Dunkirk: recensione del film di Christopher Nolan

Dunkirk recensione film

Esce il 31 agosto l’ultimo film di Christopher Nolan, Dunkirk, la sua decima fativa. Il regista ha minuziosamente pensato ad ogni minimo particolare, rifiutando per quanto possibile l’aiuto della Computer Grafica e facendo costruire ex novo scenografie, costumi e macchinari. Il Realismo è la parola-chiave di Dunkirk.

 

L’antefatto storico in Dunkirk

Le vicende avvenute a Dunkirk tra il 27 maggio e il 4 giugno 1940 non parlano di battaglie militari quanto di lotta per la sopravvivenza. Le truppe inglesi, ormai allo stremo delle forze, erano state fatte indietreggiare dai Tedeschi fino ad essere confinate sulle aspre spiagge di Dunkirk. Nonostante in quel punto la costa francese disti solo 26 miglia dall’Inghilterra, raggiungere l’altra sponda è complicato a causa delle condizioni della battigia. Le navi inglesi non riuscivano ad attraccare per via della secca di 7 metri nel mare. Migliaia di soldati, stanchi e provati, si ritrovarono ammassati sopra l’unico molo che portava alle navi militari e quindi alla salvezza. Non solo.

I militari così raggruppati erano costante bersaglio degli attacchi aerei nemici, intenti a distruggere il lungo ponte di legno, ultima speranza inglese di ricongiungersi con la Madre Patria. Fu allora che venne inviato un aiuto ai civili di Inghilterra. Che risposero prontamente mettendo a disposizione le proprie imbarcazioni private. Fu così che navi di varie dimensioni affrontarono coraggiosamente il viaggio attraverso la Manica per venire in aiuto delle truppe, in quella che fu denominata “Operazione Dynamo“. La riuscita andò oltre le più rosee aspettative e vennero posti in salvo quasi 400.000 soldati inglesi.

Come inizia una storia

Nolan sceglie di raccontare questo punto di svolta nella Seconda Guerra Mondiale, afferrandone il ruolo strategico. Senza questa evacuazione, la Gran Bretagna sarebbe stata vinta dai Tedeschi, e le sorti del Mondo avrebbero probabilmente preso una piega diversa.

Tutto ebbe inizio 22 anni fa, quando un giovane Christopher Nolan decise di intraprendere un viaggio in barca a vela attraverso la Manica assieme alla fidanzata Emma Thomas (futura moglie nonché produttrice di tutti i suoi film) e a un amico esperto in navigazione. Il viaggio era volto a ripercorrere idealmente quell’evento storico che fu l’evacuazione di Dunkirk. I tre vennero però colti alla sprovvista da una burrasca, che li sballottolò e li costrinse in mare per oltre 19 ore.

Dunkirk film recensioneLa trama

In Dunkirk il fattore spazio/tempo è estremamente importante. Per questo il film viene suddiviso in tre grossi segmenti temporali, che si intersecano tra loro e vengono scanditi da titoli esplicativi: 1) IL MOLO: UNA SETTIMANA. 2) IL MARE: UN GIORNO. 3) L’ARIA: UN’ORA. Ogni capitolo ha la sua piccola storia che si incastra all’interno della grande vicenda di evacuazione.

Sul molo seguiamo le vicende del soldato semplice Tommy (Fionn Whitehead). Nel mare assistiamo al soccorso dei militari da parte delle imbarcazioni civili, e segnatamente della barca di Mr. Dawson (Mark Rylance) e figlio. In aria entriamo negli angusti spazi degli Spitfire comandati dai piloti Collins (Jack Lwden) e Farrier (Tom Hardy).

Nolan perfezionista

Ciò che colpisce di Dunkirk non è tanto la trama. Quanto la messa in scena. Nolan dimostra di essere un vero creativo, rifiutando di scegliere le soluzioni più semplici ma piuttosto adottando i metodi e le tecniche più difficoltosi.

In in un cinema che ci ha tanto abituato alla CGI e al green screen, vedere un film quasi interamente girato in loco è una rarità. E un’esperienza visiva eccezionale.

 Le riprese a terra ci mostrano la vera spiaggia di Dunkirk, con un molo interamente ricostruito ad hoc dal bravissimo (e volutissimo) scenografo Nathan Crowley. Sempre Crowley è riuscito a reperire diverse imbarcazioni originali, tra cui tre dragamine e un cacciatorpedoniere. Nelle scene aeree infine, vediamo tre veri Spitfire e un ME-109 Messerschmitts tedesco.

dunkirkLa tecnica di ripresa

Quel che più lascia a bocca aperta lo spettatore però, Nolan lo riserva per sè. Il regista decide di girare alternando la tecnologia IMAX con la pellicola SuperPanavision da 65 mm. Una grande “tela” per una grande storia. Le panoramiche sono incredibili, i campi lunghi immettono lo spettatore nel film, restituendogli quello spaesamento che doveva essere poi quello di soldati giovanissimi costretti a fuggire dagli attacchi nemici.

La tecnologia IMAX, oltre a restituire la realtà fin nei minimi dettagli, contribuisce alla costante suspense dello spettatore. I suoni sono estremamente penetranti. Lo spettatore “sente” fin nelle viscere lo scoppio di una bomba. I colpi di mitragliatore entrano e si confondono col battito del nostro cuore.

Nolan, con l’aiuto del compositore Hans Zimmer, ha alzato di diversi toni la cosiddetta Scala Sheperd, tecnica che dà l’illusione acustica di toni in costante ascesa. È tecnicismo. È intuizione. È cinema.

Dunkirk è il film meno commerciale di Nolan

DunkirkUscito negli USA il 21 luglio scorso, sembra che Dunkirk non abbia fatto grandi incassi al botteghino, registrando per ora solo 30-40 milioni di dollari a fronte di un film costatone 150. Non che le cifre siano negative, anzi, soprattutto per un film di guerra. Ma Dunkirk non è solo questo. La pellicola è una storia estremamente introspettiva, che si preoccupa di mettere in scena le reazioni umane piuttosto che spari ed esplosioni. Pur se ambientato durante Seconda Guerra Mondiale, di bellico non ha nulla.

D’altronde di per sè l’evento dell’evacuazione non è particolarmente avventuroso. A riprova di ciò, Nolan sceglie tra gli attori protagonisti dei giovani principianti (tra i quali il tanto chiacchierato membro degli One Direction Harry Styles). L’inesperienza recitativa doveva in qualche modo essere lo specchio di quella esistenziale e militare vissuta davvero dai giovani soldati, spaesati di fronte agli orrori della guerra.

dunkirk

Ancora Hans Zimmer

La colonna sonora di Hans Zimmer è  poi la ciliegina sulla torta. Non una vera e propria soundtrack, ma una continua variazione del ticchettio dell’orologio da taschino di Nolan, che contribuisce alla suspense e sottolinea l’accelerazione degli eventi.

Giunto al suo film numero dieci, Nolan si cimenta in virtuosismi che saranno forse capiti solo in parte dal grande pubblico.  Se le riprese angustianti realizzate all’interno degli Spitfire provocano  la giusta dose di coinvolgimento nello spettatore, ben pochi apprezzeranno l’uso di una particolare lente periscopica che le rende tecnicamente uniche.

Dunkirk è un film dotato di molteplici possibilità di lettura. Che la visione sia superficiale o più approfondita, basta che ci si ricordi che questo – e non altro – è vero cinema.

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