Dilili a Parigi, recensione del film di Michel Ocelot

dilili a parigi

Michel Ocelot, maestro dell’animazione francese, regista di Kirikù e di Azul e Aznar, torna al cinema, dal 24 aprile, con Dilili a Parigi, il suo nuovo lungometraggio che, per la prima volta nella sua filmografia, è ambientato nella sua città d’origine.

 

Presentato alla 23° edizione di Cartoons on the Bay e già vincitore del César come miglior film d’animazione, Dilili a Parigi è una storia di stupore, ricerca e curiosità, che sotto uno strato elegante che mette a proprio agio lo spettatore, nasconde temi spinosi e tremendamente attuali.

La storia racconta di Dilili, una bambina kanak, troppo bianca per la Nuova Caledonia e troppo nera per la Parigi della Belle Époque, che, in compagnia del suo amico Orel, si avventura in una città a caccia dei maschi maestri, un’associazione criminale che vuole sottomettere le donne e rapisce le ragazzine della città.

Il film si immerge nell’art déco e nello stile liberty di inizio ‘900, catapultando lo spettatore in colori incredibili, personaggi e costumi che si muovono sullo sfondo delle fotografie scattate dallo stesso Ocelot, per anni e anni, a spasso per Parigi.

La bellezza di Dilili a Parigi risiede nella capacità che ha di restituire lo stupore della piccola protagonista, non solo per le vicende fuori dall’ordinario che le capitano, ma per le piccole cose, per i dettagli, e l’entusiasmo di Dilili per la vita contagia anche lo spettatore. Inoltre, con questo film, Ocelot prosegue il suo discorso che sottolinea l’importanza della parità tra uomo e donna, tema che gli è molto caro visto che lo aveva introdotto già con Kirikù e la strega Karabà, e lo aveva perfezionato in Principi e Principesse, il film in cui rilegge in chiave femminista le fiabe tradizionali.

Non sorprende quindi che la protagonista eroina sia una giovane donna caparbia e brillante, portatrice quindi non solo dello stupore tipico di un bambino che scopre il mondo, ma anche di quella forza che risiede nelle donne.

Il viaggio di Dilili, per Ocelot, è anche un buon pretesto per raccontare la Belle Époque, la Parigi pullulante di menti eccezionali, brillanti artisti, scienziati, ricercatori, straordinari uomini e donne che hanno segnato la storia dell’umanità, contribuendo a formare e strutturare la cultura occidentale, l’antidoto alle brutture del mondo, secondo il regista.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
dilili-a-parigiIl viaggio di Dilili, per Ocelot, è anche un buon pretesto per raccontare la Belle Époque, la Parigi pullulante di menti eccezionali, brillanti artisti, scienziati, ricercatori, straordinari uomini e donne che hanno segnato la storia dell'umanità, contribuendo a formare e strutturare la cultura occidentale, l'antidoto alle brutture del mondo, secondo il regista.