Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, la recensione del film con le voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher

La pellicola è il sequel di Ernest e Celestine, trasposizione cinematografica dell'omonima serie di libri nati dalla penna di Gabrielle Vincent

Ernest e Celestine - L'avventura delle 7 note recensione film

La purezza e la magia della scrittura di Gabrielle Vincent torna ad animare il grande schermo con Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, sequel dell’amata pellicola d’animazione Ernest e Celestine del 2012. La dolce e genuina coppia di amici, per l’appunto Ernest e Celestine, è pronta a far rivivere numerose emozioni a grandi e piccini, con una storia che tocca l’anima e fa vibrare le corde del cuore.

 

A prestar loro le voci, proprio come dieci anni fa, Claudio Bisio e Alba Rohrwacher. Cambia invece la regia: Aubier, Patar e Renner passano il timone a Jean-Christophe Roger e Julien Cheeng, i quali maneggiano con delicatezza l’opera per realizzare un altro straordinario viaggio pieno di musica, amore e libertà. Il film è distribuito da I Wonder Pictures e arriva nelle sale italiane il 22 dicembre, per ammaliare i bambini e ubriacare di meraviglia gli adulti che, forse, hanno smesso di sognare.

Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note, la trama

Dopo un lungo letargo, l’orso Ernest (Claudio Bisio) si risveglia con una fame da lupi. La topolina Celestine (Alba Rohrwacher) si accorge però di non poter cucinargli niente, poiché la sua dormita li ha ridotti senza soldi. Cercando una soluzione che possa far loro guadagnare da vivere, Celestine suggerisce a Ernest di ricominciare a suonare il suo violino per strada. Mentre corre in stanza per andarlo a prendere, scivola giù per le scale e accidentalmente rompe lo strumento.

L’unico modo per ripararlo è tornare nella terra natale di Ernest, l’Ostrogallia, seppur l’orso sia assolutamente contrario. A seguito di alcune peripezie, la coppia di amici si ritrova nel paesello arroccato di Ernest, un po’ sospeso in aria fra le nuvole, dove l’unico mezzo per spostarsi è una funivia. Arrivati lì, scoprono con gran rammarico che a Ostrogallia è stato vietato l’uso della musica con una legge, l’Ernestoff, che concede solo il Do. Il loro compito è quello di ripristinare l’armonia nel paese e far rivivere la musica.

Una cornice semplice e raffinata

La vera bellezza regna nella purezza dell’animo. Una frase che raccoglie e racchiude mille significati e costituisce il perno su cui ruota tutta la storia di Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note. Sin dalle prime immagini, grazie alle quali sembra di sfogliare le pagine del libro di Gabrielle Vincent, i due registi trasferiscono la magia della lettura sul grande schermo, in un atto di completa immersione in un universo poetico pieno di candore. Sul piano estetico e stilistico colpisce subito la semplicità dei disegni che molto ricordano le opere con gli acquerelli, dai tratti candidi, fluidi e puri. Una purezza trasmessa non solo dalla scelta cromatica che predilige le tinte pastello, ma anche dalle tematiche del racconto, pregno di una semplicità disarmante e raffinata.

Ciò che più abbraccia il cuore è il rapporto d’amicizia fra l’orso Ernest e la topolina Celestine, elemento trainante della storia. Un’amicizia sincera basata su solidi principi, un’inno all’innocenza e all’amore che va oltre la diversità, l’apparenza e le discriminazioni. La loro relazione scorre nonostante i contrasti, derivanti soprattutto dall’appartenere a razze diverse, ma non per questo lontane dal trovare il giusto equilibrio e la perfetta sintonia.

La coppia è la rappresentazione di ciò di cui l’Ostrogallia si è privata, ossia la musica. Metaforicamente, Ernest e Celestine sono un milione di sinfonie e note insieme, l’eccezione estrema in un mondo dai tratti intransigenti, privo di musica e gaudio, spento da sfumature slavate. La favola si incornicia come un quadro all’interno di una narrazione variopinta che, seppur in chiave fanciullesca, affronta argomenti molto attuali in cui sono più gli adulti a rispecchiarsi e trarne insegnamento.

La lotta per la libertà

Proprio come accade nel Pinocchio di Guillermo del Toro, anche in Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note Roger e Cheeng pongono l’accento, all’interno dell’impianto narrativo, su alcune condizioni sociali e politiche contemporanee, sfumate ai fini del target da un’atmosfera verginale. La pellicola si impegna a trasmettere l’importanza della libertà d’essere, stroncata nel racconto dall’assenza della musica, essenza stessa della vita in quanto concetto di armonia e felicità.

L’elemento dittatoriale impregna molte sequenze del film dove a prediligere sono i colori più neutri, e rappresentato dalla figura austera del padre di Ernest, giudice di Ostrogallia. Il suo bigotto pensiero incrina ancor di più il rapporto già precario con il figlio, mentre tenta in tutti i modi di limitarne la libertà d’espressione per un proprio piacere egoistico di vedere anch’egli giudice.

Il contrasto nel padre di Ernest è molto forte: lui che serve la giustizia affinché il bene prevalga, non è in grado di essere liberale e giusto nei confronti del suo stesso figlio, privandolo della facoltà di esprimere la sua personalità. La privazione dell’indipendenza è il leitmotiv del lungometraggio, espresso con il divieto delle note tranne il Do, unico concesso, come unica, sola e ingiusta è la legge alla quale i cittadini devono sottostare. La storia perciò diventa a tutti gli effetti una lotta verso una società ottusa e moralista, in cui alla fine, permessa di nuovo la musica, viene ripristinata anche l’unica forma di governo ammissibile: la democrazia.

Ernest e Celestine – L’avventura delle 7 note risulta perciò una dolce parabola sull’amore e sulla tolleranza, nella sua accezione più poetica e romantica. È manifesto della libertà d’espressione, della sua tutela e della sua protezione, poiché unica vera fonte di autenticità. Una vera esplorazione dei rapporti umani, spesso contaminati da norme illogiche, il cui raggiungimento dell’armonia è dettato dall’accettazione del prossimo in quanto diverso.

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RASSEGNA PANORAMICA
Voto di Valeria Maiolino
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Valeria Maiolino
Classe 1996. Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, con una tesi su Judy Garland e il cinema classico americano, inizia a muovere i primi passi nel mondo della critica cinematografica collaborando per il webzine DassCinemag, dopo aver seguito un laboratorio inerente. Successivamente comincia a collaborare con Edipress Srl, occupandosi della stesura di articoli e news per Auto.it, InMoto.it, Corriere dello Sport e Tutto Sport. Approda poi su Cinefilos.it per continuare la sua carriera nel mondo del cinema e del giornalismo, dove attualmente ricopre il ruolo di redattrice. Nel 2021 pubblica il suo primo libro con la Casa Editrice Albatros Il Filo intitolato “Quello che mi lasci di te” e l’anno dopo esce il suo secondo romanzo con la Casa Editrice Another Coffee Stories, “Al di là del mare”. Il cinema è la sua unica via di fuga quando ha bisogno di evadere dalla realtà. Scriverne è una terapia, oltre che un’immensa passione. Se potesse essere un film? Direbbe Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez.
ernest-e-celestine-lavventura-delle-7-noteMusica, amicizia e libertà d'essere. Questi gli elementi cardine che i registi hanno portato sullo schermo con la storia di Ernest e Celestine, amici il cui compito è quello di ripristinare la felicità nel paese dell'orso. Attraverso disegni che sembrano acquerelli, colori pastello e uno script semplice ma profondo, il racconto arriva lì dove è destinato: nei cuori degli adulti che hanno smesso di sognare e credere nella bellezza della vita.