Heretic: la recensione del film con Hugh Grant

Il film arriva in sala con Eagle Pictures dal 27 febbraio.

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Heretic, al cinema dal 27 febbraio con Eagle Pictures, segna il debutto ufficiale di Hugh Grant nell’horror, un genere che sembra sposarsi alla perfezione con la sua consueta sfacciataggine che, ormai lo abbiamo capito, è capace di declinare ben oltre le faccette corrucciate nelle commedie romantiche. Heretic beneficia prima di tutto di una raffinata interpretazione dell’attore britannico, che ne costituisce la principale ragione del successo, sulla scia del quale arriva da noi in Italia. Un thriller psicologico inquietante e verboso con una svolta horror, Heretic è diretto da Scott Beck e Bryan Woods, gli stessi di A Quiet Place.

 

La storia di Heretic

La trama ruota attorno a due giovani missionarie mormoni, interpretate da Sophie Thatcher e Chloe East, che durante la loro attività porta a porta si imbattono in Mr. Reed, un uomo enigmatico e affabile interpretato da Grant. Reed le accoglie con un’insolita ospitalità, invitandole a entrare nella sua casa remota e architettonicamente bizzarra, dove si dipana un gioco dialettico sulla fede, il dubbio e la manipolazione. Quella che inizia come una discussione teologica si trasforma rapidamente in un’esperienza claustrofobica e minacciosa, mettendo alla prova non solo le convinzioni religiose delle due giovani donne, ma anche il loro istinto di sopravvivenza.

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Heretic film
© A24 Films

Grant regala un’interpretazione magnetica e sinistra, mescolando il suo consueto charme britannico con un’inquietante insistenza filosofica. Il suo Mr. Reed è un uomo colto e vanitoso, con un’inquietante ossessione per la religione e il potere della credenza. Con il suo tipico sorriso malizioso e lo sguardo allusivo, Grant conferisce al personaggio una profondità che va oltre il semplice antagonista: è un uomo che si nutre delle incertezze altrui, un predatore psicologico che utilizza la logica e la retorica come armi letali.

Le giovani protagoniste, in particolare Chloe East nei panni della ingenua Sister Paxton, sono perfettamente in sintonia con l’atmosfera di crescente tensione del film. Sister Paxton, con la sua ingenuità e il suo fervore religioso, è il perfetto contrappunto all’arguta e più disillusa Sister Barnes (Sophie Thatcher). La loro dinamica è costruita con sottigliezza e realismo, permettendo al film di esplorare in modo convincente la vulnerabilità della fede di fronte alla manipolazione.

Uno stimolo intellettuale e primordiale

Chloe East e Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Uno degli elementi più affascinanti di Heretic è la sua capacità di fondere orrore e filosofia in un thriller che stimola sia l’istinto primordiale della paura che la riflessione intellettuale. Il film si interroga sulle fondamenta della fede e sulla facilità con cui l’essere umano può essere condotto a credere in qualcosa sulla base di una narrazione persuasiva. Mr. Reed mette costantemente in discussione le certezze delle due protagoniste, portandole a dubitare non solo della loro missione, ma anche della realtà stessa. Un gioco di potere sottile e perverso.

Dal punto di vista tecnico, il film si fregia della preziosa fotografia di Chung-hoon Chung (“Oldboy”, “The Handmaiden”), che trasforma l’interno della casa di Mr. Reed in un labirinto di angoli bui e ombre minacciose. La regia di Beck e Woods è serrata, con inquadrature ravvicinate che enfatizzano la crescente claustrofobia della narrazione. Il loro uso del sonoro è altrettanto efficace: il ticchettio di un orologio, il crepitio di un pavimento di legno, il suono soffocato della torta ai mirtilli che cuoce in forno diventano strumenti di tensione crescente.

Sophie Thatcher in Heretic (2024)
© A24 Films

Se però la prima metà è costruita magistralmente con un ritmo implacabile, la seconda parte perde un po’ della sua potenza quando la tensione psicologica deve necessariamente sfociare in un’azione più concreta, svelando il mistero. Alcune scelte narrative nell’atto finale possono apparire forzate o meno incisive rispetto alla premessa iniziale, ma non abbastanza da compromettere il film nel suo insieme.

Heretic è un horror avvincente e una riflessione sulla fede, il dubbio e il bisogno umano di trovare risposte nell’ignoto. Con una sceneggiatura intelligente, una regia coinvolgente e una performance di Hugh Grant tra le migliori della sua carriera recente, il film si distingue come uno dei thriller psicologici più intriganti dell’anno.

Heretic
3.5

Sommario

il film si distingue come uno dei thriller psicologici più intriganti dell’anno.

Chiara Guida
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.

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