50 km all’ora: recensione del film con Fabio De Luigi e Stefano Accorsi

Il film arriva del 2 gennaio al cinema.

50 km all'ora film recensione

Guido e Rocco sono due fratelli che hanno vissuto per quasi 30 anni lontani l’uno dall’altro. Quando il padre muore, si ritrovano al suo funerale ed è l’occasione per i due di affrontare i demoni del passato. Ritrovano due vecchie moto scassate che si erano costruiti da ragazzini e decidono di fare un viaggio insieme attraverso l’Italia. I giorni trascorsi sulle due ruote aiuteranno i fratelli a chiarire i rancori e ad analizzare il loro rapporto. 50 km all’ora, il film diretto da Fabio De Luigi con Stefano Accorsi, è una rivisitazione italiana di 25 km/h, film tedesco diretto da Markus Goller, solo che qui ci troviamo in Italia e in particolare in Emilia-Romagna dove anche i luoghi sono protagoniste di un road movie che ci porta al passato della famiglia ma anche al presente, sperando in un futuro migliore.

 

50 km all’ora, la trama

Un lutto in famiglia, quello del padre, che serve da spartiacque nella vita di due fratelli così diversi ma anche così simili. Sono passati quasi 30 anni da quando Guido e Rocco e si sono separati, da quando il tradimento della madre ha portato alla separazione dei genitori e di una famiglia intera. Rocco è il figlio perfetto, il maggiore, caricato di tutte le responsabilità, che ha ereditato il lavoro di meccanico del padre ma non il suo brutto carattere. Rocco, infatti, è un uomo mosso da buone intenzioni anche se non sempre riesce a realizzarle e, allo stesso tempo, cova sentimenti repressi verso il fratello ma anche verso il padre che ho la screditato fino in punto di morte.

Guido, invece, dopo la separazione ha scelto di vivere con la madre e non sapremo mai la versione della sua storia, sappiamo solo che in età adulta è un manager che organizza eventi per crociere. Vive la sua vita itinerante, non sta mai nello stesso posto per più di un mese, ha relazioni occasionali ma ha anche un figlio, avuto proprio da uno di questi rapporti. Guido è l’eterno ragazzino, scappato da quelle colline emiliane dove si pascolano i campi per vivere al quale è mancata una figura di riferimento, come lo era suo fratello.

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Mio fratello (non) è figlio unico

In questi 30 anni di lontananza, mai un contatto tra i due fratelli che, adesso, si rivedono al funerale di un padre scontroso, burbero e anaffettivo. Rocco è scosso e caricato per l’ultima volta della responsabilità di organizzare tutto. Guido entra in scena a funerale iniziato scatenando l’ira del fratello, il motore di 50 km all’ora non è stato ancora acceso ma il film di De Luigi fino a questo momento, porta in scena una drammatica commedia nostrana. Il fattore di cambiamento, che darà inizio al vero viaggio del film è una lettera scritta in punto di morte dal padre dei due e indirizzata a Guido.

In quelle parole si legge quasi tutto il pentimento per aver rinunciato a quei 30 anni insieme, ma anche il perdono verso lui e la madre e una richiesta. Il defunto padre chiede di spargere le ceneri sulla tomba della ex moglie che si trova a Cervia. I due fratelli ci pensano un po’ ed ebbri dall’entusiasmo di questa avventura, come due bambini, decidono di partire con i loro motorini (due vecchi Ciao che gli ha costruito il padre meccanico). Qui ha inizio 50 km all’ora: un viaggio fatto di ricordi ma anche di rancori e cose non dette e taciute per oltre 30 anni che hanno fatto inaridire il cuore di Rocco. Questa avventura li porterà a vivere ogni genere di situazione, anche molto comica, come se fossero due adolescenti in viaggio dopo la maturità. Guido cerca di smaliziare Rocco e viceversa il fratello maggiore cerca di responsabilizzare il minore.

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L’emotività maschile

In 50 km all’ora c’è anche il disperato tentativo di mettere in luce l’emotività maschile che mai come nel film di De Luigi è repressa e nascosta. Non sempre però quello che l’altro ha da dire sarà accettato e in sella al motorino cercano di dialogare e confessare i sentimenti taciuti da 30 anni. Alla fine del film, dopo rocambolesche e allucinanti avventure, Guido e Rocco portano a compimento la richiesta del padre e proprio su quella tomba si salutano, promettendosi di rivedersi presto. Non c’è più rancore, non c’è più rabbia: tutto si è esaurito sulla sella di quel motorino simbolo di vecchi ricordi e di ricordi nuovi, motore di una nuova vita. Ma attenzione sempre al colpo di scena finale…

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RASSEGNA PANORAMICA
Lidia Maltese
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Lidia Maltese
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, classe 95. La mia vita è una puntata di una serie tv comedy-drama che va in onda da 27 anni. Ho lo stesso ottimismo di Tony Soprano con l'umorismo di Dexter, però ho anche dei difetti.
50-km-allora-recensione-del-film-con-fabio-de-luigi-e-stefano-accorsiUn'avventura tra le colline emiliane e l'emotività di due fratelli che ritrovano se stessi, l'uno nell'altro, dopo 30 anni. Comico e drammatico insieme Fabio De Luigi dà una nota di colore a un remake tedesco rendendo il film, un buon film.