Bianca come il latte rossa come il sangue: recensione

Bianca come il latte rossa come il sangue

Bianca come il latte, rossa come il sangue è un film tratto dall’omonimo best seller di Alessandro D’Avenia, professore di un liceo romano che con la sua classe, una quarta ginnasio, ha cominciato un lungo percorso che dalle prime bozza battute su carta è arrivato prima ad un romanzo campione di vendite, e poi ad un film, che quegli stessi studenti ginnasiali vedranno da giovedì 4 al cinema, nell’anno del loro esame di maturità.

 

La storia ruota intorno a Leo, un sedicenne come tanti, che ama tanto il calcetto e ama poco la scuola, che ha pochi amici e una migliore amica, Silvia, ma soprattutto che è innamorato perso di Beatrice, la bella e misteriosa ragazza del quarto, con i capelli rossi come la vita che lui stesso si sente scorrere dentro ogni volta che la vede. La vita però non è mai come ce l’aspettiamo, e così nel momento in cui Leo riesce ad avvicinarsi alla sua bella, scopre che Beatrice sta affrontando una difficilissima prova, che la metterà a dura prova e farà crescere molto in fretta Leo stesso, deciso in tutti i modi ad aiutarla. Accanto a lui il nostro protagonista avrà la presenza costante di Silvia, la sua migliore amica, e dei genitori, che pur non capendo bene cosa il figlio stia affrontando, cercano di aiutarlo come possono. Bianca come il latte, rossa come il sangue è una storia di crescita e di vita raccontata con tatto e semplicità.

Giacomo Campiotti dirige un cast di giovani attori in una storia complessa e dolorosa, che può toccare la quasi totalità del pubblico, dal momento che tutti hanno avuto momenti dolorosi come quelli raccontati dal film, chi per diretta esperienza di vita, chi anche solo per essere entrato in contatto con una circostanza analoga. Questo elemento di appartenenza più o meno generale al vasto pubblico fa di questo film un prodotto appetibile a molti, soprattutto perché all’amarezza dei destini che vengono raccontati alterna sempre una gioia di vivere e una vitalità propria dei ragazzi, dei giovani che nella loro incoscienza riescono a vivere pienamente sia la felicità più intensa che il dolore più profondo, senza filtri e senza risparmiarsi, avendo sempre però la forza di guardare alla vita che hanno dispiegata davanti.

Nella prima parte melenso e banale, il film riesce poi a coinvolgere proprio per questo bellissimo e vitale valore universale che trasmette, indipendentemente dalle performance degli attori che forse potevano essere più convincenti. Il giovane Filippo Scicchitano che aveva incantato il pubblico in Scialla! sembra essere un po’ imbrigliato in un ruolo che non riesce ad esprimere con naturalezza, e lo stesso vale per Aurora Ruffino, Silvia nel film, e per Luca Argentero, il professore alternativo che insegna la vita e la letteratura ai suoi studenti. Caso a parte ovviamente per Flavio Insinna che con grande facilità si cala nei panni del padre severo e apprensivo e per la sua consorte sullo schermo Cecilia Dazzi. Anche la bella protagonista Gaia Weiss riesce ad essere convincente, malgrado un reparto trucco che mal rappresenta la sua condizione all’interno della storia.

Bianca come il latte, rossa come il sangue è un film che di addice particolarmente ad un pubblico adolescente, ma che si lascia guardare da ogni tipo di pubblico grazie all’universalità della trama. Degna di nota la colonna sonora firmata dai Modà particolarmente presenti soprattutto con il brano “Se si potesse non morire”.

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