Avatar – La via dell’acqua: la recensione del film di James Cameron

In sala dal 14 dicembre, il film è il tanto atteso sequel di Avatar, con il quale Cameron regala nuove emozioni ed un'esperienza cinematografica di altissimo livello.

Avatar: La via dell'acqua

Rivedere Avatar oggi, a 13 anni dalla sua uscita in sala, suscita ancora quelle emozioni viscerali che solo poche opere cinematografiche hanno la forza di evocare. Quanto da James Cameron ideato e prodotto ha resistito egregiamente al passare del tempo per presentarsi anche allo spettatore odierno come un’esperienza rara, a cui purtroppo si è sempre meno abituati. Il cinema degli ultimi anni è cambiamento profondamente, anche grazie allo stesso Avatar, e nonostante i progressi tecnologici siano stati enormi, i film-evento capaci di lasciare un segno significativo nella settima arte si contano sulle dita di una mano. C’era dunque grande attesa e curiosità nei confronti di Avatar – La via dell’acqua, il primo dei quattro sequel annunciati.

 

Ora che tale film è finalmente arrivato in sala (l’unico luogo possibile, stavolta più che mai, dove si può goderne per davvero al suo meglio), possiamo dirlo: James Cameron ha mantenuto ogni sua promessa, raggiungendo nuovi impressionanti traguardi artistici. Il ritorno su Pandora, quel meraviglioso e selvaggio mondo dove ogni creatura vive in profonda armonia e connessione con la natura circostante, si configura ancora una volta come un’esperienza cinematografica senza eguali, dove ogni elemento della mitologia ideata da Cameron è recuperato e fatto evolvere in nuove entusiasmanti forme.

Riguardo la trama, senza scendere troppo nei dettagli, basti sapere che Avatar – La via dell’acqua è ambientato più di un decennio dopo gli eventi del primo film e segue le vicende della famiglia Sully, composta da Jake (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldana) e i loro quattro figli Neteyam, Lo’ak, Tuk e Kiri (Sigourney Weaver), nel loro incontro con nuove popolazioni e nella scoperta di nuovi straordinari habitat di Pandora, ma anche nello scontro con pericolosi nemici provenienti dal passato. Nel tentativo di proteggersi l’un l’altro, come ogni famiglia che si rispetti, i Sully capiranno ben presto di poter fare affidamento unicamente sull’amore che li lega l’un l’altro.

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Una scena subacquea dal fim Avatar – La via dell’acqua.

Avatar – La via dell’acqua e il potere delle immagini

Si può tranquillamente affermare che Avatar – La via dell’acqua sia il sequel più atteso dell’ultimo decennio. Questo perché il primo film rappresentò un significativo passo in avanti nell’uso della CGI e della tecnologia 3D, dando vita a nuovi livelli artistici a cui molti dei blockbuster arrivati sul grande schermo negli anni a venire non hanno potuto non ispirarsi, senza però eguagliare quei risultati. Con questo secondo capitolo Cameron aveva promesso ancora di più, sviluppando tecnologie che rendessero possibile concretizzare le sue ambiziosissime visioni e regalando un’esperienza di visione ancora superiore. In particolare, il regista premio Oscar aveva garantito che si sarebbe assistito alle scene subacquee più realistiche mai realizzate.

Le scene del film che comprendono l’elemento dell’acqua e l’esplorazione degli abissi risultano effettivamente qualcosa di mai visto prima, offrendo una cura per i dettagli straordinaria. Il modo in cui la luce filtra attraverso l’acqua, il modo in cui questa bagna i corpi dei personaggi e si agita al loro muoversi è fonte di continuo stupore. Un senso della meraviglia raro che Cameron riesce a far emergere da ogni immagine di questo tipo, spingendo lo spettatore a chiedersi come sia stato possibile realizzare tutto ciò. Difficile non sentirsi letteralmente immersi a propria volta in tale ambiente, avvolti dalle immagini che grazie al 3D, anch’esso portato ad un nuovo livello di magnificenza e di cui Cameron si dimostra maestro indiscusso, acquistano una fluidità e un senso di realtà ancora maggiore.

Ciò che è altrettanto piacevole constatare è come Avatar – La via dell’acqua vada contro la logica di molti blockbuster e non sbatta prepotentemente in faccia allo spettatore ogni cosa possibile e immaginabile, con il rischio di frastornare e confondere, ma offra invece un’esperienza seducente, coinvolgente, che sa dosare i propri elementi e verso la quale si diventa sempre più ben disposti. Le scene d’azione, ad esempio, non risultano mai caotiche ma sempre precise nel mostrare ciò che realmente serve, vantando un dinamismo e soluzioni di messa in scena che propongono con egual peso intrattenimento e bellezza estetica, generando una sana tensione emotiva ed uno stupore che si rinnova scena dopo scena.

Difficile descrivere meglio quanto realizzato da Cameron e dal suo team, in quanto ogni immagine sembra chiedere di essere vissuta in modo diretto e personale. Dalla fotografia di Russell Carpenter, già premio Oscar per Titanic, all’avvolgente lavoro sul sonoro (specialmente relativo alle scene subacquee), Cameron ancora una volta ci ricorda del potere delle immagini e la sua fiducia in esse e nel loro valore comunicativo, concependo forme, colori e composizioni che risvegliano da anni di prodotti pigri o, peggio ancora, standardizzati, davanti ai quali si può facilmente diventare spettatori passivi.

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Jake e Neytiri in una scena di Avatar – La via dell’acqua.

James Cameron e l’arte del perfetto blockbuster

Non c’è dunque più alcun dubbio, se mai poteva essercene stato uno, che Avatar – La via dell’acqua sia il raggiungimento di un nuovo livello dell’esperienza cinematografica in sala. Maggiori interrogativi c’erano invece dal punto di vista narrativo, considerando anche quanto il primo Avatar sia stato sbrigativamente bollato come un “Pocahontas con gli alieni blu”. Quella che era una storia certamente semplice, basata su archetipi da sempre ricorrenti, si legava però in modo particolarmente stretto alla componente tecnologica, la quale se anche rubava la scena consentiva di portare lo spettatore in un territorio incontaminato e di mostrarne tutte le sue meraviglie, proponendosi dunque anche come racconto ecologista in anticipo di alcuni anni rispetto alle tendenze odierne.

In questo sequel, la storia scritta da Cameron insieme a Rick Jaffa e Amanda Silver (autori anche di L’alba del pianeta delle scimmie e Heart of the Sea) si configura sì come maggiormente strutturata, incentrata fortemente sul desiderio di protezione e vendetta, ma ugualmente come un pretesto per raccontare primariamente attraverso le immagini. Cameron si concede lunghe digressioni durante le quali può dar vita a sempre nuove occasioni per mostrare tutta la bellezza degli inediti ambienti di Pandora. Queste “pause narrative”, che potrebbero urtare la pazienza di alcuni, risultano in realtà funzionali a far entrare in connessione con quanto viene mostrato, riflettendo su o anticipando quelli che sono i principali temi del film. Oltre alla cura della natura e allo spiritualismo che lega i personaggi ad essa, subentra qui in modo forte l’elemento della famiglia.

Famiglia declinata in più sfumature, da quella comprendente i legami di sangue fino a quella meno tradizionale, che si trasforma e rinnova continuamente. C’è quindi un fortissimo bisogno da parte di tutti i personaggi di sentirsi accettati e riconosciuti per il proprio valore. Avatar – La via dell’acqua rielabora allora i grandi temi del suo predecessore per parlarci nuovamente di connessioni, dove la collettività deve prevalere sull’ego e dove i legami tra padri, madri e figli sono realmente fonte di speranza per il futuro, di Pandora come del nostro mondo. Cameron rompe il suo silenzio cinematografico durato 13 anni per portare nei cinema di tutto il mondo un film che è il perfetto esempio di tutto ciò che un blockbuster dovrebbe essere, rifuggendo da ogni facile soluzione per offrire sano intrattenimento, suscitare stupore ed emozioni pure e offrire nuove riletture del nostro contemporaneo.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
avatar-la-via-dellacqua-recensione-james-cameronJames Cameron realizza con Avatar - La via dell'acqua un sequel che supera il suo predecessore per ambizioni, struttura e traguardi artistici. A fronte di un lavoro estetico sbalorditivo per cura dei dettagli e conseguente potenza delle immagini, si accosta un racconto più complesso, mosso da dinamiche affini ai temi del primo film ma qui rielaborate e aggiornate anche sulla base dei valori della società attuale. Il film, dunque, è nel suo complesso un'esperienza visiva che stabilisce nuove direzioni per il futuro della settima arte.