In letteratura, così come al cinema, un classico è un’opera che conserva sempre la sua attualità, nonostante lo scorrere del tempo. Il regista Joe Wright (Espiazione, Orgoglio e Pregiudizio) ha voluto dare la sua versione di uno dei classici della letteratura prediletti dal cinema, Anna Karenina, affidando il ruolo di protagonista alla sua musa Keira Knightley e circondandola di una manciata di attori al cospetto dei quali la stessa protagonista di Espiazione quasi sfigura.

 

La storia di Anna Karenina raccontata da Wright ricalca per sommi capi il dramma domestico scritto da Lev Tolstoj, seguendo le tre storie principali del romanzo, e dando, com’è giusto, preponderanza al dramma sentimentale di Anna. Un donna alto borghese nella Russia zarista cede alla passione adulterina per un giovane nobile, abbandonando il marito e gettando se stessa in pasto alla maldicenza dei salotti moscoviti e pietroburghesi. Anna e la sua perfezione, Anna e la sua indiscussa bellezza, Anna di fronte a cui tutte le donne devono fare un passo indietro e riconoscerne la superiorità morale ed estetica, si lascia travolgere da una passione che la distruggerà, la renderà insicura, la trasformerà in una semplice donna innamorata e triste, che ha paura di essere abbandonata dal suo bel conte, lei che aveva in mano la felicità di una vita di indiscussa superiorità accanto al marito e al piccolo primogenito.

Anna Karenina: recensione

I moti dell’animo che Tolstoj ha consegnato alla storia vengono trasposti con grande potenza da Wright, che, come accennato, si serve di attori straordinari. Accanto alla Knightley compaiono infatti Jude Law, nei severi e rigidi panni di Karenin, Aaron Johnson, nelle eleganti divise da militare del Conte Vronskij, e ancora Matthew MacFadyen è Siva fratello fedifrago di Anna, Kelly Macdonald è Dolly e  è l’autentico e sensibile Levin, l’unico portatore di un sentimento puro e antico che invece di logorare le persone, le migliora e le innalza.

Wright prende una storia importante e aumenta in maniera esponenziale la sua potenza emotiva, mettendo in piedi un teatro di posa all’interno del quale i personaggi danzano e quasi galleggiano, mentre le scenografie si spostano e si adattano alla circostanza e alla scena. Una danza quindi, che il regista realizza in armonia totale con gli attori e soprattutto con Dario Marianelli, straordinario compositore di Espiazione, che qui, rielaborando le classiche sonorità russe, realizza una soundtrack che si sta già facendo strada nella stagione dei premi appena cominciata.

Anna Karenina: recensione

La prima ora di film si rivela essere un capolavoro di regia, Joe Wright ci accompagna all’interno dell’innamoramento tra Vronskij e Anna, facendoci entrare nei loro sguardi, nei loro abbracci, tra le loro mani che si toccano e subito si allontanano durante il valzer galeotto che renderà pazzo lui e schiava lei. La seconda parte del film invece perde un po’ il ritmo danzante che aveva scandito la prima parte e si sofferma di più sui volti, sugli sguardi e sull’evoluzione classicamente narrata della storia.

Con Anna KareninaJoe Wright ha realizzato un elegantissimo esperimento, costruendo un film che, pur non essendo destinato a diventare un classico della storia del cinema, rende con grande pregnanza emotiva i sentimenti atavici che fanno del capolavoro di Lev Tolstoj un intramontabile classico della letteratura.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
anna-karenina-di-joe-wrightCon Anna Karenina Joe Wright ha realizzato un elegantissimo esperimento, costruendo un film che, pur non essendo destinato a diventare un classico della storia del cinema