Westworld: recensione della serie di Jonathan Nolan e J.J. Abrams

Westworld recensione serie tv

I wonder if I’ve been changed in the night? Let me think: was I the same when I got up this morning? I almost think I can remember feeling a little different. But if I’m not the same, the next question is, Who in the world am I?

 

Mi chiedo se durante la notte io sia cambiata? Riflettiamo: ero la stessa quandomi sono svegliata stamattina? Mi sembra di ricordare di sentirmi diversa. Ma se non sono la stessa, la domanda successiva è, Chi sono io in questo mondo?

Sono le parole tratte da Alice nel paese delle meraviglie lette dall’androide Dolores Abernathy, (Evan Rachel Wood), in un incontro con uno dei suoi creatori in Westworld, la serie scritta fra gli altri da Jonathan Nolan e prodotta da J.J. Abrams (in onda dal 2 ottobre prossimo sulla HBO). Questo frammento dell’opera di Lewis Carroll, rappresenta una delle diverse chiavi di lettura, la paura del cambiamento e la sua necessità, di questo tv show che prende origine dal romanzo di Michael Cricthon regista anche dell’omonimo film del 1973 (titolo italiano, Il mondo dei robot). Westworld, ambientata in un futuro prossimo, racconta di un parco divertimenti, un mondo parallelo simile al “Vecchio West” ma popolato da androidi che, costruito da un gruppo di scienziati e di uomini di marketing, vuole offrire al genere umano una vacanza alternativa.

Westworld: nuovo affascinante promo della serie evento HBO

Se il confronto uomo-macchina può essere scontato, molto attuale è la ribellione di un “popolo” (di robot) sotto il controllo degli uomini, capace di intravedere nel cambiamento la libertà, al contrario dell’ottusità dell’essere umano che il cambiamento e la salvezza li ricercano nella finzione. Dolores è il segnale debole di questa mutazione, che fa immaginare un lento e inesorabile risveglio delle coscienze sotto gli occhi di chi li ha creati. Sono poi numerosi i riferimenti al turismo sessuale, alla violenza gratuita e al maltrattamento delle altre specie.

Westworld

In un certo senso Westworld mette  davanti agli occhi dello spettatore, con un approccio mainstream,  un Far West del terzo millennio. Il budget produttivo, a differenza di quello a disposizione di Chricton nel 1973 (1.2 milioni di dollari per 30 giorni di riprese), è cospicuo, 54 milioni di dollari, e il cast a disposizione altisonante (oltre a Evan Rachel Wood ci sono Ed Harris, Anthony Hopkins), e una sceneggiatura costruita con grande abilità trasformano questa storia di fantascienza in una serie di alto storytelling.

La serialità (se “televisiva” si può ancora chiamare) continuerà a sorprendere quanto più riuscirà a scavare nella società, in ciò che viviamo nel quotidiano, intrattenendo. The Walking Dead si confronta con la sopravvivenza, House of Cards con il potere, Game of Thrones non è lontano da una Champions League. E Westworld ci mette di fronte a noi stessi, spesso incapaci di godere il presente e restii ad affrontare il futuro.

- Pubblicità -