Good Kill, bel colpo, oppure, letteralmente “buona uccisione”. E’ quanto si dice quando un nemico viene abbattuto con un solo colpo preciso. Good Kill è il titolo del nuovo film di Andrew Niccol, che ritrova Ethan Hawke (dopo Gattaca) come protagonista e lo trasforma in un pilota speciale, schierato in prima fila nella drone war nei territorio medio-orientali. Tommy, il personaggio interpretato da Hawke, è un ex pilota militare che si è dovuto adattare alla nuova guerra a distanza, che mette a dura prova il suo desiderio di avventura e di emozioni forti. Nel cast anche January Jones.
In Good Kill l’intrusione della CIA nel programma della guerra con i droni mette a dura prova i suoi nervi, le sue convinzioni e i suoi rapporti con il suo equipaggio, fino a che Tommy non sceglie una strada precisa che cambierà le sue sorti.
Andrew
Niccol si affida a
Ethan Hawke e lo incarica di veicolare tutte
le contraddizioni di un film delicato, il primo sulla ‘nuova’
guerra che consente alle vite americane di rimanere al sicuro
in territorio statunitense. L’argomento è sicuramente
controverso, sia per le implicazioni politiche del film,
intrinseche nei film bellici, sia per la molteplicità di temi che
si mettono in campo, considerando che una buona parte del racconto
si concentra anche sulla difficile situazione familiare che il
protagonista vive, come riflesso alla sua insoddisfazione
professionale.
Probabilmente Niccol ha commesso la leggerezza di voler raccontare la storia di un uomo immerso in un contesto problematico che però per la sua stessa natura, non può essere trattato con approssimazione. La necessità di trovare un happy end, la dinamica domestica conflittuale, il continuo reiterarsi di concetti già chiaramente espressi, fanno di Good Kill un film riuscito a metà, che potrebbe anche intrattenere (vedi finale in qualche misura catartico), ma che non concede molto ad uno sguardo che gratta la superficie.