Beautiful Minds, recensione del film di Alexandre Jollien e Bernard Campan

Beautiful Minds racconta la sete di emergenza esistenziale, il divario tra opinioni particolari e realtà, l'esigenza di non chiudersi in categorie mentali fuorvianti.

Presque recensione

Beautiful Minds è un film di genere drammatico del 2021, diretto da Bernard Campan e Alexandre Jollien, che interpretano anche i due protagonisti. In uscita il 10 febbraio 2022 nelle sale italiane, il film sarà distribuito da Notorious Pictures.

 

Beautiful Minds: un incontro salvifico

Alexandre Jollien è un filosofo e scrittore svizzero, specializzato in filosofia greca, oltre che docente, ed è intervenuto più volte sul tema della disabilità: ha ideato, scritto e diretto Beautiful Minds assieme all’amico Bernard Campan, con cui lavora da diversi anni, compagno ideale per sostenere il soggetto di una pellicola incentrata sull’importanza e la forza della differenza: un invito a cambiare il modo in cui si giudica chi non conosciamo, per adottare una prospettiva più fluida, abbracciando l’amore incondizionato che si è rivelato risolutivo nell’esperienza quotidiana e personale di Jollien, che ha vissuto in prima persona il disprezzo di sé connaturato al personaggio da lui interpretato: un’ interiorizzazione degli sguardi negativi, che distruggono la consapevolezza della propria persona: “C’è molto disprezzo di sé quando si fissano le altre persone ogni giorno, il che è degradante. Ci vogliono anni per guarire da questo trauma. Quando hai una disabilità, quando la tua autostima è abbastanza distrutta, penso che sia stato molto catartico essere sostenuto da Bernard, da una squadra. Alla fine, viviamo grazie alla solidarietà“.

Louis (Bernard Campan) è un becchino sessantenne dalla quotidianità piuttosto metodica; tratta con fornitori e colleghi con lo stesso pragmatismo (e cura) dispensato al trucco dei cadaveri per i rispettivi funerali. In parallelo, ci viene presentato Igor (Alexandre Jollien), un uomo vicino ai 40 anni che consegna verdure biologiche su un triciclo, sfidando così quotidianamente non solo il traffico, ma anche la sua condizione di disabile – ha avuto una temporanea paralisi cerebrale alla nascita. La sceneggiatura (firmata dai due protagonisti) suggerisce rapidamente che le vite di queste due figure completamente diverse si incroceranno; non sorprende, quindi, che sia esattamente quello che succede.

E’ allora che emerge prepotentemente la volontà del regista Bernard Campan di rompere certi cliché senza perdere di vista il viaggio reciprocamente vantaggioso dei personaggi; nella maggior parte delle opere con una premessa simile, gli equivalenti di Louis mostrano un’immensa difficoltà nel trattare le particolarità della condizione fisica dei personaggi come Igor e, poco a poco, imparano tramite le differenze a essere persone migliori. Qui c’è la consueta acquisizione di nozioni benefiche per l’interlocutore e spettatore, ma in una strada a doppio senso: anche Igor si appropria – e rivela – la sua soggettività.

Beautiful Minds film

Beautiful Minds: lasciamoci abbracciare

Approcciandoci a questa visione, abbiamo tutte le ragioni per credere che Beautiful Minds sarà un film convenzionale, in cui i membri di gruppi discriminati giocano un ruolo chiave nel rendere qualcuno una persona migliore e di solito quel privilegiato proviene da una parte meno vulnerabile della popolazione. Pensate al numero di film in cui un omofobo impara il rispetto interagendo con i membri della comunità LGBTQIA+ o, in modo simile, al numero di personaggi razzisti che ricevono lezioni vivendo con uomini o donne di colore; naturalmente, il messaggio di accettazione e di cambiamento di prospettiva è importante; tuttavia, non quando questa “lezione di vita” avviene a spese della subordinazione del discriminato, in diversi casi quando diventa un mero strumento per l’evoluzione morale/spirituale/comportamentale dell’oppressore.

Beautiful Minds non crea un’opposizione così forte tra le realtà dei protagonisti. Louis sembra avere tutta la pazienza del mondo di fronte alle impertinenze ricorrenti di Igor; in nessun momento l’impresario funebre mostra una difficoltà specifica nel trattare con una persona con bisogni speciali. La presenza di Igor si attesta come emotivamente pedagogica in definitiva, ma non nel senso di abbattere un pregiudizio stretto/tattico: gli insegnamenti che elargiscono l’uno all’altro sono di natura più emotiva che comportamentale. E come regista, Bernard Campan non delimita in maniera didattica ogni passo del viaggio, rendendolo una naturale conseguenza del famigerato apprendistato.

A volte Louis sembra rassegnato alla presenza di Igor, altre volte è effettivamente entusiasta della compagnia dello straniero sulla strada. In nessun momento le motivazioni sono comunque dettagliate fino al punto di esaurire i dubbi: nel processo di avvicinamento e allontanamento dalle convenzioni, il lungometraggio costruisce un viaggio per far incontrare due solitari. La logica del road movie è spesso utilizzata in questo tipo di trama, soprattutto perché permette uno spostamento costante e un aggiornamento delle figure di supporto, che contribuiscono a modificare la storyline principale.

Beautiful Minds è una piacevole commedia drammatica del tipo da guardare e riguardare, che ricorda la potenza espressiva di Quasi Amici: la filosofia del personaggio – e della mente – di Alexandre Jollien arricchisce il testo filmico in maniera inedita e mai stucchevole, mettendo nero su bianco come la tentazione di nascondere le ferite sarà sempre controbilanciata dalla solidarietà e umanità di chi ci sta attorno, se ci lasciamo abbracciare.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Agnese Albertini
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beautiful-minds-recensione-del-film-di-alexandre-jollien-e-bernard-campanBeautiful Minds è una piacevole commedia drammatica del tipo da guardare e riguardare, che ricorda la potenza espressiva di Quasi Amici: la filosofia del personaggio - e della mente - di Alexandre Jollien arricchisce il testo filmico in maniera inedita e mai stucchevole, mettendo nero su bianco come la tentazione di nascondere le ferite sarà sempre controbilanciata dalla solidarietà e umanità di chi ci sta attorno, se ci lasciamo abbracciare.