Forza maggiore recensione del film di Ruben Ostlund

Una giovane famiglia svedese decide di trascorrere una settimana bianca sulle alpi francesi. Il secondo giorno, dopo una mattinata sugli sci, l’allegra famigliola si gode un bel pranzo sulla terrazza del ristorante che da sulle piste. Improvvisamente una valanga passa accanto alla terrazza coprendola con le sue nuvole di neve; Ebba (Lisa Loven Kongsli), la madre, istintivamente si accuccia in protezione dei figli mentre Tomas (Johannes Bah Kuhnke), il padre, scappa a gambe elevate senza darsi cura dei propri cari. Nessuno rimane ferito, solo un grande spavento, ma qualcosa nel rapporto tra Tomas e la sua famiglia si è rotto ed ora sarà dura rimediare.

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Ruben Ostlund con questo Forza Maggiore ha già fatto incetta di premi e riconoscimenti, sia dal pubblico che dalla critica; premio della Giuria nella sezione Un certain regard all’ultimo Festival di Cannes ed una candidatura, da favorito, al prossimo European Films Award. Stando alle prime battute si fa fatica a capire il perchè di tanto successo, il film di Ostland parte lento e senza grandi strappi narrativi all’infuori dell’episodio chiave, la valanga e la reazione vigliacca di Tomas, ma ben presto si capisce come il film sia destinato ad un’accelerazione costante.

Forza maggiore vuole dimostrare come non tutti gli uomini possano essere sicuri delle reazioni che possono avere di fronte a situazioni imprevedibili, anche quando di mezzo c’è la sicurezza dei propri cari. L’istinto è qualcosa di imprescrutabile e non governabile e può succedere che ti faccia agire in contrasto con quello che faresti razionalmente. Tomas reagisce in modo vigliacco e per questo perde la stima e la fiducia della moglie, lui stesso, dopo un primo rifiuto, dovrà affrontare quello che ha fatto e confrontarsi con il suo io più intimo, più nascosto. Tomas è un anti-eroe, non rappresenta per nulla il classico profilo di padre forte e coraggioso, rambo dell’ultimo minuto, che spesso ci viene passato dalla cinematografia tradizionale; Tomas è un uomo normale, e come uomo normale non può sottrarsi ai suoi istinti.

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Il grande merito del film di Ostlund è l’aver deciso di raccontare questa storia in modo non eccessivamente pedante; quando lo spettatore meno se lo aspetta, viene sorpreso da una serie di dialoghi, situazioni e trovate estremamente brillanti, lucide, comiche al limite del farsesco. Ma è proprio questa capacità di prendersi in giro che rappresenta la forza del film, il quale, altrimenti, avrebbe rischiato la barbosaggine. Personaggi ben definiti e perfettamente integrati, come la giovane coppia di amici Mats (Kristofer Hivju) e Fanni (Fanni Matelius) che regalano forse i momenti più spassosi del film. Tutti molto bravi e tutto molto piacevole, un film da vedere e che finalmente racconta qualcosa di diverso ed in modo diverso. Forse ad uscire male siamo solo noi italiani che, in una delle battute più esilaranti del film, veniamo etichettati come un popolo di stalloni alla Alberto Tomba che non sanno parlare inglese. Dal prossimo 7 maggio nei cinema.

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