The Bear: recensione della serie su Disney+

Su Disney+ è arrivata The Bear, la serie che mostra tra sarcasmo e drama il lavoro sporco (letteralmente) di un grande cuoco.

The Bear recensione

Vi siete mai chiesti se esista davvero una cucina come quella di Hell’s Kitchen? O se i piatti lanciati da Carlo Cracco Masterchef siano solo un’imitazione grottesca di quello che accade nelle cucine stellate? Bene, The Bear prende la volgarità e l’aggressività dei più celebri programmi di cucina (da quello di Gordon Ramsey Cucine da Incubo) e ci costruisce attorno una storia. Lo show Disney+ creato da Christopher Storer e firmato FX è un racconto satirico e graffiante, ricco di tutto ciò che serve in cucina: è tagliente, amaro, colorato e… invitante!

 

The Bear: ascesa, caduta e risalita di un grande chef

the bear recensione Carmen Berzatto (Jeremy White) è un giovane e talentoso chef: parlano di lui le più importanti riviste di cucina e ha addirittura lavorato al Noma, il celebre ristorante stellato danese. In seguito alla morte del fratello Michael, Carmen abbandona la sua carriera per sostituirlo al The Original Beef of Chicagoland, la tavola calda di famiglia. Lo chef piomba in una cucina lurida e sgangherata, in cui manca l’organizzazione e i dipendenti sono svogliati e arroganti. Nonostante ciò, Carmen prova a migliorare il metodo di lavoro. Per prima cosa, assume Sydney (Ayo Edebiri), una giovane chef brava almeno tanto quanto lui. Inizia così una lunga guerra civile a The Original Beef: gli innovatori ambiziosi Carmen e Sydney si scontrano costantemente con una brigata conservatrice, guidata dal gestore (e cugino di Carmen) Richie (Ebon Moss-Bachrach).

Il lato gangster di The Bear

The Bear

The Bear è una serie che parla di cucina: ricette, ingredienti, preparazioni, passione, talento. Tuttavia, nello show c’è anche un importante lato grottesco e gangster. Per prima cosa, l’ambientazione: siamo in un quartiere di Chicago, periferico e malfamato. The Chicago Beef non è un posto tanto più accogliente: slot machine che attirano nerd e ludopatici, cucina sudicia, macchinari decadenti. C’è un lato sporco nella serie che contamina gli ambienti e i personaggi. I quartieri e le location sono squallidi e nessun personaggio è totalmente buono, anzi: tutti parlano in modo scurrile, agiscono con rabbia e arroganza.

Il cast di The Bear

the bear attori

Come in un gangster movie che si rispetti, anche in The Bear non può mancare il richiamo allo scontro tra immigrati e… il rimando alla malavita. Il protagonista e il cugino hanno origini italiane e, come sappiamo bene, nell’immaginario stereotipato l’Italia si lega perfettamente tanto alla cucina quanto alla mafia. Anche gli altri personaggi, in particolare i membri della brigata, sono emblematici: provengono tutti da paesi diversi e, nell’insieme, danno allo show caoticità e colore. La serie cita quindi inevitabilmente alcuni cult movie e attinge a piene mani all’immaginario generato da questi, ma usa brutalità, scurrilità e crudezza in un contesto diverso: la cucina. Il tutto è condito da una buona dose di satira. Dal rabbioso cugino Richie alla sudamericana Tina, i tratti dei personaggi sono portati all’estremo, diventando allo stesso tempo metafora e parodia di una ben specifica categoria.

recensione the Bear Ayo Edebiri

Una nota di merito va a Ayo Edebiri, l’interprete di Sydney: l’attrice si cala nei panni di una chef giovane, ambiziosa e testarda, pronta ad affermarsi in cucina seppur ancora titubante e inesperta nel mondo degli affari. Il suo personaggio è speculare a quello del protagonista Jeremy White: i due condividono una storia molto simile e si alternano nel guidare l’azione. Sydney e Carmen, come d’altronde il resto del cast, sono molto testardi e funzionano bene solo quando vanno d’accordo. Con un rosa di personaggi simile, The Bear è uno show fatto principalmente di contrasti e lotte, scontri che superano divisioni sociali o cariche lavorative. Un’avvincente guerriglia tra pari.

Caoticità ai fornelli (e in regia)

Tutta la caoticità di The Bear è resa perfettamente dalla fotografia e dal montaggio. Immagini parziali, sghembe e iper saturate, unite in sequenze rapide formano collage variopinti e avvincenti. The Bear prende il dietro le quinte, i tempi che precedono e seguono l’apertura del locale e li porta al centro dell’azione: smonta e rimonta la catena di montaggio di una cucina, ne mostra gli ingranaggi, i problemi produttivi e, soprattutto, il lato umano.

In conclusione, The Bear è una serie originale e appassionante, che si serve del tema della cucina per parlare di lavoro, famiglia, soldi, morte. Affronta temi visti e rivisti, ma le modalità narrative e rappresentative sono tutt’altro che ordinarie.

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