Hatching – La forma del male: intervista alla regista Hanna Bergholm

La regista Hanna Bergholm racconta la genesi e la lavorazione di Hatching - La forma del male, il suo primo lungometraggio al cinema dal 6 ottobre.

Hatching - La forma del male film

Arriva in sala dal 6 ottobre distribuito da Adler Entertainment il film horror finlandese Hatching – La forma del male, che ha per protagonista la ginnasta dodicenne Tinja (Siiri Solalinna), la quale desidera ardentemente compiacere la madre (Sophia Heikkilä) ossessionata dal successo e il cui popolare blog “Lovely Everyday Life” racconta l’esistenza idilliaca della loro famiglia. Al di là di questa facciata, quella di Tinja è però una famiglia tutt’altro che perfetta. Le cose iniziano poi a precipitare ulteriormente quando, dopo aver trovato un uccello ferito nel bosco, Tinja porta a casa il suo strano uovo, lo sistema nel suo letto e se ne prende cura finché questo non si schiude. Ciò che ne uscirà, dara il via ad un incubo che metterà ancor più a dura prova il rapporto di Tinja con i suoi famigliari.

 

Il film segna il debutto alla regia di un lungometraggio di Hanna Bergholm, affermatasi negli anni precedenti grazie ad alcuni cortometraggi di successo. Dopo aver presentato in anteprima il film al Sundance Film Festival nel gennaio del 2022, la regista ha intrapreso un lungo percorso per presentare il film in giro per il mondo, raccontando di più sull’origine del progetto e la sua realizzazione. “Tutto ha avuto inizio quando Ilja Rautsi, la sceneggiatrice del film, mi ha contattato dicendomi di aver avuto un’idea per un film. – racconta la registaLei aveva questo spunto narrativo di un ragazzo che si prende cura di un uovo da cui poi esce fuori un suo doppelgänger. L’idea mi attrasse da subito. Suggerii però di cambiare il protagonista in una ragazza, perché sono più interessata a raccontare storie di donne nei miei progetti“.

Hatching – La forma del male: un horror basato sul trucco e gli effetti speciali prostetici

Dall’uovo di cui Tinja si prende cura esce dunque una creatura molto particolare, che la regista ha deciso di realizzare ricorrendo all’utilizzo di un pupazzo animatronico, arricchito poi di particolari grazie alla CGI. Si tratta di una scelta non molto frequente ai giorni nostri, ma che ha consentito di ottenere interpretazioni molto più realistiche da parte degli attori che interagiscono con la creatura. “È stato molto diverte ma anche impegnativo lavorare con un pupazzo animatronico, ma ci tenevo davvero molto che la creatura fosse una presenza concreta sul set. – racconta la regista – Per questo ho contattato Gustav Hoegen (artista degli effetti speciali anche di film come La fabbrica di cioccolato, Prometheus e i nuovi film di Star Wars).

Lo ritengo il migliore e solo lui poteva dar vita in modo adeguato alla creatura che avevo in mente. Al momento delle riprese sul set c’erano 5 addetti intorno alla creatura che la animavano tanto nei movimenti quanto nelle espressioni facciali. Ma è stato un lavoro davvero impegnativo, perché ogni movimento doveva essere assolutamente preciso. È inoltre stato necessario ripetere le scene in cui la creatura è presente più e più volte, affinché tutto potesse essere coordinato e calcolato fino al minimo dettaglio”. “Per quanto riguarda il trucco prostetico – continua la regista – avevamo degli sketch su cui basarci e li ho mostrati a Connor O’Sullivan (candidato all’Oscar per il trucco di Salvate il Soldato Ryan e Il cavaliere oscuro). Lui e il suo team sono entrati nel progetto e hanno svolto un lavoro impressionante“.

Hatching - La forma del male Hanna Bergholm

Mostrare il meglio, nascondendo il peggio di sé

Al di là degli aspetti più orrorifici del film, Hatching porta avanti anche riflessioni su alcune importanti tematiche. In particolare, al centro di tutto vi è il modo in cui la madre della protagonista tenda a costruire una facciata di perfezione dietro cui si nascondono tuttavia le naturali imperfezioni di una famiglia. Ciò porta la donna anche a sviluppare un rapporto sempre più malsano con la figlia Tinja. Per la regista, il genere horror è il modo migliore per raccontare tutto ciò. “Volevo prima di tutto raccontare di come Tinja e sua madre avvertano mancanze a livello affettivo e di come questo le porti a cercare di colmare quel vuoto in modi ambigui. Tutto ciò le porta a sviluppare un modo d’essere raccapricciante, che ben poteva essere raccontato attraverso l’horror”.

Volevo in particolare mostrare – continua la regista – come questi personaggi cerchino di nascondere e reprimere le loro qualità negative. Ma più fanno così più queste diventano forti e grandi e prima o poi arriva il momento di dovercisi confrontare. Ed è un confronto che inevitabilmente lascerà delle cicatrici”. La regista ha poi confermato di essere attualmente al lavoro su un nuovo film, con la stessa sceneggiatrice di Hatching. “Al momento stiamo scrivendo un nuovo film incentrato su una coppia che ha da poco avuto un bambino e la madre inizia a sospettare che questo sia in realtà tutt’altro che umano. Sarà un film molto spaventoso, che racconterà delle difficoltà di essere madre”.

Hatching – La forma del male: il trailer del film

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