La recensione del film d’animazione Aladdin diretto da Ron Clements & John Musker e targato Walt Disney Pictures.
Sinossi: La sorte di un giovane vagabondo, Aladdin, si trasforma quando entra in possesso di una lampada magica, nella quale è racchiuso un genio onnipotente che può esaudire tre desideri. L’amore condurrà il giovane poveraccio a recitare la parte del principe per far innamorare la principessa Jasmine, ma dovrà fare i conti con il perfido gran visir Jafar e con la sua brama di impossessarsi della lampada magica.
Analisi: Liberamente ispirato alla favola de Le Mille e Una Notte, Alì Babà e i 40 ladroni, Aladdin è una storia di amore e avventura, ma anche amicizia e lealtà, che mostra nella maniera più banale ma allo stesso tempo nella più efficace quanto sia importante nella vita essere se stessi e quanto allo fine questo paghi.
Aladdin: recensione del film
All’inizio la struttura
si mostra come un racconto di racconto e presenta da subito le
parti: il perfido Jafar, che cerca disperatamente la lampada, e
subito dopo in una assolata Agrabah il giovane straccione che si
arrabatta per un tozzo di pane, e dopo tanta fatica lo divide con
due bambini altrettanto poveri. Il bene e il male nettamente
separati che non impediscono al film di mantenere il suo fascino,
immerso com’è in atmosfere orientali e comicità spiazzante
soprattutto da parte del Genio, splendidamente doppiato da
Gigi Proietti (Robin Williams in originale), che
non rinuncia anche all’aspetto più serio e problematico della sua
condizione di schiavo, sintetizzato nel memorabile “fenomenali
poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale”.
Coloratissima trasposizione di un’antica leggenda, Aladdin è uno dei primissimi film d’animazione in cui la Disney usa la computer grafica, ancora rozza all’epoca specialmente nella sequenza della caverna. Ma vero punto forte del film è la colonna sonora, che racchiude i toni e le mille voci del film, straordinaria, premiata con due premi oscar: Miglior colonna sonora e Miglior Canzone Originale A Whole New World, in italiano Il Mondo è Mio, sottofondo della bellissima sequenza del giro del mondo sul tappeto volante.
Accanto al già menzionato genio, vanno portati all’attenzione alcuni dei personaggi meglio riusciti dell’intera filmografia disneyana: la scimmietta Abu e il tappeto volante (scendiletto per Genio) che, come personaggi non parlanti, esprimono di più di molti altri attori in carne e ossa, e soprattutto Jago, perfido pappagallo aiutante di Jafar, davvero esilarante.
Precursore delle trilogie oggi tanto di moda, il primo Aladdin è stato seguito da due film, Il ritorno di Jafar e Aladdin e il principe dei ladri, entrambi minori rispetto all’originale.