Hill of Vision: l’incontro con i protagonisti

Hill of Vision

È stato presentato a Roma Hill of Vision, il nuovo film di Roberto Faenza, prolifico regista, sceneggiatore e professore italiano che ha girato spesso anche negli Stati Uniti e che questa volta sceglie di raccontare «una storia incredibile, se non fosse accaduta davvero», come dice lui stesso: il racconto dell’infanzia del genetista premio Nobel per la scienza Mario Capecchi.

 

Hill of Vision è stato proiettato quest’anno in apertura al Bifest (Bari International Film Festival), prodotto da Elda Ferri e Milena Canonero, costumista che si è aggiudicata l’Oscar per quattro volte, è nato praticamente per caso, come racconta Ferri: «Sono stata io ad instillare in Roberto l’idea di girare questa storia. Ero in una sala d’attesa e leggendo una rivista mi sono imbattuta nella notizia che diceva che lo scienziato Mario Capecchi aveva regalato al museo di Kyoto un cappello. Il fatto mi ha talmente incuriosita che abbiamo deciso di partire, intervistarlo e conoscere cosa ci fosse dietro».

Prende la parola il regista, a cui stanno particolarmente a cuore le tematiche sulla formazione, anche e soprattutto quando attingono dalla storia: «Il punto focale che mi ha interessato di più e che ho voluto trasmettere ai miei giovani attori, è la fortuna che Mario ha avutoad incontrare i suoi zii quaccheri, scienziati, che capiscono che lui non è affatto stupido, come invece gli viene detto da tutti a scuola. Il fatto che i suoi adulti di riferimento credano in lui, gli dà la spinta per riprendere a vivere e diventare chi poi è diventato. Trovo che sia una storia talmente incoraggiante che debba essere per forza portata al cinema, e anche nelle scuole. Jona che visse nella balena è stato visto da un milione e mezzo di studenti, con Hill of Vision arriverò a due! », sorride soddisfatto Roberto Faenza che nella sua carriera può vantare una grande affinità nella direzione di giovani talenti: «De Sica sosteneva che fosse difficilissimo lavorare con i ragazzini, io invece penso che sia la cosa più semplice del mondo. Basta, però, trovare il bambino giusto. Sanno essere disponibilissimi, a meno che tu non vada contro qualcosa che proprio non vogliono fare. Con Lorenzo Ciamei e Sofia D’Elia non ho dovuto praticamente far nulla, andavano avanti da soli, non mi chiedevano nessun chiarimento, a differenza degli adulti che hanno sempre bisogno di capire tutto», spiega ridendo il regista.

Viene poi rivolta una domanda a Milena Canonero, che racconta la propria esperienza anche attraverso il rapporto con Faenza e Elda Ferri, che risale agli anni ’90 con Mio caro dottor Gräsler: «Non si tratta mai di fare solo dei “vestitini”, si comincia sempre col capire innanzitutto quale sia il film che vuole fare il regista. Quando scelgo di lavorare ad un progetto è perché è il soggetto a incuriosirmi. In questo caso l’amicizia che mi lega a Elda e Roberto non mi ha influenzata, perché era la storia stessa di Mario Capecchi a essere entusiasmante. Quando lo abbiamo conosciuto ci ha raccontato tanti aneddoti che non è stato possibile inserire nel film, ci vorrebbe quasi un seguito», dice scherzando Canonero, che rivela, tra l’altro, il suo importante coinvolgimento nella scrittura e lavorazione del film: «Non guardo mai se la produzione del film sia grande o piccola. Se trovassi qualcosa d’interessante in un Marvel potrei anche collaborare in uno di quei film», scherza Canonero con la sua proverbiale eleganza.

Faenza svela poi che il protagonista di Hill of Vision ha guardato il film in anteprima: «Mario Capecchi non ha commentato nulla perché ha pianto per due ore  mezza. Dopo un po’ ha solo detto che quella fosse la prima volta che qualcuno gli stava restituendo qualcosa. È rimasto molto colpito. Credo che sia stato il rapporto con la mamma ad averlo toccato di più. Lui a casa conserva ancora il baule con delle lettere appartenute a lei che ha scelto di non leggere, dopo tutti questi anni. L’aspetto più drammatico per lui riguarda il ricordo del padre. Ne ha memoria come se fosse un demonio, non ne vuol sentire parlare. È forse anche un tantino esagerato. Quello che lui ci ha sempre detto quando lo abbiamo intervistato, è che l’unica cosa della sua vita che veramente merita di essere raccontata è la sua infanzia. E credo che sia un insegnamento di grande conforto per i ragazzi di oggi, che spesso oggi sono totalmente abbandonati dalla società e i genitori non se ne occupano».

Quasi in chiusura, la costumista e produttrice Milena Canonero si lascia scappare la rivelazione di una nuova idea che sta prendendo forma nel cantiere del regista: «La nuova direttrice di Rai Cinema ci ha proposto di fare un film su Alda Merini, siamo stati seguiti nel progetto da Arnoldo Mondadori Jr che l’ha conosciuta. A luglio inizieremo con il set».

Hill of Vision uscirà in sala il 16 giugno.

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