
Sorridente, gentile, simpatico, ha lavorato per cinque anni al suo Neruda e odia che la gente gli chieda spiegazioni sul suo stesso film. “Non mi piacciono i registi che devono spiegare i loro stessi film” dice. Pablo Larraìn si presenta così a Roma, a presentare il film che ha esordito al Festival di Cannes quest’anno e in uscita il prossimo 13 ottobre in Italia in 80 copie, distribuito da Good Films.
Neruda,
candidato cileno alla cinquina del miglior film straniero agli
Oscar 2017, racconta del grande poeta cileno, politico di spicco
nell’immediato dopoguerra, e senatore comunista nel parlamento
cileno. Una realtà sociale, politica e artistica difficilmente
paragonabile a quella di oggi, come spiega Larraìn
stesso: “Nel ‘47, due anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, 10
anni prima della Rivoluzione Cubana, 30 anni prima del colpo di
stato in Cile, c’era un sogno. Il mondo era diverso, la società
cilena era modernista. Allende si era candidato tre volte e la
quarta volta doveva essere la volta Neruda. Ma lui ha
ceduto il posto ad Allende che è stato eletto. Sarebbe stato un
altro film, un’altra storia. Ma il confronto con oggi è difficile,
perché nel ‘47 più della metà del Pianeta era comunista, il
fascismo era stato sconfitto da poco.” E sull’approccio al
periodo storico, Pablo Larraìn ha spiegato:
“Quando fai un film d’epoca non puoi far finta di non sapere
che è successo dopo. Abbiamo il vantaggio della Storia, della
conoscenza di ciò che è stato. Questo è un film sul dopoguerra,
racconta di un Paese che sognava, un sogno che non si mai
realizzato perché quando Allende è andato al potere è stato per
poco tempo e poi è stato il turno del bastardo Pinochet.”
Nonostante la bellezza del film e del racconto cinematografico a metà tra biografia filmata e racconto fantastico, il regista si confessa sopraffatto dalla figura eroica del poeta: “Quando Neruda ha vinto il premio Nobel ha parlato di questo periodo della sua vita e della sua fuga, raccontando che non sapeva più se quel periodo l’ha vissuto, l’ha sognato o l’ha scritto. Il film è non è su una parte della vita di Pablo Neruda, ma sull’universo nerudiano. Sarebbe stato troppo vasto e un film era troppo poco per contenere tutto.”
Neruda: trailer italiano del biopic di Pablo Larraìn
Raccontare un uomo con una vita così ricca e complessa ha necessitato di una preparazione certosina, per stessa ammissione di Larraìn, che ha letto tanto e intervistato anche testimoni diretti: “Ho letto molte biografie, ho studiato tanto. Alla fine abbiamo scelto la sua autobiografia e abbiamo intervistato chi lo ha conosciuto. Ma la verità, venuta fuori da questi studi e ricerche è che Neruda era un ottimo cuoco, un amante della cucina, del vino, delle donne, era un diplomatico che ha viaggiato in tutto il mondo, un politico, era un senatore del partito comunista, il portavoce del partito. Un esperto di letteratura, amante delle lettere, un poeta trai più grandi, il più grande in Cile. Tutto questo mi ha spaventato, non sapevo come fare a raccontare una tale personalità in un film, poi però ho avvertito un senso di liberazione. In Cile Neruda è ovunque, nella terra, nell’acqua, tutti lo conoscono, ha scritto lui nostra terra, e io me lo porto nella pelle, nel sangue, nella carne. Questo film è il mio desiderio di fare un poema su di lui, qualcosa che lui stesso avrebbe avuto piacere di leggere.”
Ma come si coniuga, in Neruda, la duplice natura, per noi in contrasto, di poeta e politico? “Non puoi separare il poeta dal politico. Quello in cui lui è vissuto era un mondo diverso. Oggi, per esempio, immaginiamo un poeta americano che scrive poesia contro donale Donald Trump, nessuno penserebbe a lui come a un poeta, nessuno penserebbe a quel testo come poesia. ‘Il canto general’ è un poema scritto durante la fuga raccontata nel film. Nel poema parla ai suoi e dei suoi contemporanei politici, ed è un’opera letteraria a tutti gli effetti. Faceva parte di un’epoca in cui i poeti volevano cambiare il mondo e lui voleva che l’opera avesse un’influenza diretta su chi la leggeva. Io e la mia generazione non possiamo farlo perché il mondo è diverso.”
In No – I
giorni dell’arcobaleno, Larraìn ha
raccontato la comunicazione asservita alla politica, e anche in
Neruda la comunicazione e il potere che essa comunica sono legati.
In che modo la comunicazione influenza il mondo di oggi? “Nel
mondo di oggi il modo in cui si comunicano i messaggi è molto più
importante dei messaggi stessi.Qui ho cercato di vedere un
personaggio in un momento cruciale della sua vita. Il film infatti
non è solo una storia, ma anche un road-movie, un anti-biopic, un
western, un noir e offre riflessioni interessanti anche sulla
comunicazione.”