Disney+ ha abituato il suo pubblico a un’offerta sempre più varia, ma con Chad Powers sembra aver imboccato una strada inattesa. La nuova miniserie disponibile dal 30 settembre si presenta come un collage di riferimenti: un po’ Ted Lasso, un po’ Mrs Doubtfire (esplicitamente citato), un po’ viral video da social media. A leggerne la premessa, il rischio di trovarsi davanti a un pastiche senz’anima era altissimo. Eppure, il risultato finale è molto più convincente di quanto ci si potesse aspettare: una commedia sportiva capace di unire comicità sfrontata, riflessioni identitarie e una sorprendente profondità emotiva.
Un’idea improbabile trasformata in serie
Il punto di partenza non prometteva granché. La trama nasce da un video virale del 2022 in cui un giocatore di football si travestiva per allenarsi sotto copertura. Da lì, Glen Powell – attore e qui anche co-creatore insieme a Michael Waldron (già penna dei prossimi film Marvel sugli Avengers) – ha costruito una storia che sembra rubata da più parti. Il protagonista è Russ Holliday, giovane stella del football che in poche ore brucia tutta la sua carriera: perde una finale, aggredisce un fan e addirittura ferisce accidentalmente un bambino malato, tutto davanti alle telecamere. È l’emblema dell’arroganza contemporanea: crypto-bro, tatuaggi esibiti, Cybertruck sotto casa.
La redenzione arriva in modo paradossale. Holliday ruba le protesi del padre (make up artist a Hollywood) e si reinventa come “Chad Powers”, ingenuo e talentuoso giocatore universitario del profondo Sud. Il riferimento a Mrs Doubtfire non è nemmeno mascherato: il protagonista guarda direttamente un poster del film con Robin Williams prima di decidere il suo travestimento. E la squadra in cui approda si chiama, con ironia lampante, i “Catfish”. In altre parole, la sottigliezza non è certo la priorità degli autori.
Chad Powers e la doppia identità
Dopo un inizio volutamente farsesco – uno degli episodi migliori è dedicato al problema logistico di come fare la doccia negli spogliatoi senza svelare la propria finta faccia di lattice – la serie si sposta verso territori più interessanti. Il confine tra Holliday e Powers comincia a sfumare, e la commedia si trasforma in uno studio di personaggio sorprendentemente complesso.
Powell interpreta entrambi i volti del protagonista con una fluidità magnetica, passando da un accento all’altro, da una postura tronfia a una più dimessa, mentre i due sé si confondono sempre di più. È davvero Holliday che usa Powers per riconquistare la fama? O è Powers a rappresentare un desiderio sincero di cambiamento, un rifugio da un’identità che l’atleta non sopporta più?
Il parallelo con Breaking Bad non è campato in aria: come Walter White, anche Russ Holliday attribuisce il suo crollo alle circostanze. Eppure, episodio dopo episodio, diventa chiaro che il vero motore della sua rovina è l’ego, un difetto strutturale che avrebbe trovato il modo di esplodere comunque.
Una commedia sportiva che
sorprende
La forza di Chad Powers sta tutta in questo equilibrio instabile. Da un lato, la serie non rinuncia alla sua anima leggera e farsesca: battute demenziali, situazioni assurde e un ritmo che strizza l’occhio alle sitcom più tradizionali. Dall’altro, lavora sottilmente sul tema della redenzione e sulla domanda centrale: si può davvero cambiare se per farlo si costruisce una menzogna totale?
Powell, già noto per ruoli da “piacione insopportabile” come in Top Gun: Maverick, qui sfrutta quella stessa energia per poi capovolgerla. Il suo Russ Holliday è tanto detestabile quanto irresistibile da guardare. Il suo Chad Powers, al contrario, è un’icona costruita per piacere all’America profonda, ingenua e bonaria. Quando i due poli cominciano a fondersi, lo spettatore resta incollato, affascinato e disturbato al tempo stesso.
È vero, Chad Powers mostra le cuciture in maniera sfacciata: non nasconde i suoi modelli e anzi li esibisce con orgoglio. Eppure, quello che poteva sembrare un prodotto di laboratorio senz’anima diventa, episodio dopo episodio, un racconto capace di toccare corde emotive inaspettate. Non è un nuovo Ted Lasso – anzi, se ne allontana con decisione – ma un ibrido strano e coinvolgente, che trova una sua coerenza proprio nella contraddizione.
Il miracolo di un collage ben riuscito
Alla fine della stagione, la domanda non riguarda più la tenuta della premessa comica, ma la natura del protagonista stesso: Russ Holliday è ancora se stesso o è diventato Chad Powers? E, soprattutto, merita la seconda chance che si è inventato con l’inganno?
È qui che la serie sorprende davvero. Invece di limitarsi a un esercizio di stile, Powell e Waldron hanno costruito un racconto che diverte, emoziona e fa riflettere. Nonostante l’origine da video virale e il patchwork di riferimenti, Chad Powers riesce a essere qualcosa di unico: una commedia sportiva che parla di identità, fallimenti e illusioni, con una leggerezza che non nasconde la sostanza.
Che Disney+ sia riuscita a trasformare un’idea così improbabile in una miniserie riuscita è già di per sé un piccolo miracolo. Che a renderla speciale sia un attore come Powell, capace di incarnare e scardinare allo stesso tempo il mito dell’eroe americano, rende Chad Powers una delle sorprese più curiose e convincenti del 2025.
Chad Powers
Sommario
Da un lato, la serie non rinuncia alla sua anima leggera e farsesca: battute demenziali, situazioni assurde e un ritmo che strizza l’occhio alle sitcom più tradizionali. Dall’altro, lavora sottilmente sul tema della redenzione e sulla domanda centrale: si può davvero cambiare se per farlo si costruisce una menzogna totale?