The Crowded Room, recensione della serie con Tom Holland

The Crowded Room recensione

Ispirata dal romanzo-verità The Minds of Billy Milligan, pubblicato nel 1981 da Daniel Keyes, la nuova serie prodotta da Apple TV+ intitolata The Crowded Room dovrebbe rientrare nella categoria del cosiddetto thriller psicologico. Abbiamo scelto di adoperare il condizionale poiché anche dopo averla vista facciamo ancora fatica a decidere di cosa si tratti veramente. Il problema non sta tanto nel doverla affrancare a un genere specifico, quanto nel fatto che a qualsiasi di essi lo show scelga di avvicinarsi lo fa con una debolezza narrativa e nel tono da renderlo pressoché inutile.

 

The Crowded Room, la trama

Partiamo col raccontare l’ossatura della trama: nel 1979 il giovane Daniel Sullivan (Tom Holland) si rende colpevole di un atto criminoso nel centro di Manhattan. Una volta arrestato, il ragazzo inizia a essere interrogato da Rya Goodwin (Amanda Seyfried). L’impalcatura delle varie puntate si regge sui colloqui tra i due protagonisti, in un percorso a tappe temporali che avvicina lo spettatore alla verità su quanto successo ma anche sul passato doloroso di Daniel.

A poche settimane dall’uscita di Città in fiamme, un’altra serie ambientata nella New York del passato. Che Apple TV+ sia a corto di idee? La politica di adattare testi letterari in show televisivi ha pagato enormi dividendi a livello artistico a questa piattaforma di streaming, ma negli ultimi mesi questa stessa politica sta inflazionando il palinsesto con produzioni non all’altezza di quelle passate. Al timone di The Crowded Room troviamo il creator Akiva Goldsman, premiato con l’Oscar più di vent’anni fa per l’adattamento di A Beautiful Mind. Ebbene, quel piccolo grande “miracolo” di script realizzato per il biopic diretto da Ron Howard in questo caso proprio non riesce. Tutt’altro. Il problema è non è tanto che già dal trailer si può chiaramente intuire quale sia il twist su cui verte il duello psicologico tra i due personaggi principali. Il nocciolo della questione sta nel fatto che lo sviluppo narrativo per arrivare a tale scoperta è pressoché inesistente, dilatato a dismisura dentro una messa in scena come sempre accurata nella ricostruzione quanto mai veramente capace di interessare lo spettatore.

Il valore di un attore

Talvolta il valore di un attore emerge quando riesce ad elevare il tono di una produzione pur non avendo a disposizione un personaggio stratificato, o ancor meno una storia che catturi l’attenzione dello spettatore. In caso contrario, e tale purtroppo è il caso di Holland e della Seyfried, vengono esplicitati i limiti stessi dell’interprete, soprattutto quando si tratta di presenza scenica. Se però l’attrice candidata all’Oscar per Mank dimostra almeno la necessaria adesione al ruolo di Rya, Holland invece fallisce nel dotare Daniel di appigli che lo rendano interessante. Il fatto che in precedenti film fuori dall’universo di Spider-Man abbia regalato buone interpretazioni – pensiamo soprattutto a Heart of the Sea di Ron Howard – ci lascia sperare che possa maturare col passare del tempo per raggiungere livelli artistici più alti. Fatto sta che la sua prova in The Crowded Room testimonia comunque che una discreta quantità di lavoro deve ancora essere fatta. Nota di demerito va anche attribuita a Sasha Lane, la quale si sta facendo troppo incasellare nello stereotipo della donna problematica e fuori dagli schemi. Anche in questo caso l’attrice ha in passato dato prova di talento, speriamo riesca presto a dimostrare anche la propria versatilità.

Rimane piuttosto difficile trovare un motivo per consigliare The Crowded Room, show che fin dal pilot stanchissimo dimostra una debolezza evidente nel compattare la propria storia. Dalla falsa partenza la serie non si risolleva praticamente mai, a parte un paio di sequenze di discreta efficacia nelle ultime due puntate. ma davvero troppo poco per risollevare le sorti di un prodotto in cui nessuno sembra aver creduto mai veramente troppo.

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