“Vedrò con mio diletto
L’alma dell’alma mia, dell’alma mia
Il core del mio cor
Pien di contento, pien di contento”
Sono musica e parole di Antonio Vivaldi ad introdurre 99 Lune, il nuovo film di Jan Gassmann, con Valentina Di Pace e Dominik Fellmann, presentato nella sezione Acid di Cannes nel 2022 (dedicata al sostegno del cinema indipendente). Le immagini si susseguono, per circa 90 secondi; descrivono catastrofi naturali in atto. Presagiscono l’inarrestabile tumulto di un racconto pronto a deflagrare.
99 Lune: la trama
Dove si incontrano due anime sole? sembra domandarsi il regista. E quali sono gli spazi fisici o metaforici adibiti alla fioritura di un sentimento sconosciuto e impetuoso? La storia di Bigna e Frank, giovani socialmente agli antipodi, muove i suoi primi passi guidata dal caso. Lei, scienziata di 28 anni, è in procinto di trasferirsi in Cile per la messa a punto di un complesso meccanismo di prevenzione degli tsunami. Lui, 33 anni, lavora invece in un club, fa uso di droghe e conduce una vita dissoluta. Il loro primo incontro avviene in un parcheggio. Qui Bigna suole soddisfare i propri desideri carnali tramite giochi di ruolo erotici con anonimi; parentesi di “perversa” trasgressione che le consentono di fuggire dall’abitudinarietà del proprio stile di vita.
All’interno di questo grigio contenitore d’orgasmi le parabole esistenziali dei due si intersecano così con vigore, mascherando il quotidiano squallore di realtà insipide e tracciando le linee guida di un rapporto imprevedibile. Un rapporto destinato a protrarsi, interrompersi e riallacciarsi lungo il fluire degli anni.
L’amore lunatico
Alcune settimane or sono, analizzando l’esordio cinematografico di Emilia Mazzacurati, raccontavamo di una storia scandita dal lento succedersi delle fasi lunari. Come Billy anche Jan Gassmann volge lo sguardo al cielo; ma la luna, orologio celestiale di due narrazioni che null’altro hanno da spartire, assume per il regista svizzero una connotazione profondamente simbolica.
Non è un caso, dopotutto, che le imperfezioni del suolo lunare siano la prima immagine a schermo; o che l’influenza dell’astro sulle maree, come mostrato in incipit, sia un elemento centrale nella caratterizzazione della vita lavorativa della protagonista.
Il parallelismo costruito da Gassmann, inizialmente fumoso, si disvela poco a poco, con il passare dei minuti: così che la missione professionale di Bigna aderisca agli affanni della sua vita privata e l’imprevedibilità intrinseca delle calamità naturali divenga ben presto metafora di un rapporto che sfugge ad ogni intenzione o progetto. Emblema di un’esistenza lunatica in cui l’amore, scrive il cineasta nelle note di regia, “rimane una sorta di potere anarchico”; una forza dirompente che esula dai fiacchi tentativi umani di controllarla.
Sentimento o ossessione?
Se sia poi vero amore il fil rouge che connette le vite di Bigna e Frank non è facile a dirsi. Certo la storia del cinema è colma di relazioni appassionate d’ogni genere e “misura”. Dallo sdolcinato allo struggente. Dal melodramma, alla commedia. E il cadenzato “tira e molla” tra i protagonisti di 99 Lune segue tipiche coordinate di “genere”; le medesime, pur con le dovute differenze, secondo cui si muovono Noah ed Allie, William e Anna, Jack ed Ennis.
Il racconto tratteggiato da Gassmann conserva però il fascino dell’indefinito. Acquista e perde di intensità, si confonde, cammina sul baratro dell’ossessione, arrivando fin quasi a soffocare, per poi liberarsi nella fisicità selvaggia e liberatoria dell’atto sessuale. “Goditi il momento” implora Frank. Consapevole, forse, della fragilità dell’appartenersi. Consapevole della delicatezza del legame tra due anime che, nonostante tutto, danno solo l’illusione di toccarsi, come due mani divise dal vetro sottile del finestrino di un auto.
Tra le pieghe dello spaesamento
relazionale del film si cela però l’intuizione visivo-espressiva
del suo autore. In un presente in cui nudità e sessualità stanno
finalmente superando le dogane della censura, il desiderio e atto
di trasgressione del regista non è infatti da ricercarsi nel fare
esplicito del film, quanto nella sua incertezza semantica. Nella
fallibilità del sentimento amore tradizionalmente inteso; qui
sporcato, rimodellato e messo in discussione. Devastante come una
scossa di terremoto.