Gatecrash, recensione del film diretto da Lawrence Gough #NoirinFest

Il film è tratto dalla piece teatrale di Terry Hughes e da subito svela nell'unità di tempo e spazio la sua origine.

gatecrash recensione

Presentato nella selezione ufficiale in concorso del Noir in Festival XXX, Gatecrash tradisce la sua origine teatrale nell’impianto basato sulla totale unità di tempo e spazio. Il film, diretto da Lawrence Gough, si basa infatti su una piece teatrale di Terry Hughes e mette in scena una mascolinità tossica che si conclude in un violento epilogo. 

 

Questo dramma da camera, compresso in spazi angusti, ruota attorno a un incidente automobilistico che non ci viene mai mostrato, ma solo raccontato. L’evento causa dei conflitti tra una manciata di personaggi che costituiscono il punto fermo di un ritmo della narrazione crescente, nonostante non ci sia grande movimento, né dei personaggi, né del montaggio stesso del film. 

Nicole (Olivia Bonamy) e Steve (Ben Cura), una coppia che chiaramente vive di abusi, tornano a casa, una graziosa ma isolata villetta di campagna, una casa che nei colori e negli arredi, prugna, tortora e grigi, ricorda i lividi che Nicole porta sul volto, dopo che, sulla via del ritorno, Steve ha investito qualcosa o qualcuno con la macchina.

Gatecrash, un noir che non è all’altezza della fonte

Non ci viene mostrato niente, ma dai discorsi della coppia, capiamo che era lui a guidare, quando hanno investito un misterioso passante, ma che dà la colpa a lei, perché dice di essere stato distratto dalla sua conversazione. Mentre questo dispiegamento di mascolinità tossica si avvicina al suo momento più alto, la conversazione trai due viene interrotta da qualcuno che arriva alla porta: un poliziotto (Samuel West) che con fare fintamente disinvolto chiede alla coppia se hanno visto qualcosa di strano nei dintorni. Da questo momento in poi, la situazione degenera.

A questo punto del film cominciano a verificarsi diverse cose strane, che mirano probabilmente a confondere e sedurre lo spettatore, ma che purtroppo conferiscono al film, nel suo svolgimento, un andamento caotico, fuori controllo. Monti dialoghi si ripetono, pronunciati da personaggi diversi, nessuno dei protagonisti ha motivazioni chiare e i toni cominciano ad oscillare dal fantasy macabro al thriller senza però trovare una loro dimensione vera e propria. 

A questa dinamica già confusa, si aggiunge un altro elemento dissonante, ovvero l’apparizione, apparentemente senza motivazione alcuna, di un altro personaggio, l’anziano Sid, interpretato da Anton Lesser (meglio conosciuto in TV per Game of Thrones in cui interpreta l’infido Qyburn). Il personaggio risulta il più risolto e strutturato di tutti, e sembra quindi che sia stato l’attore stesso a dargli spessore, visto che da sceneggiatura, firmata da Lawrence Gough e Alan Pattinson, nessuno degli altri sembra avere lo stesso approfondimento. 

Se dalle recensioni degli specialisti di teatro, la storia aveva un suo interesse e la piece in sé è stata accolta con grande favore, la versione cinematografica di Gatecrash non possiede né lo stesso appeal, né l’allure lynchiano che ha fatto la fortuna del testo originale.

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Chiara Guida
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Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
gatecrashSe dalle recensioni degli specialisti di teatro, la storia aveva un suo interesse e la piece in sé è stata accolta con grande favore, la versione cinematografica non possiede né lo stesso appeal, né l’allure lynchiano che ha fatto la fortuna del testo originale.