Come può uno scoglio: recensione del ritorno di Pio e Amedeo

I due comici pugliesi tornano sul grande schermo con una commedia piuttosto diversa dagli show televisivi e dal loro spettacolo teatrale.

Come può uno scoglio

Mentre nei teatri di tutta Italia continuano a impazzare con il loro Felicissimo Show, Pio D’Antini e Amedeo Grieco – in arte Pio e Amedeo – arrivano anche nei cinema con il loro secondo film, Come può uno scoglio, diretti ancora da Gennaro Nunziante (Quo vado?, Sole a catinelle) come nel precedente Belli ciao. In attesa di Alessandro Siani e Fabio De Luigi, saranno loro a dover soddisfare la voglia di commedia del pubblico italiano, sulla quale punta molto Vision Distribution che dal 28 dicembre porta in sala questa commedia per tutti, o come la definiscono i due protagonisti, “un film sincero, onesto” nel quale la vera rockstar è proprio il regista, che è partito dall’osservazione delle dinamiche del duo per accompagnarli in una crescita che – a prescindere da tutto – appare evidente.

 

Come può uno scoglio, la trama

Stavolta, Pio è un ragazzo dal carattere debole e impacciato, al quale il defunto papà Salvatore, ricco costruttore, ha imposto le sue scelte regalandogli una vita agiata al fianco di Borromea (Francesca Valtorta), alla guida di una storica azienda vinicola e della famiglia che completano i due piccoli Ginevra e Manfredi. Una vita che cambia radicalmente quando don Boschin (Claudio Bigagli) gli mette accanto Amedeo, un ragazzo dal passato turbolento che dopo il carcere sta cercando di reinserirsi nel mondo del lavoro e che dovrà fargli da autista nella campagna elettorale che potrebbe portare Pio a diventare sindaco del paese dove vive, come si augurano gli imprenditori locali che lo hanno candidato per poterlo facilmente manovrare. Contro tutto e tutti, Pio verrà invece travolto dall’irruenza dell’altro fino a trovare il coraggio di mettere in discussione la sua vita, scavando nel proprio passato e nei tanti segreti che il padre gli aveva sempre nascosto.

Pio e Amedeo Vs Pio e Amedeo

Facile avere dei pregiudizi nei confronti di Pio e Amedeo, soprattutto dopo averli visti imperversare sul piccolo schermo nei panni degli intollerabili e incivili Emigratis che li hanno resi famosi, ma le differenze ci sono, come sottolineano loro stessi, consapevoli della necessità di cambiare quel registro per raggiungere un pubblico diverso. Più nazional-popolare, forse, come sembrerebbe suggerire il riferimento più che subliminale insito già nel titolo. Un pubblico da conquistare senza censurarsi, ma anche senza esagerare, come sanno i loro fan più convinti, e approfittando dell’occasione e del grande schermo per mostrarsi in grado di fare altro, grazie anche alla guida di un esperto come Nunziante.

Come può uno scoglioNei live siamo più liberi“, ammettono Pio e Amedeo, qui comunque abbastanza a loro agio anche entro i limiti della sceneggiatura di un personalissimo Quasi amici del quale risultano anche come autori, insieme al regista, e nel quale si ammicca ai Blues Brothers e al Freddie Mercury di Wembley mentre si continua a fare ironia sui malcostumi italici (e sul potere della chiesa), limitando il politically incorrect a un breve riferimento al bere che Oltreoceano avrebbe fatto urlare alla celebrazione dell’alcolismo.

C’è molto del terrunciello di Giorgio Porcaro e Diego Abatantuono nei personaggi con i quali si spera di conquistare il pubblico di oggi, e di “distrarlo dai problemi della vita”. Un obbiettivo che il film sembra capace di raggiungere facilmente, nonostante una evidente disomogeneità tra l’ovvia chimica che sviluppa la coppia protagonista e le reazioni cartoonistiche o le faccette dei tanti comprimari. Elementi di un contorno che resta sullo sfondo e che non sostiene come potrebbe uno sviluppo che risolve le sue necessità narrativamente con qualche strappo e colpi di scena poco sorprendenti, ma che funziona proprio nel suo lasciare la scena alle due star, veri professionisti nello strappare la risata voluta.

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RASSEGNA PANORAMICA
Mattia Pasquini
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come-puo-uno-scoglio-pio-e-amedeoC'è molto del terrunciello di Giorgio Porcaro e Diego Abatantuono nei personaggi con i quali si spera di conquistare il pubblico di oggi, e di "distrarlo dai problemi della vita". Un obbiettivo che il film sembra capace di raggiungere facilmente, nonostante una evidente disomogeneità tra l'ovvia chimica che sviluppa la coppia protagonista e le reazioni cartoonistiche o le faccette dei tanti comprimari.