Villaggio dei dannati: la spiegazione del finale del film

-

Villaggio dei dannati, uscito nel 1995, rappresenta uno dei titoli più discussi e anomali all’interno della filmografia di John Carpenter. Dopo aver rivoluzionato l’horror con opere come Halloween, 1997: Fuga da New York e La cosa, il regista affronta qui un progetto meno personale ma comunque perfettamente in linea con il suo interesse per il controllo, la paranoia e l’inquietudine del quotidiano. Il film segna inoltre uno degli ultimi lavori del suo periodo hollywoodiano prima del progressivo allontanamento dai grandi studi, confermando il suo sguardo disincantato verso l’America profonda e le sue paure latenti.

Il film è un rifacimento dell’omonimo classico del 1960 diretto da Wolf Rilla, a sua volta ispirato al romanzo fantascientifico I figli dell’invasione scritto da John Wyndham nel 1957. Carpenter mantiene l’impianto narrativo originale, incentrato su una misteriosa gravidanza collettiva che porta alla nascita di bambini dotati di poteri telepatici e intenzioni ambigue, ma lo rilegge con il suo stile visivo e tematico. Dove l’originale puntava su un’atmosfera più british e contenuta, Carpenter spinge verso un orrore più esplicito e perturbante, senza rinunciare a una riflessione sociale sul timore dell’alterità e sulla perdita di controllo delle comunità.

Villaggio dei dannati si inserisce perfettamente nel genere della fantascienza horror, mescolando atmosfere da invasione aliena con dinamiche da thriller psicologico. I temi affrontati sono molteplici: dall’angoscia per la maternità forzata al conflitto generazionale portato all’estremo, fino alla paura del diverso come minaccia incompresa. Carpenter utilizza i bambini come incarnazione dello straniamento, simbolo di un futuro che non appartiene più agli adulti e che si ribella al loro dominio. Nel resto dell’articolo analizzeremo nel dettaglio il finale del film, spiegando come si conclude la vicenda e quale messaggio emerge dallo scontro finale tra umani e “creature” superiori.

Villaggio dei dannati cast

La trama di Villaggio dei dannati

Nella tranquilla cittadina di Midwich, in California, un collasso collettivo colpisce l’intera popolazione. Al risveglio simultaneo dei cittadini, tutto sembra essere però nella norma e il misterioso evento rimane senza spiegazione. Ben presto, però, un ulteriore elemento insolito emerge. Dieci donne, tra cui alcune vergini, si rivelano essere rimaste incinta in modo inspiegabile. Il dottore locale, Alan Chaffee si interessa al caso, cercando di trovare una correlazione tra questa scoperta e il collasso generale. Per fare ciò, invita nella cittadina la dottoressa Susan Verner e con lei inizia ad indagare sul caso.

Nel frattempo, nove delle dieci donne partoriscono i figli portati in grembo, tutte nello stesso momento. La cosa più sconvolgente, però, sarà notare come crescendo i nove bambini si assomiglino sempre più tra loro. Essi hanno infatti tutti i capelli bianchi e gli occhi color ghiaccio. Inoltre, formano tra loro di loro delle coppie fisse, tranne David, rimasto privo della compagna, la bambina morta al momento del parto. Le stranezze non finiscono però qui. Questi nove ragazzi rivelano di possedere degli oscuri poteri, capaci di influenzare le azioni degli abitanti di Midwich. Il caos non tarderà a scatenarsi.

La spiegazione del finale del film

Il terzo atto di Villaggio dei dannati culmina nella crescente tensione tra gli abitanti di Midwich e i bambini misteriosi, dotati di poteri psichici e privi di coscienza. Dopo ripetuti episodi violenti che hanno portato alla morte di cittadini e all’allontanamento delle autorità scientifiche, la situazione precipita quando il dottor Alan elabora un piano drastico per porre fine alla minaccia. Il climax si raggiunge nella classe-barn dove i bambini si sono rifugiati: Alan, tramite la sua capacità di concentrarsi e creare una barriera mentale, tenta di mantenere nascosta la presenza della bomba contenuta in una valigetta. La tensione aumenta, poiché i bambini cominciano a sospettare del suo comportamento e la loro leader, Mara, dimostra tutta la sua potenza, scardinando la barriera.

Mentre Alan cerca disperatamente di salvare David, l’unico bambino dotato di compassione e diverso dagli altri, i bambini restanti scoprono la bomba. L’esplosione finale distrugge la classe e uccide tutti i bambini presenti, così come Alan, che sacrifica sé stesso per proteggere David. La scena è accompagnata dalla visione angosciante della violenza dei poteri dei bambini, ormai incontrollabili, e della devastazione che ne deriva. Jill, madre di David, lo tiene al sicuro all’esterno, simboleggiando la sopravvivenza di una scintilla di umanità e la possibilità di un futuro libero dalla minaccia sovrumana che ha dominato Midwich.

Villaggio dei dannati film

Il finale del film evidenzia come il sacrificio individuale e la scelta morale possano prevalere di fronte a un pericolo collettivo apparentemente invincibile. La morte di Alan e dei bambini “dannati” rappresenta la necessità di azioni drastiche per salvaguardare la società, ma allo stesso tempo sottolinea la tragedia di una nuova forma di vita che, pur essendo innocente nella sua essenza, è incapace di comprendere le regole e la moralità umana. La sopravvivenza di David, l’unico con una coscienza, serve a rafforzare l’idea che l’umanità e l’empatia siano elementi insostituibili per la convivenza.

Questo finale porta a compimento i temi centrali del film, come il confronto tra natura e civiltà, il pericolo dell’alterità incomprensibile e la responsabilità morale degli adulti di fronte a forze superiori. La distruzione dei bambini è dolorosa ma inevitabile, enfatizzando la tensione tra empatia e necessità, mentre la scelta di salvare David offre uno spiraglio di speranza. Carpenter utilizza la catastrofe finale per evidenziare l’inevitabile conflitto tra il potere incontrollabile e l’ordine umano, sottolineando il prezzo dell’ignoranza e della paura collettiva.

Il messaggio finale del film lascia dunque allo spettatore un misto di sollievo e riflessione. La sopravvivenza di David con Jill suggerisce che l’umanità, rappresentata dall’empatia e dalla coscienza, può emergere anche in mezzo alla devastazione. Al contempo, la tragedia di Midwich e la morte dei bambini simboleggiano il pericolo di forze che non possono essere comprese o controllate, invitando a una riflessione sul rispetto della vita, sui limiti della scienza e sulla responsabilità morale in situazioni estreme. Il film ci ricorda che la sopravvivenza e la moralità sono spesso intrecciate in modi dolorosi ma inevitabili.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
- Pubblicità -
 

ALTRE STORIE

- Pubblicità -