Andrea Marotti si racconta tra film di genere e co-produzioni

Andrea Marotti

Andrea MarottiSiamo in un periodo storico del cinema in cui le produzioni cinematografiche stanno lavorando sulla ricerca di mezzi da impiegare nel processo produttivo. Il tema principale del dibattito moderno è sull’intervento delle tecnologie digitali e del loro utilizzo nei film. Questo si è accentuato nel momento in cui diversi registi famosi si sono schierarsi con o contro queste tecnologie.

 

Poco tempo fa, avevamo affrontato il tema delle produzioni cinematografiche. Quest’oggi vi proponiamo un intervista allo stesso giovane produttore italiano che ci ha illustrato in maniera dettagliata quali sono i principali ostacoli per produzioni di questo genere.

Andrea Marotti ha una casa di produzione, la Film Maker, con sede a Roma e specializzata in film di genere, dal thriller, all’horror fino al fantasy. Questa azienda è una produzione cinematografica indipendente che lavora molto in funzione di coproduzioni e la commercializzazione attraverso canali distributivi alternativi.

-Andrea, è vero o è leggenda che determinati aspetti, come l’ideazione di effetti visivi e mezzi di scena, richiedono una fase di produzione diversa?

<<È vero che la realizzazione di qualunque effetto visivo dovrebbe sempre iniziare con una accurata pianificazione e pre-visualizzazione. La cultura produttiva predominante ancora oggi nell’industria italiana e internazionale in relazione agli effetti visivi è quella del “lo aggiustiamo in post-produzione”, ovvero (…) concentrare tutta l’attenzione sulla preparazione delle riprese e di rimandare alla post-produzione e agli effetti visivi tutto quello che in ripresa non è perfettamente riuscito. Le nuove tecnologie digitali, se utilizzate in modo consapevole, consentono di realizzare delle pre-visualizzazioni,(…) molto accurate attraverso le quali il regista e il produttore possono prevedere il risultato dell’impiego di una tecnica piuttosto che di un’altra e possono quindi stabilire in anticipo quale è la strada migliore e più economica per arrivare all’effetto voluto. La difficoltà sta nell’inserire queste tecniche all’interno di una pipeline (flusso di lavoro) coordinata e funzionale, (…) senza alterazioni e perdite di informazione dalle pre-visualizzazioni, al montaggio fino agli effetti visivi.>>

-In un processo come questo, quali difficoltà si incontrano e come cambiano le aspettative del pubblico?

<<La principale difficoltà che incontriamo è di natura culturale: la maggior parte dei produttori non ha alcuna preparazione tecnica o tecnologica e quindi fatica a capire la portata dei benefici che l’approccio digitale può portare. È difficile cambiare la mentalità del “aggiustiamolo in post”.

D’altra parte invece le aspettative del pubblico sono sempre maggiori: nell’ultimo decennio i primi dieci maggiori incassi cinematografici a livello globale sono sempre stati film di effetti visivi. E quasi sempre questi film hanno innalzato il livello qualitativo e quindi l’aspettativa del pubblico.>>

-Dando una rapida occhiata a tutti i film che hai prodotto, si denota come nella tua filmografia ci sia una linea editoriale. Qual è il motore di base nell’accettare queste proposte?

<<La linea editoriale degli ultimi anni è stata determinata innanzitutto dalla presenza di effetti visivi e dalla possibilità di applicare l’innovazione tecnologica ai film che ho prodotto. Ma ovviamente trovare una bella storia e gli interpreti giusti, dal regista al cast fino alla crew, per raccontarla è sempre l’ambizione principale.>>

-Una delle caratteristiche fondamentali della Film Maker, sono le coproduzioni. La tua casa ha numerosi partner, in Italia, Argentina, Canada e molte altre ancora. Quanto valore hanno le collaborazione nei mercati internazionali?

<<Sono fondamentale. Le nostre partnership internazionali ci hanno consentito di finanziare progetti che il mercato italiano non avrebbe mai avuto né la forza né la volontà di realizzare. Lo stesso concetto lo stiamo applicando alla realizzazione di un network internazionale di effetti visivi, utilizzando le tecnologie e i software gestionali per consentire agli artisti digitali di non dover emigrare per poter lavorare su dei film di livello internazionale. Attraverso questo network siamo per esempio riusciti a lavorare alla realizzazione di effetti visivi di alto livello su dei film di produzione USA, ma dai nostri studi di Roma.>>

-Parlando nello specifico, Hidden 3D rappresenta la prima coproduzione italo-canadese per un film in 3D, come è stata l’esperienza nelle due realtà produttive?

<<Essendo anche il produttore del film ovviamente non ho avuto problemi ad applicare i concetti di design visualizzazione e pipeline digitale a questa produzione. Il risultato è stato che la stereografia del film risulta essere tecnicamente perfetta e che il film, pur nella sua relativa riuscita artistica, resta un piccolo capolavoro tecnico e produttivo.>>

-Stai per affrontare anche il genere di fantascienza avendo acquisito i diritti del classico a fumetti L’Eternauta. Puoi dirci di più al riguardo?

<<È sicuramente il progetto al quale sono più legato da un punto di vista emotivo e personale. La scomparsa del mio amico e coproduttore argentino del film, Oscar Kramer, ha lascito un grande vuoto che solo ora, dopo oltre un anno dalla sua scomparsa, sia io che i suoi soci argentini stiamo iniziando ad affrontare. È un film che si farà, ci vorranno ancora uno o due anni per vederlo nascere, ma sarà un grande progetto che lascerà una traccia indelebile.>>

-Hai coprodotto Dracula 3D di Dario Argento, che è stato selezionato anche per il Festival di Cannes 2012, quali sono state le difficoltà maggiori?

<<Dario è un grande artista che è abituato a realizzare le sue riprese di istinto, senza pianificazione ne limitazioni o costrizioni tecniche. Conciliare questo approccio puramente artistico alle necessità tecniche della stereoscopia e degli effetti visivi è stata sicuramente la sfida maggiore. I team della stereoscopia (DBW) e degli effetti visivi (Film Maker) hanno collaborato strettamente e insieme abbiamo sperimentato nuove soluzioni tecniche che hanno consentito a Dario di essere relativamente libero di girare quel che la sua arte e il suo istinto gli hanno suggerito.>>

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