Dopo Moglie e Marito, Simone Godano torna al cinema con Croce e Delizia, un’altra commedia che chiede allo spettatore di credere in qualcosa di insolito; o meglio, se nel primo film la fantasia entrava in gioco, scambiando i corpi di Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino, adesso la storia di due cinquanta- sessantenni che si scoprono gay e si innamorano sarà l’assunto improbabile (ma non impossibile) di un racconto che parte come classica commedia di scontro di classe e si traduce in un invito alla comprensione e all’apertura.
In Croce e Delizia, Tony (Fabrizio Bentivoglio) è un ricco e sofisticato benestante e Carlo (Alessandro Gassman) è un pescatore di estrazione proletaria. I due si innamorano e dovranno cercare di far convivere le loro famiglie, diversissime per abitudini ed estrazione sociale, famiglie che dovranno anche accettare che i rispettivi padri si sono scoperti omosessuali in età avanzata. Quanto è difficile per una famiglia libertina e colta accettare una cosa del genere e quanto lo è per un’altra famiglia, di estrazione popolare con valori tradizionali?
Croce e Delizia, il film
Godano riesce a mettere in scena una commedia di situazioni e personaggi che di volta in volta si trasforma, aggiungendo sempre elementi nuovi, fino a raccontare di drammi e ferite che tutte le famiglie possono capire e in cui tutti possono ritrovarsi. Emerge qui il personaggio di Jasmine Trinca, per una volta prestata alla commedia, che interpreta Penelope, il centro emotivo del film, il personaggio maggiormente soggetto al cambiamento e all’azione.
Sarà lei infatti, nonostante venga da una famiglia progressista e culturalmente aperta, a decidere di sabotare questa unione e il matrimonio previsto di lì a poche settimane. Tuttavia, questa decisione si trasformerà poi nell’esposizione di una ferita profonda che verrà in parte colmata dal rapporto che si instaura tra lei e Carlo, il padre che non ha mai avuto.
Tra una battuta e una risata, Croce e Delizia mette in scena la difficoltà di capirsi, anche e soprattutto tra le persone che più si amano. In questa chiave, il film è un invito alla comprensione e all’apertura, con qualche passo goffo, ma senza retorica.