Il Mio Nome è Vendetta, la recensione del revenge film con Alessandro Gassman

Il terzo lungometraggio di Cosimo Gomez ci porta dentro una trama ricca di azione e vendetta

Il Mio Nome è Vendetta recensione

Uccisi o essere uccisi, questa è la legge – Inizia così Il Mio Nome è Vendetta il film con Alessandro Gassman nei panni di un padre tormentato. Il film di Cosimo Gomez è un thriller carico di azione dove il personaggio di Gassman interpreta Santo, un ex sicario della criminalità organizzata che per anni ha vissuto nell’ombra in una tranquilla cittadina del Trentino-Alto Adige. La sua vita e quella di sua figlia Sofia, un’adolescente campionessa di hockey, interpretata da Ginevra Francesconi, cambiano per sempre.

 

Due criminali entrano in casa loro e uccidono barbaramente la madre e lo zio di Sofia, scatenando un regolamento di conti covato per quasi vent’anni. Sofia scoprirà che la verità le è sempre stata taciuta e che Santo nasconde un oscuro passato di affiliato alla ‘ndrangheta. Il film di Gomez si trova su Netflix dal 30 novembre.

Il Mio Nome è Vendetta, la recensione

La premessa del film non ci prepara a quella che sarà la visione per la successiva ora e mezza che compone la pellicola. Inizialmente, quando vengono presentati i personaggi tutto ci sembra chiaro come la luce del sole. C’è una famiglia, unita, composta da padre, madre e figlia. Il padre, Santo, e la figlia, Sofia hanno un rapporto speciale e condividono la passione per l’avventura e lo sport. Sofia è una campionessa di hockey, l’orgoglio della sua famiglia e alla soglia dei 18 anni Santo decide di insegnarle a guidare.

In realtà Sofia è già abbastanza preparata sull’argomento e destreggia il volante anche in luoghi atipici, nei quale una adolescente solitamente non va a guidare alle prime armi. La giornata sembra svolgersi normalmente tra padre e figlia. C’è però qualcosa nella musica malinconica di sottofondo e nei colori di Il Mio Nome è Vendetta – ci troviamo nella natura più vivida e incontaminata; eppure, i colori sono spenti e opachi – che lasciano un presagio di incertezza.

Ginevra Francesconi torna a vestire i panni di “figlia di” dopo il precedente Genitori Vs Influencer con Fabio Volo. Questa volta lo fa con un revenge movie italiano inaspettato. L’adolescente Sofia non sa che con quella semplice Instagram stories ha dato inizio a un meccanismo di una portata inimmaginabile. Così, la ndrangheta scova Santo dando inizio al vero plot del film. Gli alberi e la natura che prima verdeggiavano opacamente adesso si sono incupite del tutto rendendo l’atmosfera tetra con un Alessandro Gassman irrequieto.

Il Mio Nome è Vendetta film Alessandro Gassman

Uccisi o essere uccisi, questa è la legge.

Questa citazione che dà inizio a Il Mio Nome è Vendetta racchiude la vita di Domenico Franzè, vero nome del personaggio di Gassman. Uccisi o essere uccisi, questo è il motto con cui Domenico ha condotto la sua esistenza come braccio del crimine organizzato. Il film di Gomez mette in scena un inseguimento come quelli che si vedono spesso nei thriller d’azione americana. Sofia, una semplice adolescente si scopre capace di cose che una ragazza alla sua età ha visto solo nei film: come liberarsi dalle fascette con cui è stata legata o aprire un varco dal cofano dell’auto.

In un calabrese, talvolta poco credibile, il personaggio di Gassman si trasforma in un Liam Neeson che cerca vendetta. Per la prima volta vediamo a volto scoperto il mandante di questo omicidio organizzato: Remo Girone è Don Angelo, boss della ndrangheta. Scopriamo anche il motivo dietro a questa vendetta reciproca: Domenico ha ammazzato il figlio di Don Angelo. Nella criminalità organizzata il torto non è saldato fino a quando non sarà versato ulteriore sangue.

Ne Il Mio Nome è Vendetta mostrare pietà è considerato un atto di debolezza – continua la citazione iniziale del film. I nostri protagonisti non hanno intenzione di mostrare pietà anzi la vendetta è il momento in cui inizia il viaggio di Sofia e Domenico. L’onore e la vendetta vanno di pari passo in questa storia. L’uno non può vivere senza l’altro e così anche Don Angelo chiede al figlio Michele di seguirlo in questa storia. Le colpe dei genitori trovano sempre un modo di colpire anche i figli.

Non si è mai del tutto al sicuro

Nella periferia di Milano padre e figlia troveranno un rifugio provvisorio che verrà fin da subito messo sotto tiro. Il film si trasforma in una specie di guardie e ladri dove nessun posto è mai del tutto sicuro. Entriamo nel vivo del film e dunque abbandoniamo i verdeggianti ambienti del Trentino ed entriamo nella grigia città. Tra le mura della metropoli Domenico insegna alla figlia il motto della sua vita: Uccidere o essere uccisi. Quando ci si trova faccia a faccia con il nemico non esistono le seconde occasioni, ogni colpo deve essere sferrato con la giusta cattiveria e premeditazione.

C’è però un momento in cui in Il Mio Nome è Vendetta che padre e figlia dimenticano per un momento di essere inseguiti da folli criminali e si ritagliano un loro spazio, come si vede all’inizio del film. Pianificano il loro futuro insieme, una volta completato il piano e si immaginano già in Sudafrica. Ma questo momento dura poco perché è il momento di attuare il loro piano.

Il Mio Nome è Vendetta film Ginevra Francesconi

Il richiamo della foresta

La vendetta di Domenico e Sofia ha inizio con un rocambolesco rapimento. Ci avviciniamo alla fine del film, padre e figlia sono ormai del tutto complici in questo girone infernale. Giocando d’anticipo rispetto alla famiglia di Don Angelo, Domenico tende una trappola ai suoi nemici. Diventa un ninja e con il favore delle tenebre riuscirà ad avere la meglio sui suoi avversari. Domenico è come Buck, come quel San Bernando che decide di imparare a difendersi dagli altri e ha fatto della sua storia una storia di vendetta. Domenico, invece, segue il suo istinto e compie l’ultimo gesto disperato nel tentativo di salvare la sua Sofia.

In conclusione, dopo essere stati inghiottiti dalla città e dalle sue costrizioni ritorniamo allo spazio aperto della natura. Quel piccolo angolo di paradiso dove padre e figlia possono prendersi un momento solo per loro. Ma anche questa ormai è un’illusione, un ricordo che vive nella mente di Sofia che come Buck, decide di uscire allo scoperto, di fare sua la storia di vendetta, di seguire il richiamo della foresta. Uccidere o essere uccisi, mostrare pietà è solo un segno di debolezza.

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Lidia Maltese
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Lidia Maltese
Laureata in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, classe 95. La mia vita è una puntata di una serie tv comedy-drama che va in onda da 27 anni. Ho lo stesso ottimismo di Tony Soprano con l'umorismo di Dexter, però ho anche dei difetti.
il-mio-nome-e-vendettaIl Mio Nome è Vendetta dimostra molto carattere attraverso l'interpretazione dei due protagonisti: Alessandro Gassman e Ginevra Francesconi. Le ambientazioni del Trentino e di Milano fanno da sfondo a questa storia di vendetta dove ha la meglio un accento calabrese fortemente stereotipato. Nonostante questo, le inquadrature delle scene di azione catapultano lo spettatore nel vivo della vicenda facendolo sentire parte della storia.