Emily, recensione del film con Emma Mackey

Distribuito da BIM, il film arriva nelle sale italiane il 15 giugno.

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Dopo una lunga carriera davanti alla macchina da presa, Frances O’Connor sceglie la storia di Emily Bronte per passare alla sedia di regia, realizzando un biopic della scrittrice di Cime Tempestose, romanzando pesantemente la Storia eppure realizzando un ritratto potente, seppure discontinuo, di una giovane donna preda della Musa e dell’Amore.

 

Emily, la trama del biopic

Nel film, Emily è una ragazza un po’ introversa, creativa, che non vede come una grande possibilità quella di fare l’insegnante, dal momento che la sua ambizione è quella di scrivere, e che vive nelle brughiere dello Yorkshire insieme alle sorelle, al fratello e al padre vedovo, che pur essendo un uomo di tradizione, un curato, non ha mai trascurato l’istruzione delle sue figlie. La vita di Emily, Charlotte, Anne e Branwell procede tranquilla, appesantita dal lutto per la madre, fino a che non arriva in paese William Weightman, un giovane curato che si offrirà di dare ripetizioni di francese, lingua fondamentale per una buona insegnante, a Emily stessa. I due spiriti si riveleranno immediatamente affini, ma la passione che esplode trai due avrà risvolti tragici e i due non coroneranno mai il loro sogno d’amore. In compenso però Emily troverà le parole per comporre il suo grande romanzo, Cime Tempestose.

L’autore che diventa personaggio

Come spesso accade quando si mette in scena una biografia di uno scrittore, la storia viene modificata e trasformata in modo tale da far aderire i fatti a quelle che sono le vicende dei protagonisti della storia. È accaduto per Jane Austen con Becoming Jane – Il ritratto di una donna contro, di Julian Jarrold, per John Keats con Bright Star di Jane Campion, persino per William Shakespeare con Shakespeare in Love di John Madden. Con Emily, Frances O’Connor racconta la storia di Emily Bronte come fosse lei stessa la Catherine Earnshaw letteraria mentre il curato Weightman riveste i panni, meno ruvidi, di Heathcliff. La passione ardente, l’alchimia irresistibile, la fine tragica.

emily emma mackeyTrasformare in questo modo le biografie di grandi scrittori è sicuramente un espediente furbo per rendere più accattivante la storia, e anche per creare un link con lo spettatore che ha più facilmente familiarità con un romanzo che con la biografia del suo autore. E così Frances O’Connor, che esordisce con Emily alla sceneggiatura e alla regia, sfrutta l’espediente narrativo in ogni suo elemento, aggiungendo alla storia elementi di spiritualismo e sovrannaturale, quasi, che contribuiscono a romanzare la figura di Emily, come una giovane donna speciale e forse un po’ preda delle sue emozioni e delle sue insicurezze di scrittrice di talento. Anche il rapporto tra sorelle, in particolare con Charlotte, viene raccontato in maniera più dura di quanto non fosse, scelta funzionale per costruire il personaggio di Emily anche in contrapposizione a quello della sorella maggiore, come contraltare più ordinario e incasellato nella sua contemporaneità rispetto alla sorella tempestosa, quando in realtà sappiamo che senza il successo di Jane Eyre di Currer Bell (pseudonimo di Charlotte), l’editore Newby non avrebbe mai deciso di stampare Cime tempestose e Agnes Grey di Ellis e Acton Bell (rispettivamente Emily e Anne).

Emma Mackey intensa e affascinante promessa

Come nel romanzo, in cui la natura si fa specchio dell’indole dei suoi protagonisti, anche nel film l’ambiente, i paesaggi, la natura sono freddi e grigi, a raccontare una difficoltà dell’esistenza, un continuo ostacolo alla felicità. E così appaiono i protagonisti, costantemente sfidati, brillantemente interpretati da Emma Mackey e Oliver Jackson Cohen.

Con una regia ambiziosa che cerca di dare respiro ai personaggi pur stando loro sempre addosso, Emily si rivela un po’ debole nella scrittura ma comunque intenso e affascinante come la sua protagonista, una Mackey che ha davanti un futuro radioso.

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