All’indomani dell’uscita della seconda stagione di Stranger Things, in un mondo che fa culto della tv e dei suoi prodotti, Kyle Mooney, stella di Saturday Night Live, insieme a Kevin Costello, scrive e interpreta Brigsby Bear, diretto da Dave McCary, altra stella del SNL.
James è un ragazzo di 30 anni che vive in un mondo in cui l’aria è irrespirabile, per questo è sempre chiuso in una casa bunker con i genitori. La sua unica finestra sul mondo è una tv a tubo catodico e un show per bambini, Brigsby Bear, che parla di un orso spaziale. Quando la polizia arriva in casa e porta via James, scopriamo la verità. Il ragazzo è stato rapito 25 anni prima dai suoi finti genitori, che gli hanno costruito intorno un’esistenza finta e nascosta, escludendolo dal mondo, a un livello tale di follia, che persino Brigsby era tutta una loro invenzione, un loro prodotto. L’uomo, con la mente e l’esperienza di un ragazzino, si ritroverà quindi ricongiunto con la sua famiglia, con una sorella adolescente che non ha mai incontrato e alle prese con un mondo che non conosce. L’unica ancora di salvezza per sopravvivere e riuscire ad adattarsi sembra quella di riportare in vita Brigsby.
L’unico riferimento e affetto di James è uno show che non esiste, rappresenta tutta la sua vita, ma tornare nel mondo reale lo mette in condizione di rinunciare alla sua ancora e di imparare a vivere. La potenza che uno show, una serie televisiva, può imporre sul mondo, sul mondo di James in questo caso, viene così rappresentata nella sua totalità, nel momento in cui diventa l’unica ragione di vita del protagonista. L’esorcismo, per restituire realtà a Brigsby e libertà a James, diventa quello di raccontare una storia su questo personaggio, che esiste solo nella mente del protagonista. Sull’esempio di Be Kind Rewind, James, con la sorella e gli amici, prova a realizzare un film sull’orso spaziale, con conseguenze disastrose.
La tenerezza e la semplicità con cui viene raccontata la storia diventano il vero cuore di una vicenda che diventa emblema anche della crescita e del passaggio. Brigsby è così un simbolo ma anche uno sfogo.
Brigsby Bear – il potere e la tenerezza dell’immaginazione
I toni sono appunto da commedia, in una storia che non si prende mai troppo sul serio e che porta addosso i segni di una comicità leggera, volta a raggiungere un livello di intimità superiore rispetto alla sola risata. Le situazioni comiche non mancano, ma sfociano sempre in momenti di infinita tenerezza di cui James è il protagonista assoluto.
Nel cast del film, al fianco di volti più o meno noti, come Claire Danes, Michaela Watkins e Greg Kinnear, brilla Mark Hamill, nei panni del padre rapitore e interprete di tutti i personaggi della serie realizzata per il ragazzo. Il simbolo della cultura pop per eccellenza si dimostra ancora una volta capace di dare vita a caratteri e personaggi con il suolo utilizzo della sua voce.
Il terribile reato che scatena la vicenda non viene “preso sul serio”, perché apparentemente accessorio a tutto il racconto: serviva un’esca per accendere l’argomento principale della storia, ovvero l’immaginazione, con le sue potenzialità e il suo potere di dare vita a personaggi, vite, sentimenti, il potere di liberare e svincolare le persone stesse dai propri limiti e dalle proprie paure.
Con un linguaggio cinematografico elementare e un’anima grandissima, Brigsby Bear restituisce allo spettatore il piacere di immaginare e il piacere di farsi raccontare una storia.