Una delle regole che un giocatore d’azzardo dovrebbe costantemente seguire è abbandonare il tavolo da gioco quando si sta vincendo. È quello che avrebbero in sostanza dovuto fare i creatori e produttori di Hunters 2, poiché ammettiamolo: la scommessa vinta con la prima stagione è stata un mezzo miracolo. Proporre con tale audacia narrativa ed estetica pulp un tema difficile quale l’Olocausto e la caccia ai nazisti sfuggiti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale era stato un azzardo che aveva convinto principalmente a causa della novità del’approccio e dell’obiettivo divertimento sviluppato da personaggi e situazioni. Esattamente quello che manca in toto in questa seconda stagione.
Hunters 2, la trama
Il regista Phil Abraham e il resto dei creativi dello show tentano di alzare il tiro adottando due strategie narrative [SPOILER ALERT!]: adoperare i flashback per mantenere in scena il personaggio della mente del gruppo Meyer Offerman (Al Pacino) e introducendo la caccia all’uomo diretta nei confronti del villain per eccellenza Adolf Hitler (Udo Kier). Ebbene, nessuna di queste due soluzioni risulta minimamente efficace, al contrario appare chiaro quanto siano entrambe state ideate per ovviare alla evidente mancanza di idee. Con il passare dei nuovi episodi appare chiaro quanto Hunters Season 2 non abbia davvero nulla da dire, né sia in grado di proporre un approfondimento sui personaggi già conosciuti, riproponendoli in maniera vuota se non addirittura stereotipata.
Ed ecco allora che anche
gli attori mostrano i propri limiti quando si trovano a dover
interpretare i rispettivi ruoli: se
Logan Lerman, Josh Radnor e
tutti gli altri protagonisti erano tutto sommato risultati efficaci
lavorando costantemente sopra le righe e dipingendo figure
“larger than life”, adesso mostrano tutti i propri limiti
non riuscendo a dare sostanza a figure che comunque non ne
posseggono di propria. Se addirittura un istrione leggendario come
Al Pacino fallisce stavolta nel compito di
convincere lo spettatore -e certamente non lo aiuta il disgraziato
twist che il suo personaggio aveva subito alla fine della prima
stagione – risulta
difficile ipotizzare come avrebbero potuto invece eccellere gli
altri. A partire dalla new entry Jennifer Jason
Leigh, più vicina all’essere costantemente irritante col
suo accento fittizio che vagamente credibile. Il culmine viene però
raggiunto quando viene messo in scena il rapporto tra Hitler ed Eva
Braun (Lena Olin), costruito su scenette di
dissidi e ipocrisie quotidiane che non arrivano neppure allo
spessore degli sketch tra i compianti Sandra Mondaini e
Raimondo Vianello.
Una fragilità endamica
Se infine non bastasse la fragilità endemica su cui Hunters Season 2 è stata costruita, la serie possiede una tetra seriosità che in molti momenti stride con le puntate precedenti. Il problema è che voler rendere drammatici personaggi che fin dall’inizio non lo sono, e che soprattutto non sono stati settati per esserlo, produce un effetto controproducente. In questo modo quelli che avrebbero dovuto essere i momenti maggiormente toccanti delle nuove puntate – su tutti la conclusione del sesto episodio – risultano invece un qualcosa di incoerente, non amalgamato con quanto visto ed espresso in precedenza. E quando si tratta di un tema complesso da gestire come l”Olocausto, si può facilmente immaginare quanto grosso sia il rischio di scivolare nell’involontariamente grottesco…
Difficilmente guardando un’intera stagione di qualsiasi serie televisiva ci si trova di fronte a qualcosa da bocciare completamente. Purtroppo Hunters Season 2 si avvicina pericolosamente a questo non auspicabile traguardo. Se qualcosa da salvare alla fine c’è, e non ne siamo convinti, preghiamo voi lettori di segnalarcelo. In mezzo a tanta pochezza, magari qualcosa a noi potrebbe essere sfuggito…