Patrick Melrose: recensione dell’episodio con Benedict Cumberbatch

Patrick Melrose recensione serie tv

Dal ciclo di romanzi I Melrose, è in dirittura d’arrivo la miniserie Patrick Melrose. La serie, firmata da David Nicholls (Un giorno) e interpretata da Benedict Cumberbatch (in veste anche di produttore esecutivo) si appresta a debuttare, in Italia, su Sky Atlantic il 9 luglio. Cinque puntate di cui ogni episodio è l’adattamento di un volume diverso all’interno del ciclo. Cinque puntate ambientate ognuna in una decade diversa della travagliata vita di Patrick Melrose.

 

La serie, scritta da Nicholls e diretta da Edward Berger è un adattamento dei romanzi semi autobiografici di Edward St.Aubyn: la storia di un uomo, di elevata estrazione sociale, vittima dei propri demoni, perso nella sua dipendenza che cerca di trovare una via per la redenzione.

Patrick Melrose è un tossicodipendente, un uomo allo sbando, incapace di controllare ogni sua azione, incapace di dominarsi. E l’improvvisa morte del padre, protagonista dei ricordi più traumatici della sua infanzia, non è che un passo ulteriore verso il baratro, verso il collasso totale. Forse, uno dei momenti più difficili per una nuova serie è quello di creare un feeling con il pubblico, una tacita intesa che si sviluppi in un vivido interesse verso la serie tutta. Con Bad News, il protagonista viene presentato al pubblico, il pubblico viene da subito trascinato nella vita del protagonista.

La sua autodistruzione (e ciò che ha contribuito a dargli lo start) viene raccontata attraverso i suoi pensieri, tramite i suoi frenetici e farneticanti dialoghi interiori. Ogni aspetto della sua vita ha impattato contro ogni tipo di droga a alcool, si è assuefatta a loro, tiranni senza pietà e senza sosta, autori di un cortocircuito che non vede fine. Un cortocircuito nato da una crudeltà perpetrata per anni, e in molteplici forme, dai protagonisti della sua infanzia: una crudeltà che Patrick continua ad autoinfliggersi nonostante la continua ricerca della salvezza.

Gli auspici di Patrick sono buoni, il percorso verso la redenzione è presente ma quando una fitta nebbia non rende visibile la strada, diventa facile perdersi. Perdersi nei meandri della propria mente, convinti che, in fondo, vivere in un egoistico limbo non è tanto male. Eppure Patrick, nei momenti di lucidità, ci prova, prova a rinsavire, a cercare di riconquistare quella voglia di vivere da tempo negata (da se stesso e dagli altri). Ogni goccia di sudore, ogni tremolio di mani, ogni crampo allo stomaco diventa prova della sua battaglia interiore, di ogni sfida verso i suoi demoni (psichici e sostanziali), di ogni tentativo di affrontare la lucidità e di accettare la realtà e le notizie che essa porta.

Ed è sempre quella voce narrante interiore che sottolinea il dramma di fondo e tutto quello che il protagonista vive, una voce che non può fare a meno che attirare il pubblico e farlo scivolare giù nella psiche di Patrick. Patrick Melrose è una serie che si crea uno stile tutto suo, black humor pungente incluso, facendo sì che lo spettatore si avvicini al protagonista, che possa provare pietà sia per lui che per le crudeltà subite e compiute.

Sebbene questi temi siano stati già trattati più volte con diverse realizzazioni cinematografiche e seriali (Trainspotting è l’esempio lampante), Patrick Melrose si discosta totalmente dai suoi precedenti, imponendosi come impostazione e narrazione uniche. Una serie che è composta da una squadra vincente, dunque, della quale non si può fare a meno di focalizzarsi sul suo quarterback. L’eclettismo e la versatilità di Benedict Cumberbatch ben si prestano all’interpretazione di uno dei ruoli più importanti della sua carriera. La sua non è un’imitazione ma un vero e proprio calarsi nella psiche del personaggio, portatore di pensieri, manifesto di stati d’animo in continuo conflitto.

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