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Tenet: le cose migliori del film di Christopher Nolan

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Tenet: le cose migliori del film di Christopher Nolan

L’uscita di Tenet nelle sale italiane ed europee ha dimostrato che, nonostante le restrizioni e gli spazi a capienza limitata, il pubblico ha volontà di tornare al cinema. Gli incassi sono stati soddisfacenti e il film di grande intrattenimento. Ma quando si parla di un film di Christopher Nolan, è chiaro che non bisogna mai pensare che l’esperienza in sala si esaurisca allo scorrere dei titoli di coda.

Di seguito, abbiamo raccolto alcuni momenti o elementi del film che ci sono rimasti particolarmente impressi, cose che ci porteremo dietro anche a luci accese e che immaginiamo abbiano colpito l’attenzione di ogni spettatore che ha già visto Tenet, almeno una volta.

ATTENZIONE – L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER DAL FILM

Il protagonista

John David WashingtonChi segue la serie Ballers, lo aveva già visto e amato, i più lo hanno incontrato soltanto nel 2018, grazie a BlackKklansman, lo strepitoso film di Spike Lee, premio Oscar alla sceneggiatura. Lui è John David Washington e ha il cinema nel sangue. È vero, parte avvantaggiato, in quanto figlio del grande Denzel Washington, e del padre conserva il fascino e il talento, eppure John David ha una sensibilità e una delicatezza che forse a Denzel non erano concesse, erano tempi diversi quando era lui a fare l’eroe.

Gli eroi di oggi possono anche piangere e dubitare, non essere pienamente all’altezza della situazione, un po’ come il suo Protagonista in Tenet. Eppure è uno degli elementi migliori del film. Picchia più duro del nuovo Batman, va indietro nel tempo come Flash, conquista la bella ma è disposto a rinunciarvi come lo Spider-Man di una volta, è più affascinante di Bond, accetta i suoi limiti come nessun altro eroe ha mai fatto, chiede aiuto e salva il mondo. Quanto lo abbiamo amato in Tenet! E quanta voglia abbiamo di continuare a seguire i suoi passi nel mondo della settima arte!

La manipolazione del tempo

Christopher Nolan Tenet setLo aveva fatto con Inception e con Interstellar, ma anche con Dunkirk e con Tenet Christopher Nolan conferma la sua ossessione per la manipolazione del tempo. Prende i paradossi temporali da tutte le opere che ne hanno parlato prima, spiega il flusso del tempo lineare, ci fa presente che non è per forza così, ce lo mostra visivamente come nessuno mai prima, ci diverte e ci intrattiene, ci chiede solo di chiudere un occhi sull’effettiva meccanica dell'”inversione”, come la chiama lui, ma per il resto fa tutto ciò che un bravo regista di blockbuster dovrebbe fare: regalare emozioni e adrenalina.

È questo il pregio più grande di Tenet. Non è mai “già visto” nonostante la natura derivativa del pasticcio fantascientifico che mette in scena, e nonostante i passaggi logici confusi, gli si vuole bene lo stesso. Lontano da ogni retorica linguistica in cui si cade facilmente quando si scrive di cinema, è proprio vero che Tenet non va capito, ma va sentito.

La scena attraverso il vetro

A metà film, quando l’azione prende definitivamente il sopravvento e le carte in tavola sono state scoperte, arriva una scena che a prima vista lascia disorientati: divisi da un vetro, l’eroe e il cattivo si parlano, soltanto che il primo è nel flusso temporale “normale” e il secondo in quello invertito. Si parlano all’inizio senza capirsi, percepiamo la voce dell’oligarca russo mentre pronuncia cose incomprensibili, ci accorgiamo solo dopo che lo sentiamo al contrario, lui si trova “dall’altra parte del tempo”.

È una scena abbastanza concitata da generare un altissimo tasso di adrenalina, ma sufficientemente piana da permettere allo spettatore, dopo un primo impatto disorientante, di capire cosa sta accadendo e rimanerne meravigliato e affascinato.

La morte dell’oligarca russo

Nel terzo atto del film arriviamo alla conoscenza di un segreto importante: il cattivo sta per morire, afflitto da un tumore inoperabile, e nel farlo, vuole portare con sé l’umanità intera, farla esplodere e mettere a punto il suo piano: se lui non può possedere il mondo, non lo avrà nessun altro. Ed è lo stesso ragionamento che applica al suo non felicissimo matrimonio con la sua bella e triste moglie, la quale però, fattasi coraggio, decide di recitare finalmente una parte attiva.

La scena in cui la donna deve ritardare la morte del malvagio marito affinché sopraggiunga nel momento giusto ha un sottotesto di sadica ironia insolito per Nolan. La donna prepara il campo, rende scivoloso il ponte dello yatch, si crea uno spazio che le permetterà di sbarazzarsi del corpo. Gioca le sue carte con grande attenzione, ma poi non resiste, la rabbia prende il sopravvento e spara. Con la stessa freddezza si sbarazza del corpo che cade, pesantemente e rumorosamente in mare, sbattendo contro il parapetto del piano inferiore della lussuosa barca. E lei si tuffa in acqua, libera, finalmente.

La scena dell’aeroporto

tenetIn Inception ha costruito un intero corridoio per farlo ruotare, in Il Cavaliere Oscuro a ribaltato un grosso camion a rimorchio e fatto schiantare un elicottero. Nolan ama fare le cose sul serio, per davvero, e così, per Tenet, ha pensato ancora più in grande e ha deciso di far schiantare un aereo cargo… non in volo, almeno!

La scena dell’aeroporto è grandiosa, pure adrenalina ma anche grandezza registica allo stato puro. Il regista di Tenet eleva all’ennesima potenza il suo ruolo di direttore assoluto e padrone del set, e crea meraviglie per la gioia dei suoi spettatori.

Il sorriso di Pattinson

Robert Pattinson sta attraversando un momento d’oro. Sarà il nuovo Batman, è reduce da una intensa e drammatica performance per Robert Eggers in The Lighthouse, lo vedremo in moltissimi film al fianco di colleghi di grande prestigio. Insomma, Pattinson è ormai una scommessa sicura. La sua interpretazione in Tenet lo conferma, ma soprattutto il suo sorriso sornione.

Dalla sua entrata in scena, film all’ultima inquadratura che lo vede protagonista al centro della scena, Pattinson, o meglio, il suo personaggio, sorride sornione, è come se fosse sempre un passo avanti, come se ne sapesse un pochino più di tutti, del Protagonista, di Sator, dello spettatore. È come se lui stesso fosse Nolan, nella rappresentazione cinematografica: lui ne sa di più, lui tira le fila e alla fine, quando sorride al suo compagno e poi si allontana, ne siamo certi, è lui il deus ex machina del film, è lui la personificazione del regista stesso dentro alla storia.