Chiara: recensione del film di Susanna Nicchiarelli

A Venezia 79 concorre un film diretto da una regista italiana (Susanna Nicchiarelli) che parla della giovane Chiara d'Assisi.

Chiara film 2022
Foto di Emanulea Scarpa © 2022 Vivo film, Tarantula

Tutti conosciamo Santa Chiara da Assisi, ma sappiamo molto poco della ragazza di 18 anni che si è spogliata dei suoi abiti nobiliari per ”stare insieme agli umili”. Con Chiara, la regista Susanna Nicchiarelli continua il suo lavoro sulle figure femminili che hanno vissuto accanto, o spesso nell’ombra, di uomini potenti. Margherita Mazzucco (L’amica geniale) è la giovane Chiara, mentre Andrea Carpenzano (La Terra dell’Abbastanza, Calcinculo) è San Francesco. Il film è stato presentato in Concorso alla 79ª Mostra internazionale di Venezia ed è una produzione Vivo film con Rai Cinema e Tarantula.

 

La storia di Chiara d’Assisi

Dopo Nico, 1988 e Miss Marx, Susanna Nicchiarelli torna a raccontare di una donna in grado di segnare la storia. Agli inizi del Duecento, una giovane ragazza nobile di nome Chiara (Margherita Mazzucco) scappa con una cara amica dalla casa paterna per seguire le orme di Francesco (Andrea Carpenzano). Francesco ha fondato un ordine di frati basato sulla vita in povertà che prontamente accoglie le ragazze. Chiara, spogliata delle sue nobili vesti, non avrà però vita semplice: le opposizioni paterne, quelle del pontificato e infine anche gli scontri con Francesco, ostacoleranno il desiderio della ragazza di servire il popolo. D’altronde, ricordiamolo, a vivere tutto ciò è una donna diciottenne del XIII Secolo.

L’Umbria protagonista

A livello paesaggistico, la protagonista del film è l’Umbria. La terra d’origine non solo di Santa Chiara, ma anche di Nicchiarelli. La location principale è la Chiesa di San Pietro a Tuscania (ambientazione di film come Uccellacci e Uccellini), ampia pietra immersa nel verde che è luminosa di giorno e angosciante di notte, ma sempre credibile. Infine, una nota di merito va alle scene conviviali: in Chiara i banchetti non mancano e, a seconda della situazione e dei personaggi, sono ricchi, scarni o esotici.

La musicalità di Chiara

Chiara è un film che viaggia indietro nel tempo ma che porta con se il presente, soprattutto a livello sonoro. La lingua in cui i personaggi parlano è un volgare dialettale dalle cadenze umbre, che si alterna al latino dei testi e al francese delle canzoni che pervadono le scene. L’utilizzo di queste tre lingue collabora a trasmettere  l’atmosfera del XIII Secolo: Chiara parlava in volgare, predicava in volgare perché era la lingua del popolo, un parlato distante dal latino ecclesiastico. Francesco inoltre amava il francese, il suo nome deriva proprio da quella lingua, quella delle chanson.

La modernità di Chiara non è tanto nelle parole utilizzate, quanto nel montaggio sonoro: pur non essendo un musical, nel film i personaggi ballano e cantano interrompendo l’azione e venendo pervasi dalla musica. Nel film si scorgono le tracce gioiose di Jesus Christ Superstar come di tanti altri musical ”laici”. In questo senso, si coglie la volontà della regista di realizzare un film che possa parlare dei giovani di allora – nel 1211 Chiara è una diciottenne e Francesco ha solo trent’anni – e che sia allo stesso tempo in grado di comunicare ai giovani di oggi. Gli accostamenti tra sequenze d’azione e sequenze musicali possono apparire kitsch o incoerenti, ma denotano uno stile registico forte e riconoscibile che, ovviamente, può piacere o non piacere.

Il duo Mazzucco – Carpenzano

Le scene più belle sono quelle in cui Chiara e Francesco sono fianco a fianco. La forza dei personaggi nella storia è resa dal potente duo attoriale Mazzuccco e Carpenzano. Lei, una ragazza di diciotto anni reduce dalla serie di successo L’amica geniale. Lui, un attore promettente del cinema indipendente italiano (soprattutto con i Fratelli D’Innocenzo).

I volti di pietra, gli sguardi persi che hanno contraddistinto i personaggi precedentemente interpretati dalla coppia di attori, questa volta vengono adattati allo scenario religioso e pittorico di ChiaraMazzucco Carpenzano sanno alternare spiritualità e pathos religiosi ai tipici sentimenti dei giovani: l’entusiasmo, l’idealismo, la voglia di cambiare il mondo.

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