienti per
combattere l’ingiustizia. Diego non usa la sua identità di Zorro da
20 anni, ma sembra che non abbia altra scelta che riportare Zorro
in vita per il bene comune. Ma Diego lotta per bilanciare la sua
doppia identità di Zorro e di sindaco, mettendo a dura prova il suo
matrimonio con Gabriella, che è all’oscuro del suo segreto.
Riuscirà Diego a salvare il suo matrimonio e la sua sanità mentale
in mezzo al caos?
Chi ha creato ZORRO?
Creata da
Benjamin Charbit (Sous Contrôle, Gagarine, Notre Dame, Les
Sauvages, En Liberté) e Noé Debré (Parlement, Stillwater, Dheepan),
la serie Paramount+ Original è prodotta da Le Collectif 64 (Marc
Dujardin) e Bien Sûr Productions (Julien Seul) con France
Télévisions, e coprodotta da Panache Productions e Le compagnie
cinématographique.
Scritta da
Benjamin Charbit, Noé Debré e Emmanuel Poulain-Arnaud (Le Test), la
serie è diretta da Jean-Baptiste Saurel (Parallèles) e Emilie
Noblet (Bis Repetita, Parlement, Les 7 vies de Léa).
Marco Oletto dirige la sua
opera prima, Zoran il mio nipote scemo,
sceneggiandola insieme a Daniela Gambaro, Pier Paolo
Piciarelli, e Marco Pettenello. La storia seppur
abbastanza rivisitata nel cinema, l’uomo burbero e egoista che
riscopre i valori della vita, usa il registro della commedia per
mostrare la vita di un uomo ben radicato in un territorio, come
l’est Italia, per raccontare i lati scuri e anche un po’ grotteschi
che può avere il genere quando è ben strutturato.
In Zoran il mio nipote
scemo Paolo è uomo cinico, egoista e bugiardo che
trascorre le sue giornate in osteria. La sua vita subisce un brusco
cambiamento quando la morte di una vecchia parente lo costringe ad
accudire un quindicenne sloveno, forbito e perfezionista, col
talento per le freccette e che potrebbe portargli la svolta che
egli cerca dalla vita.
Zoran il mio nipote scemo,
il film
Sin dalle prime inquadrature
veniamo trasportati in questo paesino vicino Gorizia, in cui si
respira l’atmosfera del piccolo centro, con i suoi ritmi lenti, i
suoi volti conosciuti e le abitudini ormai consolidate che sembra
che nulla possa ostacolare. Il film seppur ha una struttura
estremamente lineare senza troppi artifici riesce a trovare
la giusta profondità per suscitare il coinvolgimento nelle
dinamiche della storia, che si innesca non appena Paolo ha la
possibilità di recuperare la sua vita attraverso i silenzi del
giovane Zoran. Infatti per essere un esordio, il regista impone sin
da subito l’abilità con cui riesce a dirigere il personaggio di
Giuseppe Battiston, un protagonista
intriso di stereotipi viziati dall’alcool e che impongono una
visione del mondo incattivita e cinica. Facendo emergere così un
personaggio che per una buona prima parte del film tende a
distruggere i piaceri o le felicità delle persone che lo circondano
e sposarsi all’immagine della sua terra, un paese di frontiera.
Questa viene abbattuta non appena Zoran entra nella sua sfera,
portando quel giusto bilanciamento alla storia attraverso
l’efficace interpretazione di Rok Prašnikar, che ripaga con
un ingenuo affetto lì dove viene usato il secondo fine.
I due attori scenicamente, già
intrisi di una buona componente fumettistica, riescono a trovare la
giusta alchimia per dare vita ai toni allegri che la sceneggiatura
non tralascia nonostante la grande componente sonora dei Sacri
Cuori, la falsa retorica viene lasciata da parte per un finale
che arriva in maniera veloce rispetto alle altre vicende, in cui il
buonismo fa da cornice portando con sé una sorta di finale dal
sorriso amaro, in cui il personaggio rimane comunque stereotipato e
si ha un apparente rovescio di ruoli che ci porta dalla visione
cinica a quella ingenua, che segna dritto al centro nella storia e
propone una commedia diversa, geografica e intima nel panorama
cinematografico italiano.
Questa mattina è stato presentato alla
Casa del Cinema a Roma. Zoran il mio nipote scemo. In
sala era presente il regista Matteo Oleotto, il protagonista
Giuseppe Battiston, gli sceneggiatori Daniela
Gambaro, Pier Paolo Piciarelli, Marco Pettenello, il montatore
Giuseppe Trepiccione e il distributore la Tuker
Film.
A casa per l’esordio, il
territorio, la gente, il confine, l’Italia, la Slovenia e quindi
una cultura che si mischia oltre quella del vino, perché questa
necessità?
Matteo Oleotto:Ritornare
a casa era un po’ un’esigenza per raccontare una storia che
partisse da un humus fertile. Ho vissuto lì vent’anni a Gorizia e
quindi ho conosciuto un bel po’ di situazioni e avevo voglia e il
piacere di raccontarle. Il lavoro che è stato fatto con gli
sceneggiatori è stato proprio questo, io che continuavo a portare
loro delle esperienze che loro con gran maestria e grande estro
hanno cercato di mettere insieme nella formula. Una cosa su cui
abbiamo lavorato molto anche in fase di montaggio, è stato
costruire un atmosfera prima di tutto, la storia ci interessava
però quello che secondo me ha il film come valore aggiunto è
l’atmosfera che siamo riusciti a creare, che ci viene fornito dal
territorio, dalla provincia. Io sono amante della piccola provincia
e credo proprio che nella provincia si nasconde ancora il nostro
paese. I grandi centri snaturano, è sempre tutto più confuso e
veloce. In provincia, soprattutto nella nostra provincia, che viene
definita la “provincia del nord-est” quando in realtà siamo “molto
più ad est” è stata un esigenza che nasce nel raccontare una storia
che abbia come fulcro, un luogo geografico, in cui abbiamo inserito
dentro tante cose, ottenendo questo risultato.
Battiston quale è stato il
piacere più grande di aver fatto questo film?
Giuseppe Battiston:il piacere è stato dividere con Matteo
le sue gioie e le sue sofferenze durante i quattro anni, lui ci ha
messo qualche anno in più, ma sono stati quattro anni che abbiamo
passato insieme, anche con gli sceneggiatori e con le persone che
poi hanno contribuito a realizzare il film. Un percorso di gioie e
di dolori e anche di tante revisioni della sceneggiatura che
personalmente ritengo sia il punto di forza del film, penso che sia
una sceneggiatura piuttosto matura, come qualità di scrittura come
descrizione dei personaggi, dei luoghi. Lo spirito che ha mosso
Matteo è quello che spinto anche me, cioè l’idea di fare un film su
un luogo, su un estero che è molto poco conosciuto perché ogni
volta che mi sposto e che mi chiedono delle mie origini “vengo da
Udine” “ah! Sei Veneto” “No, vengo dal Friuli!!!” per voi resterà
sempre Veneto ma in realtà è sempre un po’ più in là. Inoltre
adesso non vai neanche più a sbattere contro il confine, la cortina
di ferro che c’era e che ci separava dalla Slovenia. In giorno
hanno tirato giù quei muri e a venti metri di distanza abbiamo
cominciato a vedere della gente che non era poi tanto diversa da
noi. Abbiamo scoperto tante cose in comune cose che hanno portato a
co-produrre un film, per esempio, questa è una coproduzione
Italo-Slovena e la troupe era eterogenea, il macchinista sloveno,
il direttore della fotografia spagnolo, l’assistente operatore
argentino, il regista goriziano! Insomma multietnica…il montatore è
di Napoli!!! c’è anche la quota sud! Non tutti quelli che vengono
dal nord sono leghisti! È nato un progetto che ha coinvolto tante
persone e l’altro punto di forza è la forza del gruppo che ha
creato questo film, tutte le persone che hanno contribuito a
renderlo così bello, come piace a noi, questo film ci rappresenta,
rappresenta quello che volevamo raccontare. Il percorso di lavoro
era di cercare di costruire un ritratto di un luogo non in forma
patinata ma con le sue bellezze, se ve ne sono, e le sue
“storture”, che ci sono. Soprattutto cercando di costruire dei
personaggi assolutamente credibili. Io ho sempre pensato che la
riuscita di un film o almeno i film che piacciono a me, in cui i
personaggi mi danno qualche cosa per cui spero di ritrovarli una
volta uscito dal cinema. Quando un film comincia a vivere di vita
propria al di fuori della sala, secondo me ha qualche cosa di
particolare, penso a tanti film, magari alcuni di questi hanno
condizionato anche gli sceneggiatori, penso al Grande
Lebowski. Quindi personaggi veri e credibili di una
storia assolutamente verosimile, di un luogo che era confine e non
lo è più.
La colonna sonora come è
nata?
M.O.:I Sacri Cuori li ho conosciuti un paio di anni
fa, mentre facevo un programma in televisione che si chiama
Rocky e Rebibbia su MTV. Era un programma che aveva
portato due maestri di musica all’interno del carcere e ogni
settimana veniva invitato un ospite, alla fine c’è stato anche un
grande concerto. Abbiamo vissuto quattro mesi in carcere, un
esperienza molto bella e molto forte, Antonio Carmentieri.
Dei Sacri Cuori era stato uno dei due insegnanti e quindi diciamo
che la mia emozione forte è stata quando parlando con Antonio, già
in fase di preparazione, perché questo film ha avuto una
preparazione molto lunga. Io gli ho parlato di quello che mi
sarebbe piaciuto sentire come colonna sonora e davanti a me c’era
una chitarra, ed è riuscito in maniera assolutamente magica a
tradurre in musica i miei aggettivi, quello che io usavo per fargli
capire che tipo di impianto sonoro volessi. Quindi diciamo che
l’amore è stato folle dall’inizio. Io amo molto i film in cui la
musica non è un tappetone ma dove la musica suona.
Sembra esserci una caratteristica
che accomuna tutti i personaggi
G.B.:è gente che viaggia
con la fantasia e con il pensiero, ma siccome ha una fantasia molto
ridotta il nostro Paolo, quando parte resta lì direttamente,
manifesta un minimo desiderio di andarsene via da questo posto di
“morti” senza dimenticare che lui è il primo ad essere morto. È
qualche cosa che appartiene molto a personaggi di questo tipo in
una zona d’Italia che ha fatto della migrazione forse il dato più
significativo, i friuliani sono conosciuti più come migranti che
come abitanti del friuli. Diciamo che è la pragmatizzazione di un
desiderio di migliorarsi, in qualche modo, però vedendo il film
Paolo non riuscirà mai a migliorarsi, in questo sta la sua
bellezza. La forza e la bellezza di queste figure sta ne l fatto di
essere puri nella loro miseria, di rimanere tali anche
conservandone in qualche modo la dignità
Come è stato montare questo
film?
Giuseppe Trepiccione:è
stata un’esperienza molto bella, abbiamo pensato per tutto il tempo
della lavorazione che era necessario provare a fare un film, non
preoccuparsi dell’idea che si trattasse di una commedia, di
liberarci di certi pregiudizi per i quali la commedia può essere
considerata un genere minore, senza sentire questa paura di essere
divertenti e semplici ma allo stesso tempo profondi. Oggi quando
guardo il film penso che sia un risultato che abbiamo raggiunto e
ne sono molto orgoglioso.
Ecco una toccante scena eliminata
dal montaggio finale di Zootropolis, il
film rivelazione della Disney, campione di incassi in tutto il
mondo. La clip vede protagonisti la volpe Nick e la coniglietta
Judy.
Il film vede nel cast vocale
originale Jason
Bateman, Ginnifer
Goodwin e Shakira, oltre
a Idris Elba, Octavia
Spencer, J.K.
Simmons, Tommy
Chong, Nate Torrence,Jenny
Slate, Alan
Tudyk, Raymond Persi e Bonny
Hunt e Don Lake. Trai talent
italiani che hanno partecipato al doppiaggio ci sono
Massimo Lopez, Frank Matano, Teresa Mannino, Paolo
Ruffini e Diego Abatantuono.
Zootropolis è
ambientato nell’omonima città, una moderna metropoli molto diversa
da qualsiasi altro luogo.
Composta da quartieri differenti tra
di loro come l’elegante Sahara Square e la gelida Tundratown,
Zootropolis accoglie animali di ogni tipo. Dal gigantesco elefante
al minuscolo toporagno, in questa città tutti vivono insieme
serenamente, a prescindere dalla razza a cui appartengono. Ma al
suo arrivo in città, la simpatica e gentile agente Judy Hopps,
scopre che la vita di una coniglietta all’interno di un corpo di
polizia dominato da animali grandi e grossi, non è affatto facile.
Decisa comunque a dimostrare il suo valore, Judy si lancia nella
risoluzione di un caso misterioso per cui dovrà lavorare al fianco
di una volpe loquace e truffaldina di nome Nick Wilde.
Ecco una nuova clip dal film
d’animazione Disney Zootropolis in cui
vediamo Judy e Nick alle prese con la loro misteriosa indagine. Il
film arriverà in sala il prossimo 18 febbraio.
Zootropolis è ambientato nell’omonima
città, una moderna metropoli molto diversa da qualsiasi altro
luogo.
Composta da quartieri differenti tra
di loro come l’elegante Sahara Square e la gelida Tundratown,
Zootropolis accoglie animali di ogni tipo. Dal gigantesco elefante
al minuscolo toporagno, in questa città tutti vivono insieme
serenamente, a prescindere dalla razza a cui appartengono. Ma al
suo arrivo in città, la simpatica e gentile agente Judy Hopps,
scopre che la vita di una coniglietta all’interno di un corpo di
polizia dominato da animali grandi e grossi, non è affatto facile.
Decisa comunque a dimostrare il suo valore, Judy si lancia nella
risoluzione di un caso misterioso per cui dovrà lavorare al fianco
di una volpe loquace e truffaldina di nome Nick Wilde.
55° classico Disney,
Zootropolis (qui la recensione) è da subito
diventato uno dei film d’animazione più apprezzati, acclamati e
popolari degli ultimi anni. Co-diretto nel 2016 da Byron
Howard, Rich Moore e Jared Bush, il
titolo è oggi uno dei più apprezzati recentemente prodotti dallo
studios, affermatosi tanto presso un pubblico di piccoli quanto di
spettatori più adulti. Ambientato in un mondo di animali
antropomorfi, questo trova proprio nei suoi personaggi il suo primo
di tanti elementi di attrattiva. Carismatici e divertenti, questi
sono da subito divenuti iconici per le loro particolarità e
stranezze.
I registi hanno affermato di aver
immaginato il film come un omaggio in CGI al classico animato del
1973 Robin Hood. Dopo aver proposto tale progetto al
celebre John Lasseter della Pixar, Howard iniziò
così ad immaginare un film con animali che si discostasse però da
quanto fino a quel momento realizzato a riguardo. Nella sua idea,
infatti, i protagonisti vivono in un mondo moderno ideato a misura
d’animale. Da qui ha preso sviluppo il film, arrivato poi alla sua
forma finale dopo diversi anni di scrittura e realizzazione grafica
dei protagonisti. In particolare, in Zootropolis si
ritrovano alcune delle ultime novità tecniche nel campo
dell’animazione, che hanno permesso di realizzare una realistica
pelliccia degli animali.
Arrivato infine in sala, il film si
è rivelato come uno dei maggiori incassi della stagione,
classificandosi al nono posto tra i film d’animazione di maggiore
incasso della storia del cinema. A fronte di un budget di circa 150
milioni di dollari, Zootropolis è infatti stato in grado
di incassare oltre un miliardo a livello globale. Ottenuto anche un
ottimo apprezzamento da parte della critica, il film è diventato un
vero e proprio caso, ottenendo numerosi riconoscimenti nel corso
della stagione dei premi. Tra questi si annovera anche il premio
Oscar al miglior film d’animazione, vinto sbaragliando la
concorrenza.
Zootropolis: la trama del
film
Ambientata nella moderna cittadina
di Zootropolis, dove animali di ogni specie convivono in modo
pacifico, la storia ha per protagonista la piccola ma
intraprendente coniglietta Judy Hopps. Dopo essere
stata a lungo una poliziotta in zone di campagna, questa vede
infine realizzarsi il suo sogno trasferendosi a lavorare proprio
nella grande città. Qui però si trova a doversi scontrare con i
pregiudizi del suo superiore, il bufalo Bogo.
Questi, infatti, dubita che con la sua piccola stazza la
coniglietta possa mai essere una buona poliziotta, e decide
pertanto di relegarla al ruolo di vigile stradale. Judy però non si
abbatte, e determinata a dimostrare il proprio valore decide di
svolgere al meglio anche quel primo ruolo.
La grande occasione arriva per lei
nel momento in cui si imbatte nella lontra Virna
Otterton, la quale denuncia la misteriosa scomparsa di suo
marito Emmit. Non si tratta del primo caso simile.
Come Bogo spiegherà a Judy, negli ultimi tempi a Zootropolis sono
infatti scomparsi senza lasciare traccia ben quattordici predatori.
La coniglietta si offre allora di indagare a riguardo, ma il suo
superiore le concede soltanto due giorni, dopo i quali in caso di
fallimento dovrà rassegnare le dimissioni. Judy è però convinta di
poter venire a capo del mistero, ma per riuscire nell’impresa avrà
bisogno di un aiuto esterno. Per sua fortuna, si imbatte nella
carismatica e truffaldina volpe di nome Nick
Wilde, che si offrirà di darle una mano con le
indagini.
Zootropolis: i doppiatori
dei personaggi
Come sempre la Disney si è rivolta a
noti interpreti di Hollywood per dar voce ai personaggi del film. È
così che a dare voce alla coniglietta Judy vi è l’attrice Ginnifer
Goodwin, celebre per aver interpretato Biancaneve
nella serie C’era una volta. L’attrice è stata scelta per
la sua capacità di dar vita a personaggi estremamente dolci e con
un grande senso dello humor. Jason
Bateman, attualmente noto per la serie Ozark,
è invece la voce della volpe Nick Wilde. Questi a sua volta è stato
scelto per conferire al personaggio un carattere divertente ma
anche sfumature più emotive. Accanto a loro si ritrovano poi noti
attori come Idris
Elba nei panni del bufalo Bogo, J. K.
Simmons in quelli del sindaco Lionheart, e Octavia
Spencer per la lontra Virna Otterton.
Per il doppiaggio italiano del film,
allo stesso modo, i ruoli sono stati affidati a note personalità
dello spettacolo. Ilaria Latini, nota per essere
la doppiatrice di Katie
Holmes, dà qui voce a Judy, mentre Alessandro
Quarta, voce italiana di Jeremy
Renner, è la voce Nick. Il comico Paolo
Ruffini dà voce allo yak Yax, mentre Massimo
Lopez è il sindaco Lionheart, il quale ha naturalmente le
sembianze di un leone. Sono poi presenti Frank
Matano nei panni della donnola Duke, e la celebre
Ilaria Stagni, voce di Bart Simpson, che
interpreta qui Gazelle la gazzella. Leo Gullotta,
noto per il doppiaggio del mammut Manny in L’era glaciale,
dà voce al malavitoso toporagno Mr. Big. Infine, Diego
Abatantuono recita nei panni di Finnick, volpe del
deserto, mentre la comica Teresa Mannino è Fru
Fru, figlia di Mr. Big.
Zootropolis: il sequel, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato lo straordinario successo del
film e dei suoi personaggi, era lecito aspettarsi che la Disney
ponesse in lavorazione dei sequel per il grande schermo. Già nel
2016, infatti, i registi avevano confessato che molto materiale
ideato per Zootropolis era stato scartato dalla versione
finale, con la possibilità però di riutilizzarlo per futuri film.
Nel 2019 viene poi rilasciata la notizia secondo cui lo studios
starebbe attualmente lavorando a ben due sequel, con
l’intenzione dunque di dar vita ad una trilogia. Prima di poter
vedere il primo di questi seguiti al cinema bisognerà però
attendere un tempo ancora indefinito. La Disney sembra infatti
puntare molto sul film, con il desiderio di avvalersi per questo di
tutti i più recenti progressi nel campo dell’animazione. Non c’è
però dubbio che sarà possibile rivedere Judy e Nick presto in nuove
avventure.
Nell’attesa di questo momento, gli
appassionati del film possono fruirne grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Zootropolis è infatti disponibile
nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Tim Vision, Amazon Prime Video e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
sabato 8 gennaio alle ore 21:20
sul canale Italia 1.
Arriverà nelle sale italiane il 25
febbraio 2016 la nuova divertente avventura d’animazione Disney
Zootropolis. Di seguito teaser trailer in italiano:
Diretto da Byron Howard
(Rapunzel – L’Intreccio della Torre, Bolt) e Rich
Moore (Ralph Spaccatutto, I Simpson – Il Film) e
prodotto da Clark Spencer (I Robinson – Una Famiglia
Spaziale, Ralph Spaccatutto), Zootropolis è
ambientato nell’omonima città, una moderna metropoli molto diversa
da qualsiasi altro luogo.
Composta da quartieri differenti
tra di loro come l’elegante Sahara Square e la gelida Tundratown,
Zootropolis accoglie animali di ogni tipo. Dal gigantesco elefante
al minuscolo toporagno, in questa città tutti vivono insieme
serenamente, a prescindere dalla razza a cui appartengono. Ma al
suo arrivo in città, la simpatica e gentile agente Judy Hopps,
scopre che la vita di una coniglietta all’interno di un corpo di
polizia dominato da animali grandi e grossi, non è affatto facile.
Decisa comunque a dimostrare il suo valore, Judy si lancia nella
risoluzione di un caso misterioso per cui dovrà lavorare al fianco
di una volpe loquace e truffaldina di nome Nick Wilde.
Il nuovo film d’animazione Disney
Zootropolis arriverà nelle sale italiane il 25 febbraio e
trasporterà il pubblico in una nuova avventura ricca di divertenti
situazioni in cui ciascuno ritroverà la propria vita di tutti i
giorni.