Li abbiamo incontrati a Roma,
quasi alla fine del loro viaggio. Sono Turi Finocchiaro e Nathalie
Rossetti, direttori artisti del Faito Doc Festival, dal 6 al 10
luglio tra Monte Faito e Vico Equense.
Ogni anno partono in macchina, dal Belgio, per andare a Vico Equense, insieme ai due figli. Quest’anno la loro macchina è una vera Arca, stracolma di bagagli, ma anche di manifesti, locandine e copie dei film che loro stessi selezionano per l’evento e materialmente trasportano a destinazione.“E’ un progetto nel quale crediamo moltissimo – spiega Nathalie – abbiamo portato avanti questa manifestazione per tre anni. Poi l’edizione 2010 non si è potuta realizzare e ci è dispiaciuto molto! Abbiamo pensato che se anche quest’anno non si fosse riuscito a portare a termine il Festival, l’idea sarebbe definitivamente morta, invece ci siamo riusciti, anche se con pochissime risorse, e stiamo avendo un sacco di pubblicità. Anche il Mattino ha parlato di noi!”.
– Questo è il primo anno che il Festival si svolge ad inizio luglio. Prevedete maggiore o minore partecipazione?
“E’ una scommessa. Ma insieme alla responsabile delle Imprese e Turismo, Rosaria Savarese, abbiamo deciso di anticiparlo, prima di tutto perché il programma degli eventi estivi a Vico è molto ricco ad agosto, poi perché ad agosto il festival diventa un’attrazione per i turisti di Faito, mentre noi vogliamo legarlo al territorio e alle persone del territorio”.
– Come mai quest’anno le proiezioni si dividono tra Faito e Vico centro?
“E’ un braccio di ferro con l’amministrazione (ride). In realtà ci dicono che proiettare i film a Vico sarebbe meglio perché si può raccogliere più gente, ma la nostra intenzione, la ragione che ci motiva a tornare qui ogni estate è proprio la bellissima montagna e vogliamo mantenere il festival in montagna.”
– In Italia il documentario è un genere considerato noioso perché si associa ai video naturalistici o didattici. Avete difficoltà a selezionare i documentari?
“Assolutamente, in realtà abbiamo sempre moltissime persone che ci offrono i loro prodotti. Siamo noi stessi registi di documentari e sappiamo quanto possano essere interessante, educativi e divertenti, senza essere noiosi. E’ una bella sfida, ma a noi piace così”.