Festival di Roma 2014 : Obra recensione del film di Gregorio Graziosi

Presentato in concorso nella sezione Cinema di Oggi, arriva al Festival di Roma 2014 OBRA, film di Gregorio Graziosi con Irhandir Santos , Julio Andrade e Lola Peploe.

 

Le grandi famiglie lasciano grandi eredità, e l’architetto João Carlos Ribeiro de Almeida Neto (Irhandir Santos) eredita un terreno dal padre e dal nonno, famiglia di costruttori. Iniziando a scavare per portare alla luce quello che sarà il suo più grande progetto della carriera, l’architetto si scontra con il passato, un passato che non conosce. Infatti in questo ammasso di terra al centro della caotica città di San Paolo in Brasile, il capo cantiere (Julio Andrade) trova un cimitero clandestino, una fossa di corpi ammassati, risalenti a chissà quando e chissà perché. Per l’architetto è una doccia gelata, le domande si affollano nella sua testa, non sa dare risposte ed è obbligato a mettere in discussione la storia della sua famiglia. Esausto sia psicologicamente che fisicamente e alla vigilia di una paternità tanto voluta, l’architetto dovrà venire a patti con la sua coscienza e l’eredità della sua famiglia per andare avanti.

OBRA

Gregorio Graziosi con OBRA racconta una storia molto personale, cresciuto anche lui nella città di San Paolo, una città che va avanti velocissima senza ricordare il passato. Storie che si è preferito seppellire e dimenticare. Ed è proprio la città stessa di San Paolo a fare da personaggio nell’opera del giovanissimo regista, una città dove l’uomo è tormentato dai tanti fantasmi del passato, come ammette anche lo stesso Graziosi.

Con un uso strumentale del bianco e nero nella pellicola, il caos della città di trasforma in un ordinato insieme di righe e geometrie, tanto da appiattire il tutto e far risultare elemento vivo solo lo stesso protagonista, come se non ci fosse relazione tra l’individuo e la città, che, come si scoprirà, non è assolutamente vero.

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