Hunters stagione 2: la recensione

La seconda stagione della serie con Al Pacino è disponibile dal 13 gennaio su Prime Video.

Hunters 2 recensione

Una delle regole che un giocatore d’azzardo dovrebbe costantemente seguire è abbandonare il tavolo da gioco quando si sta vincendo. È quello che avrebbero in sostanza dovuto fare i creatori e produttori di Hunters 2, poiché ammettiamolo: la scommessa vinta con la prima stagione è stata un mezzo miracolo. Proporre con tale audacia narrativa ed estetica pulp un tema difficile quale l’Olocausto e la caccia ai nazisti sfuggiti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale era stato un azzardo che aveva convinto principalmente a causa della novità del’approccio e dell’obiettivo divertimento sviluppato da personaggi e situazioni. Esattamente quello che manca in toto in questa seconda stagione.

 

Hunters 2, la trama

Il regista Phil Abraham e il resto dei creativi dello show tentano di alzare il tiro adottando due strategie narrative [SPOILER ALERT!]: adoperare i flashback per mantenere in scena il personaggio della mente del gruppo  Meyer Offerman (Al Pacino) e introducendo la caccia all’uomo diretta nei confronti del villain per eccellenza Adolf Hitler (Udo Kier). Ebbene, nessuna di queste due soluzioni risulta minimamente efficace, al contrario appare chiaro quanto siano entrambe state ideate per ovviare alla evidente mancanza di idee. Con il passare dei nuovi episodi appare chiaro quanto Hunters Season 2 non abbia davvero nulla da dire, né sia in grado di proporre un approfondimento sui personaggi già conosciuti, riproponendoli in maniera vuota se non addirittura stereotipata.

Ed ecco allora che anche gli attori mostrano i propri limiti quando si trovano a dover interpretare i rispettivi ruoli: se Logan Lerman, Josh Radnor e tutti gli altri protagonisti erano tutto sommato risultati efficaci lavorando costantemente sopra le righe e dipingendo figure “larger than life”, adesso mostrano tutti i propri limiti non riuscendo a dare sostanza a figure che comunque non ne posseggono di propria. Se addirittura un istrione leggendario come Al Pacino fallisce stavolta nel compito di convincere lo spettatore -e certamente non lo aiuta il disgraziato twist che il suo personaggio aveva subito alla fine della prima stagione –  risulta difficile ipotizzare come avrebbero potuto invece eccellere gli altri. A partire dalla new entry Jennifer Jason Leigh, più vicina all’essere costantemente irritante col suo accento fittizio che vagamente credibile. Il culmine viene però raggiunto quando viene messo in scena il rapporto tra Hitler ed Eva Braun (Lena Olin), costruito su scenette di dissidi e ipocrisie quotidiane che non arrivano neppure allo spessore degli sketch tra i compianti Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.

Una fragilità endamica

Se infine non bastasse la fragilità endemica su cui Hunters Season 2 è stata costruita, la serie possiede una tetra seriosità che in molti momenti stride con le puntate precedenti. Il problema è che voler rendere drammatici personaggi che fin dall’inizio non lo sono, e che soprattutto non sono stati settati per esserlo, produce un effetto controproducente. In questo modo quelli che avrebbero dovuto essere i momenti maggiormente toccanti delle nuove puntate – su tutti la conclusione del sesto episodio – risultano invece un qualcosa di incoerente, non amalgamato con quanto visto ed espresso in precedenza. E quando si tratta di un tema complesso da gestire come l”Olocausto, si può facilmente immaginare quanto grosso sia il rischio di scivolare nell’involontariamente grottesco…

Difficilmente guardando un’intera stagione di qualsiasi serie televisiva ci si trova di fronte a qualcosa da bocciare completamente. Purtroppo Hunters Season 2 si avvicina pericolosamente a questo non auspicabile traguardo. Se qualcosa da salvare alla fine c’è, e non ne siamo convinti, preghiamo voi lettori di segnalarcelo. In mezzo a tanta pochezza, magari qualcosa a noi potrebbe essere sfuggito…

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