Totenfrau – la signora dei morti, recensione della serie Netflix

Totenfrau-la-signora-dei-morti-recensione
Totenfrau - Folge 1 - Crediti STEPHAN BURCHARDT

In arrivo su Netflix dal 5 gennaio, Totenfrau – la signora dei morti è una nuova serie tv austriaca tratta dal romanzo di Bernhard Aichner. L’autore ne ha già scritta una trilogia e le sei puntante della prima stagione riguardano, naturalmente, soltanto il primo libro, che ha venduto centinaia di migliaia di copie ed è stato tradotto in trenta paesi. La sceneggiatura è stata redatta da Barbara Stepansky, Wolfgang e Benito Mueller, mentre la regia è di Nicolai Rohde.

 

Totenfrau – la signora dei morti, la trama

Girata interamente tra le Alpi e ambientata in un paesino gelido e inabitato vicino a Innsbruck, la storia ruota attorno alla vendetta che Blum (Anna Maria Mühe) cerca di mettere in atto dal momento in cui suo marito Mark (Maximilian Kraus) muore in un incidente stradale davanti ai suoi occhi, a due metri dal portone di casa loro. Mark era un poliziotto molto benvoluto, soprattutto dal suo caro amico e collega Massimo (Felix Klare), perciò Blum non riesce a spiegarsi la ragione di un tale evento: improvviso e traumatico. Proprietaria dell’impresa di pompe funebri ereditata dai suoi genitori, diventata vedova, inizia una ricerca di risposte frenetica e serrata, con metodi decisamente poco ortodossi, potendo però contare sulla fedeltà e l’aiuto del suo collaboratore Reza (Yousef Sweid). E nel frattempo continua a ricoprire il proprio ruolo di mamma di Nela (Emilia Pieske) e Tim (Lilian Rosskopf), anche grazie al supporto del suocero Karl (Hans Uwe Bauer).

Totenfrau – la signora dei morti, è dunque un thriller con tempi stretti e forsennati, dai quali si scoperchiano segreti, doppie vite e una violenza glaciale come i nevai perenni che incombono sullo sfondo di ogni inquadratura in esterno.

La protagonista è una giustiziera che investiga con acume e senza la minima pietà, mossa dalla rabbia e da quella giusta quantità d’incoscienza che la spingono ad annientare le perfidie dell’animo umano: maschile, ad esser precisi. Una figura che ormai si vede da lungo tempo, assetata da un desiderio furente di regolamento di conti, che è fatta solo della propria motivazione, senza sfumature di sentimenti, priva di remore o esitazioni.

Totenfrau
Totenfrau – Folge 5 – Crediti Netflix

La brutalità come principale interesse dello sguardo

La brutalità e le bestialità messe in scena appiattiscono, infatti, il racconto diventandone quasi il punto di massimo interesse dello sguardo narrante. Ecco che Blum usa la stessa identica efferatezza dei mostri a cui dà la caccia, non regalando niente di sé , se non il compimento di singole missioni suddivise per tappe, proprio come in un videogioco. Persino i personaggi maschili “buoni” sono vittime delle stesse caratteristiche, ma al contrario: procedono con una disponibilità e una bontà continuative, che paiono non subire variazioni né intaccamenti da nulla di quel che accade loro intorno.

Totenfrau – la signora dei morti risulta alla fine essere un racconto ben impostato, dove i singoli fatti che si sviluppano e si snodano destano interesse e curiosità, per quanto con poche sorprese spiazzanti e inaspettate, ma che in fondo rispettano i canoni del genere di cui si fanno esecutrici. Da questo punto di vista si respira, evidentemente, che il romanzo ha un buon impianto di partenza, anche per quello che riguarda la costruzione dell’ambiente e dell’idea sui profili dei personaggi coinvolti nella storia: una su tutti la multimilionaria Johanna Schönborn (Michou Friesz).

Ma resta, di fatto, un prodotto che cattura poco e, nel tentativo di provare a dare una protagonista con qualcosa di nuovo, finisce con l’eseguire esattamente quel che ci si aspetta. Unico punto che sprona nel dare seguito alla successione delle puntate, è scoprire chi sia davvero l’assassino. In tal senso rimane sempre efficace fare leva su una delle cose che più rapiscono l’attenzione della specie umana: stuzzicarne la morbosa indiscrezione.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Samanta De Santis
Articolo precedenteJeremy Renner: L’ufficio dello sceriffo rivela maggiori dettagli sull’incidente
Articolo successivoDCU: quali film dovrebbero costituire la Fase 1?
totenfrau-netflixUn prodotto che cattura poco e, nel tentativo di provare a dare una protagonista con qualcosa di nuovo, finisce con l’eseguire esattamente quel che ci si aspetta. Unico punto che sprona nel dare seguito alla successione delle puntate, è scoprire chi sia davvero l’assassino. In tal senso rimane sempre efficace fare leva su una delle cose che più rapiscono l’attenzione della specie umana: stuzzicarne la morbosa indiscrezione.