Jack Ryan di Tom Clancy, la recensione della quarta e ultima stagione della serie Prime Video

La stagione sarà disponibile su Prime Video a partire dal 30 giugno.

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Che Jack Ryan fosse uno show senza i requisiti necessari per una lunga durata lo si era già intuito. La differenza di tono e presa emotiva tra la notevole prima stagione e le pur accettabili successive era fin troppo evidente. I sei episodi che arrivano a chiudere definitivamente le avventure dell’agente della CIA inventato da Tom Clancy confermano che davvero lo show non aveva più nulla da dire.

 

Jack Ryan di Tom Clancy, la trama

Questa volta l’eroe senza macchia interpretato da John Krasinski deve sventare un traffico di stupefacenti che coinvolge Messico, Myanmar e molto probabilmente anche alcuni dei suoi predecessori e colleghi all’interno dell’organizzazione a stelle e strisce. Ad aiutarlo il solito James Greer interpretato da Wendell Pierce, Mike Novembre nella persona di Michael Kelly e Betty Gabriel nel ruolo di Elizabeth Wright. Nuova entrata invece Michael Peña in un ruolo di cui preferiamo nno rivelare troppo.

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Il confronto tra le prime otto puntate dello show realizzato per Prime Video e queste ultime sei si rivela piuttosto impietoso, e dispiace veramente scriverlo poiché eravamo rimasti sinceramente sorpresi dall’efficacia e dalla tensione che Tom Clancy’s Jack Ryan Season 1 ci aveva regalato. Nel caso della quarta stagione quasi tutti gli stilemi narrativi e il gioco del cambio di ambientazioni vengono riproposti con una stanchezza e un’ovvietà di fondo evidenti. Continuare a riproporre lo stesso meccanismo per quattro stagioni, senza veramente ai tentare soluzioni estetiche o contenutistiche differenti, alla lunga ha logorato il giocattolo in maniera inesorabile.

Siamo lontani della qualità della prima stagione

E il problema maggiore è che tutti i partecipanti sembrano comprenderlo pienamente, primo tra tutti un Krasinski svogliato e retorico, lontano anni luce dal personaggio febbrile e logorato dal senso del dovere che avevamo amato all’inizio di questo percorso. Se hai un attore protagonista il quale non crede più nel ruolo che interpreta, diventa praticamente impossibile mantenere in piedi la credibilità di un thriller d’azione. Sotto questo punto di vista il Tom Cruise della saga di Mission: Impossible, a cui Jack Ryan chiaramente si ispira mantenendo le dovute distanze, risulta un esempio lampante e da imitare. mancando quella dedizione, quella voglia di spingersi oltre i propri limiti per offrire al pubblico spettacolo e tensione, ecco che il castello di carte è destinato a crollare. Come avviene appunto con lo show di Amazon Prime Video.

Tutto da buttare dunque in questa quarta stagione di Tom Clancy’s Jack Ryan? Verrebbe da rispondere di sì. Basta vedere anche la pochezza con cui vengono sviluppati i personaggi di contorno come la ritornante Cathy Mueller interpretata da Abbie Cornish o il villain impersonato dal sempre solido Michael McElhatton. Ovviamente ci sono momenti riusciti e qualche buona sequenza di genere nel corso delle sei puntate finali. Nulla però che possa bastare a risollevare le sorti di uno show che avrebbe meritato una sorte diversa, visto quanto bene era partito.

Se avete amato il Jack Ryan della prima stagione e gli siete comunque rimasti fedeli nelle due successive -le quali, meglio ribadirlo, non erano affatto male – rimarrete piuttosto delusi da questo commiato in sei episodi. Si ha la sensazione che tutti, ma proprio tutti, volessero chiudere la produzione il più in fretta possibile, accontentandosi di portare a casa un “compitino” tanto inappuntabile quanto, a conti fatti, davvero inerme. Peccato davvero.

Sommario

Se avete amato il Jack Ryan della prima stagione e gli siete comunque rimasti fedeli nelle due successive -le quali, meglio ribadirlo, non erano affatto male - rimarrete piuttosto delusi da questo commiato in sei episodi.
Adriano Ercolani
Adriano Ercolani
Nasce a Roma nel 1973. Laureato in Storia e Critica del Cinema alla "Sapienza", inizia a muovere i primi passi a livello professionale a ventidue anni, lavorando al tempo stesso anche nel settore della produzione audiovisiva. Approda a Coming Soon Television nel 2006, esperienza lavorativa che gli permette di sviluppare molteplici competenze anche nell'ambito del giornalismo televisivo. Nel 2011 si trasferisce a New York, iniziando la sua carriera di corrispondente di cinema dagli Stati Uniti per Comingsoon.it e Cinefilos.it - È membro dei Critics Choice Awards.

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