anni felici banner Al cinema Adriano di Roma il regista Daniele Luchetti ha presentato assieme al cast il suo ultimo lavoro Anni felici, in sala dal 3 ottobre. Il film, in parte autobiografico, racconta la storia di una famiglia a metà anni ’70, del grande amore tra Guido (Kim Rossi Stuart) e Serena (Micaela Ramazzotti), che però vive di eccessivo attaccamento e ricatti sentimentali e aspira alla libertà, dei loro due bambini, involontari spettatori di tutto ciò che accade tra i genitori e del mondo che si muove attorno, in un periodo di grande fermento.

 

Parlare dei propri genitori non è facile, come s’è accostato a questo lavoro?

Daniele Luchetti: “Il film comincia dicendo “sono io”, mentre i titoli di coda ricordando che i fatti sono immaginari. La verità sta nel mezzo. (…) Il rapporto con mio padre (…) era stimolante, (…) ricordo il senso di collaborazione e complicità Lo stimolo verso la libertà d’espressione in casa nostra è stato quotidiano. (…) Il  film è un atto d’amore all’umanità dei miei genitori e a come sono stati in grado di vivere le loro passioni fino in fondo. C’è anche una parte che invece racconta cosa non c’è stato nella loro vita. (…) Lo spazio immaginario tra il desiderio di avere vite più piene e quello che non è stato, è in questo film”.

Come avete lavorato ai vostri personaggi?

Micaela Ramazzotti: “Per interpretare questa donna contraddittoria (…) e complessa (…), con un suo fascino profondo, una ferita nell’anima (…) sono partita dal suo sguardo della madre di Daniele (Luchetti ndr) (…) determinato, forte e intenso, in cui ho cercato di catturare qualcosa della sua profondità. Come regista, poi, Daniele vuole cogliere il momento. (…) Mi ha spronato a non aver paura di cambiare, perché in realtà, Serena sono dieci donne insieme. (…) Mi interessava molto interpretare una donna che tradisce, con la sua sofferenza, angoscia, paura. (…) Forse Serena è una femminista vera, che vuole essere libera e indipendente”.

Kim Rossi Stuart: “Ho accettato volentieri la sfida di un personaggio che sulla carta (…) correva un po’ il rischio di essere monolitico (…). Di conseguenza, abbiamo lavorato su questo aspetto. Mi sono sentito di fare proposte di caratterizzazione anche abbastanza estreme, attraverso le quali creare dei chiaroscuri e un’empatia con questo personaggio”.

C’è un po’ di nostalgia nel guardare a quegli “anni felici”?

D. L.: “Ho fatto il film non per nostalgia, ma per guardare il passato con curiosità, inventando anche molte cose che mi hanno aiutato a capirlo meglio”.

Guardando il film viene da dire: gli anni felici della pellicola

D. L.: “Nel giro di pochissimi anni non sarà più possibile girare in pellicola. (…) Per noi la pasta della pellicola è l’immaginario del cinema. Il digitale, nonostante alcuni indubbi vantaggi, (…) è una tecnologia molto nuova, ancora immatura e che (…) ci fa ripensare il modo di fare il cinema. Non so ancora capacitarmi del fatto che stiamo buttando nella spazzatura una delle cose più preziose dell’ingegno umano”.anni felici

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