Tutto chiede salvezza, la conferenza stampa della serie Netflix

Tutto chiede salvezza

Tutto chiede salvezza è la nuova serie originale italiana targata Netflix che si potrà vedere solo sulla piattaforma a partire dal 14 ottobre. Diretta da Francesco Bruni e sviluppata su sette puntate, è liberamente tratta dal romanzo omonimo di Daniele Mencarelli, per il quale lo scrittore ha vinto il Premio Strega Giovani nel 2020. Ne spiegano entrambi la genesi, insieme alla maggior parte del cast, tra cui Federico Cesari, Fotinì Peluso, Ricky Memphis, Vincenzo Crea, Raffaella Lebboroni, Andrea Pennacchi e Lorenzo Renzi.

 

Tutto chiede salvezza racconta del trattamento sanitario obbligatorio che subisce improvvisamente il giovane Daniele (Cesari) e di tutto quello che si svela da quel momento in avanti nella sua vita interiore ed esteriore, dentro e fuori la struttura in cui è ricoverato.

«Questa storia è dramedy», introduce Bruni, «genere che ha sempre fatto parte della mia personale cifra stilistica, per quanto nelle prime puntate ci siano più drammi che risate. Penso comunque che il produttore Roberto Sessa (per Picomedia n.d.r.) mi abbia chiamato proprio per questo mio modo di raccontare anche gli aspetti pesanti della vita. Ho cercato in ogni momento di non scadere nel pietismo e, se inavvertitamente me ne avvicinavo, ritornavo subito alla commedia. Volevo che tutto fosse il più realistico possibile». Il microfono passa poi subito allo scrittore Mencarelli che dice come sia stato vedere le proprie parole scritte trasformarsi in immagini: «All’inizio ho provato un po’ di terrore, ma poi è prevalso il senso di responsabilità. Nel fare intrattenimento qui viene mostrato seriamente un mondo di grande sofferenza. Questo è quello che penso debba fare la letteratura: entrare nei mondi e scavarci dentro. A proposito, ringrazio Francesco Bruni per come ha saputo rendere il mio romanzo!».

Tutto chiede salvezza, la conferenza stampa

Interviene poi Federico Cesari, che gioca il ruolo principale di Tutto chiede salvezza, e descrive quello che ha significato calarsi in un profilo così: comprensibile ma non certo facile da incarnare. E nella sua riflessione viene toccata una questione molto profonda: «Ho approcciato al mio personaggio prima attraverso il romanzo e poi con la sceneggiatura, perciò avevo ben chiaro quale fosse il percorso narrativo. Ma ho dovuto trovare un modo per far sì che emergesse anche nella mia corporeità. La caratteristica principale del protagonista, Daniele, è quella di essere molto empatico, con una sensibilità particolarmente spiccata, che difficilmente si trova in giro. Per me è stata una rivelazione “incontrarlo” e farne la conoscenza, scoprire questo suo superpotere».

«E io aggiungo una cosa», interviene Mencarelli, «per me la grande scommessa di questa serie è mostrare che questo superpotere in realtà è molto più diffuso di quel che si pensi. C’è un grande sommerso, un “non detto”, rispetto alla vita, all’esistenza, alla sensibilità, che ognuno di noi porta in seno e c’è chi, spesso in maniera patologica, malata, lo tira fuori. E sono convinto che la serie farà vedere alle persone che la linea di confine è in realtà inesistente tra chi fa un TSO e chi ha i galloni della normalità. Perché nel momento in cui un uomo mette a disposizione la propria sensibilità si trova a rispecchiarsi e riconoscersi nell’altro. Il grande elemento poetico di Tutto chiede salvezza è che nessuno mente. Nessuno passa attraverso delle convenzioni. Non c’è il mondo borghese che giochi a nascondere quel che è imbarazzante sotto al tappeto. Qui ognuno è semplicemente portatore di una verità che spesso è dolorosa ma altre volte è ironica e divertente. È questo il superpotere che abbiamo tutti, dobbiamo solo ricordarcelo un po’ di più. Tanti uomini di potere non hanno mai avviato un dialogo col loro mondo interiore. La serie mostra semplicemente questo: affrontare insieme quel mondo interiore conviene, perché da soli pesa troppo e schiaccia.

Diceva Ennio Flaiano che la storia non insegna niente, quindi ogni periodo storico è buono per fermarsi a riflettere. Dai quattordici anni in poi ho avuto la fortuna d’incontrare la lingua che fa dei grandi temi della vita il suo canto, che è la poesia. Ed è stata il mio supporto». Conclude, infine, Francesco Bruni spiegando che Tutto chiede salvezza è nettamente il naturale compimento del suo percorso registico iniziato nel 2011 con Scialla! (Stai sereno) e sei anni dopo con Tutto quello che vuoi, in quanto ogni tematica affrontata attraverso l’uso dell’ironia, qui viene spalancata e approfondita fino in fondo. Senza sconti.

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