Ramy 2: recensione della serie di e con Ramy Youssef

Youssef è uno stand-up comedian che da uno spunto autobiografico ha costruito una storia e una serie di grande successo

Ramy 2 recensione serie tv

Il 6 agosto arriva su StarzPlay la seconda stagione di Ramy, la serie Hulu che ha già conquistato un Golden Globe per la migliore performance maschile in una serie comedy ed è candidata a tre Emmy Awards, scritta, interpretata e diretta dallo stand-up comedian Ramy Youssef.

 

Youssef fa parte di quella schiera di comici americani che, partendo da uno spunto autobiografico, hanno realizzato una serie tv che racconta le idiosincrasie di un’esistenza “di mezzo”. Lui è infatti un americano del New Jersey di origini egiziane e per tanto vive tutti i giorni le contraddizioni che affronta chi si trova a cavallo tra due culture e vorrebbe che queste coesistessero pacificamente nella propria vita.

Ramy, dove eravamo rimasti

Nella prima stagione di Ramy, lo stand-up comedian ha raccontato proprio questa difficoltà, adottando il tono della commedia ma senza evitare gli argomenti spinosi, spiattellandoli davanti agli occhi dello spettatore in maniera totalmente disarmante. La seconda prende il via poco dopo il finale della prima, Ramy Hassan (Youssef) ritorna dal suo viaggio in Egitto gravemente depresso. Aveva sperato di connettersi con la sua spiritualità e la sua famiglia e invece ha finito per andare a letto con sua cugina. Ora è tornato a casa nel New Jersey e tutto quello che riesce a fare è masturbarsi mentre mangia caramelle gommose.

D’improvviso, stimolato anche dagli amici, decide di dedicarsi a diventare un musulmano migliore. Questa è la premessa della seconda stagione di Ramy, che non mancherà di offrire spunti di riflessione ma anche di presentarsi come un lavoro più maturo di Youssef, rispetto al primo ciclo che comunque era caratterizzato da una certa leggerezza.

Mahershala Ali guida spirituale

Guest star della stagione è il due volte premio Oscar Mahershala Ali, che interpreta il leader spirituale di Ramy con un’eleganza rara e con una gravitas che smorza quasi completamente quella che sembra un’inettitudine patologica del protagonista. Ramy si rivela un discepolo estremamente distratto, desideroso di fare la cosa giusta ma carente di motivazione concreta. E come accade nel primo ciclo, le vicissitudini del protagonista sono solo l’inizio di un racconto che, pur seguendo dei binari orizzontali lungo tutta la stagione, trova spazio in una struttura verticale che approfondisce anche con cattiveria i temi più disparati, dalla condizione della donna, all’antisemitismo, fino al problema dei veterani di guerra e del loro ricollocamento nella società.

La seconda stagione di Ramy è orientata verso una nuova considerazione della religione, rispetto al primo ciclo di episodi. Se lì si aveva la sensazione che il senso di colpa e vergogna fossero i principali compagni di Ramy, in questa sede, attraverso la figura di Ali, il personaggio comincia ad intraprendere un percorso personale che intende la religione come una strada che porta alla comprensione, verso un altro modo di intendere gli essere umani e i rapporti tra di essi.

Ramy 2 incupisce i toni e innalza i temi

Ramy — “frank in the future” – Episode 208 — Ramy (Ramy Youssef) and Zainab (MaameYaa Boafo). (Photo by: Craig Blankenhorn/Hulu)

Il principale pregio della serie è che porta i suoi personaggi ad avere esperienze universali, disancorate dal contesto etnico e religioso, ma allo stesso tempo affronta con schiettezza e un certo grado di cinismo problematiche quali l’islamofobia o l’ostilità verso gli immigrati. Lo show è pieno di personaggi sgradevoli ma anche pieno di un’umanità appassionata e proprio questa moltitudine di gradazioni dell’essere umano rende la serie rappresentativa, inclusiva, vicina a chiunque, anche oltre i confini degli Stati Uniti.

Ramy è un personaggio irrisolto, la sua religione non gli offre risposte, anzi gli pone domande che restano aperte sempre con un tono scomodo, divertente, continuamente alla ricerca di quello stupore verso l’uomo e la vita che il protagonista porta stampato sul suo volto.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
ramy-2-ramy-youssefRamy è un personaggio irrisolto, la sua religione non gli offre risposte, anzi gli pone domande che restano aperte sempre con un tono scomodo, divertente, sempre alla ricerca di quello stupore verso l’uomo e la vita che il protagonista porta stampato sul suo volto.