Bolero: recensione del nuovo film di Anne Fontaine

Un biopic immersivo disponibile dal 28 agosto al cinema.

-

Dopo il successo di Coco avant Chanel: l’amore prima del mito, la regista Anne Fontaine (Agnus Dei) da vita a una nuova pellicola biografica narrante la storia di un’altra figura di vanto della cultura francese. Bolero racconta la vita del compositore Maurice Ravel e il percorso che lo ha portato alla realizzazione della sua opera più celebre, il Bolero. Il film è stato presentato al International Film Festival Rotterdam nel gennaio 2024, per poi essere distribuito nelle sale francesi nel marzo dello stesso anno. Nel cast ritroviamo figure già note nel panorama cinematografico nazionale e internazionale: Raphaël Personnaz (Anna Karenina) interpreta il tormentato compositore, mentre Doria Tiller è nel ruolo di Misia, amata di Ravel. Vincent Perez (Il corvo 2) e Jeanne Balibar sono nei panni rispettivamente di Cipa e di Ida Rubinstein.

Bolero: la creazione di un capolavoro

Maurice Ravel è un giovane musicista e compositore, con tante nuove melodie che ronzano nella sua testa ma ancora incapace di catturarle in tutta la loro pienezza. In gioventù il mondo stesso della musica sembra respingerlo: viene espulso dal conservatorio di Parigi, prova per ben cinque volte a vincere il Prix de Rome senza alcun successo e la Grande Guerra lo allontana ancora di più dalla sua arte.

Al ritorno dal campo di battaglia le sue prime opere lo portano ad essere riconosciuto nel suo settore, tanto da essere richiesto dalla ballerina Ida Rubinstein per la creazione della musica per un suo nuovo balletto. La composizione del Bolero sarà un compito tutt’altro che semplice per Ravel, unendo insieme i ritmi frenetici di una società che cambia e le vecchie melodie popolari.

Il Bolero, nella sua unicità, porterà Ravel al massimo della sua notorietà, ma la vita finisce per essere crudele con il compositore: tra amori mancati e memorie che si confondono, la musica sta per volgere al suo gran finale.

Photo Credits Pascal Chantier

La musica, la danza, la fabbrica

Il Bolero è descritto dallo stesso Ravel come un inno alla modernità, una melodia che si ripete per ben 17 volte in modo ipnotico e sensuale. Tutti questi elementi vengono richiamati nel film in tutto il periodo antecedente alla creazione effettiva dell’opera: Ravel percepisce ogni singolo suono, dal ticchettio dell’orologio al suono frusciante suono dei guanti indossati dalla sua amata Misia e, nel rielaborarli, da vita al suo grande capolavoro.

La presenza delle fabbriche si percepisce anche in diverse scene in cui vengono mostrati e uditi i meccanismi e gli sbuffi di fumo delle macchine. Ravel, dedicando tutto il suo cuore e la sua mente alla musica, non riesce immediatamente a percepire che nel suo Bolero ci sia più di un ipnotico richiamo alla nuova società industriale. La vera sensualità di questa melodia viene sviluppata proprio attraverso la danza, con una coreografia e scenografia che sembra richiamare proprio un bordello.

Storie di amori mancati

Un elemento che rende Bolero molto interessante come pellicola è proprio l’unione del processo creativo che porta alla realizzazione del capolavoro di Ravel con le vicende di vita del compositore. A dominare la scena è certamente l’amore proibito con Misia, sorella dell’amico di Ravel; per quanto il sentimento sia ricambiato e un’unione tra i due sarebbe stata approvata da tutti, Ravel decide di dedicare la sua intera vita alla musica, privandosi deliberatamente di ogni relazione romantica. Lui dedica tutto il suo amore alla composizione, e questo finisce per renderlo più tormentato, tanto da cercare la compagnia di prostitute, ma solo per tenere vivo il proprio amore per Misia.

Bolero: la musica che trascende il tempo

Altro elemento che viene evidenziato nel film è proprio la natura immanente di un brano come il Bolero: molto all’avanguardia per i suoi tempi, è stato riarrangiato e riadattato innumerevoli volte. Anche la stessa coreografia originale è stata nel tempo modificata, curvandosi a tratti più verso il contemporaneo o il moderno.

Questa natura così cangiante del Bolero è presentata nei titoli di testa, in cui vengono mostrate varie coreografie e adattamenti della stessa melodia, e nella scena finale, dove viene mostrato lo stesso Ravel a dirigere l’orchestra, mentre un ballerino contemporaneo danza sulle note del Bolero.

Bolero porta sul grande schermo tutto il processo creativo che precede la realizzazione di un capolavoro. Con i suoi ritmi lenti e la sua attenzione ai dettagli, la pellicola riesce nel suo intento di rappresentare Raval in tutte le sue sfaccettature.

Bolero
2.5

Sommario

Nonostante il ritmo lento del film, Bolero riesce a rappresentare a pieno l’essenza di Ravel e della sua grande opera, concludendo con un finale troppo affrettato.

Ilaria Denaro
Ilaria Denaro
Laureata in Scienze politiche e delle relazioni internazionali all'Università degli studi di Messina e studentessa di relazioni internazionali alla Sapienza, ha iniziato la propria attività da redattrice nella testata multiforme dell'Università di Messina, per poi entrare a far parte della redazione di Cinefilos nel 2022.

ALTRE STORIE