Il giornalista e poeta
Mark O’Brien (John Hawkes), per aver contratto la
poliomelite in gioventù, è costretto a vivere in un polmone
d’acciaio dall’età di sei anni. La sua limitata capacità di
movimento, però, non gli impedisce di essere un uomo intelligente e
un professionista affermato, dotato, tra l’altro, di un certo senso
dell’umorismo.
Mark, però, giunto all’età di 38 anni, sente che manca qualcosa di fondamentale nella sua vita e si rende conto che il suo più grande desiderio, tanto legittimo quanto difficile, è quello di perdere la verginità. E così, calando un velo su alcuni tabù e facendosi aiutare dal suo migliore amico, Padre Brendan (William H. Macy), si mette in contatto con una terapista sessuale, Cheryl Cohen Greene (Helen Hunt).
Nei cinque incontri tra Mark e la donna, le Sessions del titolo, l’uomo non scopre soltanto il suo corpo e il sesso, ma si accorge che a sconvolgerlo davvero sono i sentimenti portati allo scoperto dalla vicinanza di Cheryl.
Il film, scritto e diretto da Ben Lewin, è un piccolo capolavoro che vede realtà e finzione intrecciarsi indistricabilmente: O’Brien, infatti, non solo è realmente esistito, ma The Sessions prende spunto direttamente da un suo articolo, intitolato On Seeing a Sex Surrogate.
“E il regista,
approcciando questa storia così toccante, fa avvicinare lo
spettatore ad una situazione e ad una malattia che non restano
ancorate sullo schermo ma lo attraversano, poiché lo stesso
Lewin, affetto da un’indisposizione fisica che lo costringe su
stampelle e su sedia a rotelle, riporta nel film la sua
condizione.“
Presentata in anteprima al Sundance Film Festival, la pellicola ha subito registrato dei pareri molto favorevoli e delle ottime critiche, rivolte soprattutto ai suoi interpreti; ma se William H. Macy, con il suo personaggio di reverendo decisamente atipico ed Helen Hunt, nei panni della bella e disinibita Cheryl, si confermano degli ottimi attori, è John Hawkes che, con enorme talento, riesce nella sfida di dare vita a Mark O’Brien attraverso il solo uso della voce e dei movimenti della testa.
The Sessions, nonostante la produzione e il percorso distributivo “indipendenti” può a buon diritto ritagliarsi un posto tra i grandi e, uscito negli Stati Uniti ad Ottobre e presentato al Torino Film Festival a Novembre, sarà sugli schermi italiani a partire dal 14 febbraio.
Un film agrodolce in cui lo humor stempera l’argomento drammatico, tre grandi attori danno corpo (ed anima) ad una sceneggiatura piana ma ben costruita e l’occhio di un regista particolarmente sensibile conferisce all’insieme una gran dose di umanità e una visione della vita non banale.
Sicuramente dei buoni presupposti. Probabilmente un film che andrebbe visto.