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Prey: 9 modi in cui riprende i film Predator della vecchia scuola

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Il franchise di Predator è finalmente ritornato al successo con Prey. Dopo due sequel deludenti e la deludente performance di Alien VS Predator – Requiem, erano quasi 20 anni che il Predator non compariva in un film che piacesse davvero (e questo se consideriamo il primo AVP come un successo… altrimenti, sono più di 30 anni che non si vede un film di Predator che funzioni).

Ma la critica e il pubblico sono d’accordo nell’elogiare Prey. I precedenti film non sapevano neppure cosa fossero: sapevano soltanto di non essere horror, nonostante l’originale Predator avesse tonnellate di elementi horror. Da lì, sono rimasti bloccati in uno strano loop di tentativi di essere un sequel sospeso tra fantascienza, azione e blockbuster estivo. C’erano tante idee sulla carta, ma nessuna funzionava davvero: quello di cui avevano bisogno era un richiamo all’originale e Prey ha intercettato subito la sfida.

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Ha creato la sua storia

Prey funziona dove i sequel hanno fallito: rappresenta una storia e un film a sé stanti. Anche se tecnicamente è un “prequel”, gli eventi si svolgono letteralmente centinaia di anni prima dell’originale, quindi non si ricollega in alcun modo alla storia… e questo elemento è perfetto.

I sequel si sono impantanati nel tentativo di “spiegare” il franchise, aggiungere lore e “espandere l’universo cinematografico”. Quello che non hanno fatto, però, è stato raccontare una buona storia. Prey è invece incentrato su una ragazza solitaria determinata a proteggere la sua tribù e a dimostrare di poter essere una cacciatrice: una storia tutta sua, che ha dato vita a un film convincente.

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Mescola horror e suspense con l’action

Uno degli aspetti che hanno reso il Predator originale così unico è che nessuno è riuscito a descriverne il genere. I fan dell’azione lo rivendicano come proprio… ma anche i fan dell’horror. Il film fondeva perfettamente i due generi, creando un’esperienza unica, coinvolgente, spaventosa e adeguatamente ricca di azione.

Gli altri film più recenti di Predator si appoggiavano pesantemente al genere action/sci-fi e in qualche modo riuscivano a non far sembrare il Predator affatto spaventoso (anche la pessima CGI non aiutava). Prey reintroduce gli elementi stealth del primo film, creando un thriller avvincente.

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Prey recensione

Bloccati nella natura selvaggia

Prey ha contribuito a ripristinare la suspense tipica del primo film ambientando la sua narrazione nella natura selvaggia. In origine, il Predator stava inseguendo un’operazione militare nelle giungle dell’America Centrale, mentre in Prey è a caccia nelle pianure del Nord nel 1700, prima della colonizzazione europea.

Pur essendo diverse, entrambe le ambientazioni sono simili: grandi spazi selvaggi e incontaminati enfatizzano la sensazione di essere soli senza nessuno che possa aiutare e un’ampia quantità di nascondigli in cui il Predator potrebbe nascondersi.

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La creazione dell’eroina

Un’altra modifica apportata dai nuovi film alla formula originale è stata l’aggiunta di un vasto nucleo di guerrieri che tenta di uccidere il Predator. Nel film del 2018, ad esempio, si trattava dell’intero esercito e di un team di scienziati. L’aggiunta di un cast così numeroso, di armi tecnologiche, di veicoli corazzati, di creature ibride… ha solo smorzato l’essenza di Predator e ha reso difficile per il pubblico entrare in contatto con qualsiasi personaggio, perché ce n’erano semplicemente troppi.

In Prey, Amber Midthunder si cala in modo massiccio nella parte di Arnold Schwarzenegger, dando finalmente al franchise un altro eroe – in questo caso, per la prima volta, un’eroina – per cui tifare.

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Un’eroina a cui ci affezioniamo

Oltre a essere l’eroe principale, Naru (Amber Midthunder) è un personaggio a tutto tondo a cui il pubblico tiene davvero. Nell’originale, il viaggio per la sopravvivenza ha fatto sì che il pubblico facesse il tifo per Schwarzenegger e volesse davvero vederlo vincere.

In Prey, proviamo lo stesso coinvolgimento emotivo nei confronti di Naru, che parte per dare la caccia alla misteriosa creatura che nessuno crede esista. Si trova in una situazione che nessun essere umano potrebbe mai pianificare ed è costretta a lottare per la sopravvivenza. Per la prima volta dopo decenni, la serie di Predator ha finalmente avuto un’attrice protagonista con cui il pubblico ha legato e per cui ha fatto il tifo.

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“Se sanguina…possiamo ucciderlo”

Uno dei richiami più diretti al film originale è la famosa battuta “Se sanguina… possiamo ucciderlo“. I fan ricorderanno probabilmente che queste sono le stesse parole pronunciate da Schwarzenegger nel film originale del 1987.

Questo non solo è un grandissimo Easter Egg per i fan, ma è anche un chiaro messaggio: Naru è la vostra nuova eroina action. Questa frase crea l’atmosfera giusta per il film, quasi come se i registi volessero far capire agli spettatori che Prey è il vero successore spirituale del primo film.

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Un solo Predator

Una delle mosse più intelligenti di Prey è stata quella di tornare a un solo Predator. Nei sequel, sembravano spuntare sempre più Predator ovunque, così come creature ibride. Tutto è diventato molto contorto e sono successe troppe cose raccontate da prospettive differenti, senza che riuscissero effettivamente ad avere rilevanza nella trama.

Prey si è accorto del fallimento dei sequel ed è tornato alla formula originale, rendendosi conto che un solo Predator crea molto più terrore, trasformandolo in una minaccia terrificante quasi simile a Michael Myers o Jason Voorhees. Questa semplice decisione ha contribuito a dare un tono all’intero film.

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La trappola

Come sappiamo, Schwarzenegger organizza delle trappole elaborate per il Predator. In Prey, il finale è molto simile: Naru capisce che può ingannare il Predator facendolo impantanare nelle sabbie mobili.

Questo è stato un altro momento in Prey in cui i registi hanno chiaramente fatto un cenno al primo film, dando allo stesso tempo ancora più carattere a Naru. Il momento culminante mostra allo spettatore che Naru è diventata davvero la cacciatrice che voleva essere e che il predatore è ora diventato la preda.

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Il visore termico

Nel primo film, Schwarzenegger si rende conto che il Predator non può vederlo quando è coperto di fango. In Prey, Naru scopre la stessa cosa grazie a una pianta medicinale che la sua tribù usa per rallentare il flusso sanguigno. Sebbene questo espediente sia stato accennato nei sequel, fino a Prey non è mai stato un punto fermo della trama.

È anche uno strumento importante, poiché il Predator è praticamente inarrestabile e il suo visore termico è una delle debolezze che gli umani possono usare a loro vantaggio.

Agnese Albertini
Agnese Albertini
Nata nel 1999, Agnese Albertini è redattrice e critica cinematografica per i siti CinemaSerieTv.it, ScreenWorld.it e Cinefilos.it. Nel 2022 ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature straniere presso l'Università di Bologna e, parallelamente, ha iniziato il suo percorso nell'ambito del giornalismo web, dedicandosi sia alla stesura di articoli di vario tipo e news che alla creazione di contenuti per i social e ad interviste in lingua inglese. Collaboratrice del canale youtube Antonio Cianci Il RaccattaFilm, con cui conduce varie rubriche e live streaming, è ospite ricorrente della rubrica Settima Arte di RTL 102.5 News.

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