Il problema dei 3 corpi: recensione della serie Netflix

La nuova travolgente e misteriosa hard science fiction di Netflix realizzata dai creatori di Game of Thrones è disponibile su Netflix.

Il problema dei 3 corpi recensione serie
John Bradley nel ruolo di Jack Rooney, Jess Hong nel ruolo di Jin Cheng in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2024

La perenne ed estenuante lotta tra scienza e religione ha da sempre caratterizzato i numerosi e profondi dibattiti sull’esistenza dell’umanità e tutto ciò che la circonda. Tuttavia, l’idea di cosa accadrebbe se un “nuovo Dio” utilizzasse la scienza per comunicare e giudicare gli uomini è un’ipotesi su cui si è discusso ancora davvero poco. Ed è da questa complessa riflessione che sembra nascere la nuova misteriosa hard science fiction di Netflix dal titolo Il problema dei 3 corpi.

 

Creata da David Benioff e D.B. Weiss (già genitori dell’iconica e gloriosa serie Game of Thrones, conclusasi quasi cinque anni fa con l’ottava e ultima stagione) insieme a Alexander Woo (The Terror, True Blood), Il Problema dei 3 corpi è ispirata alla celebre trilogia fantascientifica Memoria del passato della Terra (Remembrance of Earth’s Past) dell’acclamato autore cinese Liu Cixin. Composta da 8 episodi di circa un’ora ciascuna, è disponibile dal 21 marzo su Netflix.

La serie vanta un cast di talenti tra cui si distinguono alcuni degli attori più riconosciuti del panorama cinematografico e televisivo. Tra questi, spiccano alcune figure familiari ai fan di Game of Thrones: Jonathan Bradley, noto per il suo ruolo di Samwell Tarly; Liam Cunningham, conosciuto per il personaggio di sir Davos; e Jonathan Price, che ha interpretato l’Alto Passero. Ad arricchire ulteriormente il cast c’è Benedict Wong, amato dalla community del Marvel Cinematic Universe per il suo ruolo del supremo stregone Wong in Dottor Strange.

Il problema dei 3 corpi Netflix
Eve Ridley nel ruolo di The Follower, Sea Shimooka nel ruolo di Sophon in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2024

Il problema dei 3 corpi: una storia oltre i confini del tempo e dello spazio

Nella severa e feroce Cina degli anni ’60, la giovane astrofisica Ye Wenjie (interpretata da Rosalind Chao di Star Trek: Next Generation) – sopravvissuta alla tragica Rivoluzione Culturale diretta da Mao Zedong – prende una fatidica decisione che si ripercuote inevitabilmente ben oltre i confini dello spazio e del tempo: intercetta una misteriosa popolazione aliena con un profondo interesse per la Terra e per l’umanità stessa.

Oltre mezzo secolo dopo, la scoperta di Wenjie, da cui nasce un inquietante culto di fanatici sostenitori di questo “nuovo Dio”, coinvolge brutalmente la vita di un gruppo di brillanti giovani scienziati, noti come “i Cinque di Oxford”: la geniale fisica teorica Jin Cheng (Jess Hong), la pioniera delle nanotecnologie Auggie Salazar (Eiza Gonzalez), l’assistente ricercatore Saul Durand (Jovan Adepo), l’insegnante di fisica Will Downing (Alex Sharp) e il ricco e scortese imprenditore Jack Rooney (John Bradley).

Mentre le leggi della scienza si sgretolano rapidamente e una serie di terribili suicidi affliggono la comunità scientifica, i cinque amici e ex colleghi si trovano di fronte a una scelta difficile e controversa: lottare per la propria personale sopravvivenza o unirsi per salvare l’intera umanità dalla più grande minaccia mai esistita.

In viaggio verso il Giorno del Giudizio

Con un’emozionante e intricato worldbuilding, Il Problema dei 3 Corpi trasporta lo spettatore in un incredibile e angosciante viaggio che attraversa, e talvolta confonde, continenti e linee temporali, proiettando lo sguardo del pubblico su un universo non così tanto improbabile, e che mette in discussione le fondamenta stesse dell’esistenza umana. Dunque, con una intensa e ricca trama, la serie porta sul piccolo schermo non solo una storia che intreccia scienza, filosofia e psicologica, ma anche e soprattutto un racconto che riflette sul precario equilibrio tra vita e morte, tra noi e l’universo intero, esplorando le sottili linee che separano la fede dalla razionalità e la solitudine dalla collettività.

Dopo una convincente introduzione in medias res e una prima parte che cattura e ammalia lo spettatore, quasi costringendolo a desiderare di sapere sempre più sul “nuovo Dio” e il destino dei cinque giovani, la vicenda procede vorticosamente tra passato e presente, suscitando dubbi e domande su ciò che accadrà. Quali sono le reali intenzioni che si celano dietro l’interesse di questo popolo alieno? L’umanità ha gli strumenti e il coraggio che servono per poter affrontare la battaglia e, soprattutto, vincerla?  

Il problema dei 3 corpi Eiza Gonzalez
Eiza González nel ruolo di Auggie Salazar in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2023

La metafora dell’autodistruzione umana

Nonostante la serie non riesca a catturare completamente l’essenza dell’opera letteraria originale (criticità che affligge il 97% degli adattamenti televisivi e cinematografici) e non approfondisca a sufficienza la psicologia dei protagonisti (così da suscitare nel pubblico una forte e duratura empatia), è evidente l’enorme lavoro impiegato da Benioff, Weiss e Woo nel creare un prodotto televisivo di valore e per nulla superficiale. Il problema dei 3 corpi, infatti, si distingue come una serie valida e tenace, che affronta con coraggio la sfida di reinterpretare un capolavoro del genere fantascientifico.

In conclusione, seppur con qualche difficoltà, Il problema dei 3 corpi riesce a offrire agli spettatori un’esperienza autentica e coinvolgente che, al di là del suo estremo scenario immaginario e fantascientifico, oltre a invitare a riflettere sulle fragilità umane e sull’inestimabile valore della vita, evidenzia come anche la più piccola e innocente decisione, nelle mani sbagliate, possa inevitabilmente condizionare la storia dell’intera umanità.

La seconda stagione sarà in grado di risolvere le incertezze rimaste in sospeso e soddisfare le aspettative del pubblico?

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Annarita Farias
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