Il monello

Il monello è il film culto del 1921 di Charlie Chaplin con protagonisti lo stesso Charlie Chaplin con Jackie Coogan, Edna Purviance.

 

Una lacrima e un sorriso. Questo è il cinema di Charlie Chaplin. E questo film del 1921 ne è la massima riprova. Chaplin comincia ad andare oltre i cortometraggi divertenti; comincia a proporre film dalla media durata o veri lungometraggi (il presente dura 83’) che fanno riflettere su tematiche sociali.

Il monello, la trama

Il monelloIn una Londra divisa tra ricchi e poveri, una giovane madre sola dalla disperazione abbandona il suo neonato, e vive nel rimorso anche quando arriverà per lei il successo e diventerà ricca. Un povero vetraio trova il fagotto abbandonato e decide, nonostante il proprio stato di povertà, di allevarlo.

Quando poi il neonato diventa un po’ più grande, si fa aiutare dal piccolo monello facendogli rompere i vetri delle case che egli poi ripara, guadagnandosi un minimo per vivere. Dopo una rissa con un altro monello, il bimbo si sente male e chiamato il medico, quest’ultimo decide di chiamare l’orfanotrofio per far vivere il piccolo in condizioni più consone. Il vetraio però riesce a riprenderselo, ma la legge ha la meglio. Non fino in fondo però, e al povero ma ricco di amore, alla donna disperata e al piccolo orfanello, il destino sorriderà…

Il monello richiese complessivamente diciotto mesi di lavoro, dalla prima scena girata alla prima proiezione, un periodo non particolarmente felice per la vita privata di Charlie: poco prima dell’inizio della lavorazione perse il primo figlio avuto dalla prima moglie (Mildred Harris), Norman Spencer, nato con gravi deformazioni e sopravvissuto solo tre giorni. Il matrimonio non fu mai felice, fallì nel corso della lavorazione del film; l’opera stessa rischiò di finire sotto sequestro unitamente ai beni di Charlie nella causa di divorzio intentatogli dalla moglie: Charlie, previdente, consegnò in custodia una copia dei negativi al fratello Sidney, terminò il montaggio della pellicola spostandosi in incognito (per quanto la sua popolarità lo consentisse) in diverse località, tra alberghi e studi tecnici.

Il monelloSecondo alcuni fu proprio la perdita del figlio ad ispirargli il soggetto. L’incontro tra Chaplin e Jackie Coogan fu un colpo di fulmine, nacque prima un’amicizia speciale tra i due, solo in seguito pensò di scritturarlo nella sua compagnia, e quando la lavorazione del film iniziò Jackie fu perfetto: Chaplin, non potendo interpretare lui il ruolo, così come desiderava per tutti i ruoli dei suoi film, lo trovò spontaneo, naturale e perfettamente plasmabile alle sue indicazioni. Probabilmente, l’intesa tra i due, fu dovuta anche alla peculiarità della personalità di Chaplin capace di vedere gli aspetti della vita attraverso gli occhi di un bambino. Un film toccante, con una tenera interpretazione del piccolo Jackie Coogan. Un attore che però non ha fatto molta strada da allora, essendo anche immischiato in una vicenda giudiziaria per sfruttamento dei suoi diritti da parte dei genitori. Grazie alla sua vicenda, la California emise “The Child Actors Bill”, meglio conosciuto come il “Coogan Act”, nel quale venivano tutelati i diritti dei minori impegnati nel cinema.

Il monello

Oltre al Il monello, nel 1930-31 Coogan interpretò i popolari personaggi di Mark Twain: Tom Sawyer e Huckleberry Finn. Poi una serie di film minori, tornando alla popolarità indovinate come? Interpretando il turpe Zio Fester nella famosissima serie tv “La famiglia Addams” del 1964 (trasmessa anche in Italia).

Charlie Chaplin inizia a trattare struggenti tematiche sociali con “Charlot emigrante” del 1918, in cui mette in scena la scandalosa «quarantena» cui venivano sottoposti gli immigranti a Ellis Island prima di sbarcare a New York. Seguiranno “Vita da cani” e “Charlot soldato”: col primo pone sotto i riflettori la vita dei senzatetto, perseguitati dalla legge disuguale e accanita verso i poveri. Col secondo ironizza sulla guerra, nella fattispecie l’intervento americano in Europa durante la Prima guerra mondiale. Un tema che riprenderà con un capolavoro del 1940  “Il grande dittatore”, dove sbeffeggerà Hitler e il suo folle progetto di sterminare gli ebrei; ma lancerà anche uno struggente messaggio finale di speranza ai popoli in guerra. I dittatori i sovrani sono ridicolizzati anche nel film “Un Re a New York” del 1957.

La filmografia di Chaplin ha prevalentemente preso di mira i potenti, ironizzando su di loro fino a ridicolizzarli. In tal modo tratterà anche il capitalismo, in modo lapalissiano nel film “Monsieur Verdoux”, che ha come protagonista un bancario (dal quale prende il nome il film) che con l’arrivo della crisi finanziaria del 1930 divenne disoccupato. Per mantenere il tenore di vita della propria famiglia che ormai vede molto poco, ma soprattutto, per un acquisito sadismo ed egoismo innescato in lui da una società post crisi sempre più egoista ed arrivista, nonché violenta dati i regimi dittatoriali che si diffondevano nel mondo, Verdoux da tre anni si da alla truffa sposando donne ricche per poi ucciderle e derubarle. Chaplin voleva dimostrare come la società capitalista ed egoista potesse ridurre gli uomini, renderli avidi e alienati. Per queste sue posizioni, fu mal visto dall’America e dall’Inghilterra. Siamo negli anni ‘50, in piena Guerra Fredda, ed in pieno maccartismo. Chaplin decise di stabilizzarsi in Svizzera con la famiglia dove morì nel 1978.

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