A letto con Gondry: recensione del documentario sulla vita del regista – #RoFF18

Il documentario ci racconta della vivace vita notturna del regista di Eternal Sunshine of the Spotless Mind.

A letto con Gondry film recensione

La parabola di un’insonnia, quella che Michel Gondry – come protagonista ma non dietro la macchina da presa – cerca di fare con il documentario A letto con Gondry diretto da Francois Nemeta. Un documentario dal taglio diverso, insolito e anche a tratti disturbante, mentre Gondry si gira e rigira nel letto in preda ad un’insonnia che ha il retrogusto di una crisi di mezza età. Presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle, il film racconta una notte, senza sonno, in preda ai sogni più folli, dove il regista parla dell’origine di alcuni dei suoi film più famosi. Da Eternal Sunshine of the Spotless Mind con Jim Carrey e Kate Winslet, Be Kind Rewind con Jack Black e L’arte del sonno con Gael García Bernal e Charlotte Gainsbourg. Pellicole che hanno a monte un processo creativo fuori dal comune e che Gondry ci rivela in questo documentario.

 

Il regista è poi invece tornato dietro la macchina da presa per presentare il suo nuovo film, Il libro delle soluzioni, che arriverà nella sale italiane dal 1° novembre distribuito da IWonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

A letto con Gondry, la trama

Dove andiamo quando sogniamo? Questa è la domanda di un piccolo Michel Gondry che fin dalla giovane età racconta, utilizzando l’espediente dell’insonnia, uno spaccato della sua vita. Un racconto intimo e personale di un uomo senza sonno, vittima della sua effervescente creatività che lo consuma. In preda ai turbamenti esistenziali, Gondry diretto ancora una volta da Nemeta entra nel vivo del racconto della sua vita in un documentario che rompe il classico racconto del genere. Frammentato e diviso per tematiche A letto con Gondry non segue un ordine classico ma traccia una linea attraverso i sogni raccontati dal regista.

Le digressioni sui sogni sono la parte più introspettiva del regista che si ritrova come bambino, adolescente e adulto. A ogni sogno trova un significato ma anche una ispirazione per farne animazioni in stop motion che mette a punto nelle sue notti senza dormire. Mentre prende vita tutto questo non manca però la parte di racconto sulla sua famiglia e sui suoi affetti in modo anche comodo, con toni leggeri. Un pregio che rende il documentario godibile nel suo insieme. Che mette al centro il suo lavoro e la sua libertà creativa e non si limita a una narrazione dei fatti in linea temporale.

I riferimenti al suo cinema

Diviso non in ordine cronologico, A letto con Gondry ci propone tra sogno e realtà dei riferimenti allo stesso cinema del regista. Dalle mani giganti di L’arte del sonno al concetto stesso di memoria e ricordi di cui parla nella sua opera più celebre, Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Il documentario arriva come dunque una sorta di epilogo che descrive il personaggio di Gondry. La prima parte che descrive il lavoro e la creatività del regista è stata presentata a Venezia durante la Mostra d’arte cinematografica. Un racconto però diverso perché il Gondry che lavora la mattina è diverso e più dinamico.

Nella sua versione notturna, come se in lui ci fossero due personalità, il regista è invece vittima della sua stessa creatività non riesce a spegnere il cervello, ritrovandosi vittima di sé stesso. Il riferimento al doppio è anche contenuto nei titoli di testa, che lui stesso crea in stop-motion, dove osserviamo un personaggio con due teste. Ma non sono però due teste contrapposte ma due facce della stessa medaglia. Raccontando anche questa parte di sé, Gondry pone dunque l’accento maggiore sul suo modo di lavorare e chiude infatti con una frase che descrive perfettamente il senso del documentario: “La creatività viene incentivata quando non c’è equilibrio”.

- Pubblicità -