Nel cuore della Londra vittoriana, tra nebbia, sangue e palcoscenici teatrali, si muove l’ombra del Golem di Limehouse. Il film The Limehouse Golem (2016), diretto da Juan Carlos Medina e tratto dal romanzo di Peter Ackroyd, mescola finzione e realtà per creare un giallo gotico che intriga per la sua atmosfera cupa e l’intreccio labirintico.
Ambientato nel 1880, il racconto prende spunto da un’epoca segnata da profonde tensioni sociali e culturali, in cui il terrore di un assassino seriale si intreccia con il mondo dello spettacolo e dell’identità di genere. Ma quanto c’è di vero nella storia? E quanto è frutto dell’immaginazione letteraria?
Cosa succede nel film The Limehouse Golem
Il film segue l’ispettore John Kildare (Bill Nighy), incaricato di indagare su una brutale serie di omicidi avvenuti nel quartiere di Limehouse. I delitti, efferati e apparentemente privi di movente, hanno terrorizzato l’opinione pubblica, che ha ribattezzato il colpevole come “Golem”, una figura mitica del folklore ebraico.
Le indagini conducono Kildare a incrociare la storia di Elizabeth Cree (Olivia Cooke), una giovane attrice di teatro accusata di aver avvelenato il marito. In bilico tra realtà e finzione, la vita di Elizabeth si rivela intrecciata ai misteri del Golem e al mondo eccentrico del teatro musicale londinese. Le rivelazioni finali portano a un colpo di scena che ribalta ogni ipotesi iniziale.
The Limehouse Golem è basato su una storia vera?
Sebbene il film faccia riferimento a personaggi storici realmente esistiti – come Karl Marx, George Gissing e Dan Leno – la figura del Golem di Limehouse è una creazione narrativa. Il romanzo da cui è tratto il film, Dan Leno and the Limehouse Golem (1994), intreccia eventi fittizi con dettagli storici per costruire un thriller d’epoca convincente, ma privo di una base documentata nei fatti di cronaca dell’epoca.
La scelta di ambientare la vicenda nell’East End londinese, già noto per i crimini di Jack lo Squartatore, contribuisce a dare una sensazione di autenticità e mistero. Tuttavia, non esistono prove storiche di un serial killer noto come Golem né degli omicidi descritti nel film. L’operazione è dunque quella del pastiche letterario: evocare il vero per raccontare l’invenzione.
I riferimenti letterari e culturali nel film
The Limehouse Golem si muove abilmente tra storia e finzione, ma è soprattutto un omaggio alla letteratura gotica e ai racconti vittoriani. L’opera di Peter Ackroyd, autore del romanzo da cui è tratto il film, è nota per il modo in cui rilegge il passato culturale inglese con uno sguardo moderno. In questo caso, la struttura del romanzo e del film richiama le atmosfere cupe e ossessive dei racconti di Edgar Allan Poe e Wilkie Collins, mescolando mistero, introspezione psicologica e inquietudine urbana.
Particolarmente interessante è la figura del Golem, che proviene dalla tradizione ebraica dell’Europa orientale, e che viene qui reimmaginata come una metafora della paura collettiva e dell’identità nascosta. Il personaggio di Dan Leno, realmente esistito e famoso attore comico dell’epoca, viene utilizzato per costruire un ponte tra la cultura popolare e il lato più oscuro della società. Così, The Limehouse Golem diventa anche un’indagine su come la narrazione – teatrale, giornalistica o mitologica – plasmi la realtà.