Festival di Roma 2013 Alberto Fasulo presenta Tir

tir recensione festival di roma 2013Il regista Alberto Fasulo si cimento al cinema con Tir, film ambientato nel mondo un po’ nomade dei camionisti. Il film, distribuito da Taker Film, è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 gareggia in Concorso.

 

– Aspettavamo questo film con ansia, dopo il Rumore Bianco. Quel film parlava di un fiume che portava delle storie, qui c’è la strada che racconta una storia. C’è un legame tra le due cose? E’ un tuo gusto personale o è un caso?

“Non ci ho mai pensato. Sicuramente nella storia influisce il fatto che ci metta molto tempo a fare un film e che quindi intanto io mi muovo e procedo con la mia vita. Nel Rumore Bianco ho raccontato il rapporto tra il fiume e le persone e qui ho parlato di un rapporto tra il protagonista e il suo lavoro e una moglie lontana.”

– E’ possibile che la sceneggiatura in questo film abbia bloccato il tuo respiro più documentaristico?

“Non credo. Anzi lavorare al progetto è stata una sfida, soprattutto per l’empatia che si è creata dopo qualche giorno con il protagonista (Branko Zavrsan). E’ stato molto interessante lavorare sul confine tra la realtà e la finzione, e per me è stato fondamentale raccontare una storia immersa nella realtà. Ho fatto quattro anni di ricerche e quando poi ho incontrato Branko, è stato importantissimo non perdere il mio rapporto con la realtà.”

– Quanto tempo sono durate le riprese?

“Ci sono stati cinque anni di scrittura e di ricerca sul campo per cercare di capire cosa valesse a pena raccontare, cosa volesse dire crisi e cosa potesse essere funzionale a dire ciò che volevo far passare nel film. Cinque anni di riflessioni, ricerca e messa in scena.”

– Quanto è importante essere in prima persona dietro la macchina da presa e effettuare le riprese senza l’intermediazione di un operatore?

“Il fatto di dover stare dentro una cabina e di filmare io è preferibile per me perchè così non devo spiegare niente a nessuno. Mostro semplicemente quello che mi interessa. E’ un motivo fisico e etico: il posto dove mi pongo crea una connessione. Cerco di trovare la giusta distanza dalle cose che sto raccontando.”

La nostra foto gallery del Festival:

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