J. Edgar: recensione del film di Leonardo DiCaprio

J. Edgar

È diventato l’uomo più potente degli Stati Uniti, ha modificato per sempre e con grande acume il sistema investigativo, è stato il fondatore a per diversi anni il direttore dell’agenzia investigativa federale degli USA, l’FBI. È J. Edgar Hoover, protagonista dell’ultimo film di Clint Eastwood e interpretato magistralmente da un Leonardo DiCaprio in odore di Oscar.

 

Si parla ovviamente di J. Edgar , ultima fatica dell’inossidabile Clint, che con la consueta eleganza registica ci racconta l’ascesa di J. Edgar Hoover, da semplice assistente a capo indiscusso dell’FBI, in una posizione così influente da potersi permettere di minacciare persino i vari Presidenti che si sono avvicendati al comando del Paese. La scelta che però opera Eastwood è quella di un occhio penetrante che valica la facciata di incorruttibile e ineccepibile perbenismo e va ad indagare le ragioni di alcune scelte di vita e di lavoro di Hoover, dalla sua omosessualità mai dichiarata ufficialmente, al suo morboso rapporto con la madre.

Eastwood ci racconta anche un ideale, una ferma volontà di proteggere il proprio paese, una cieca obbedienza a quelli che oggi sembrano principi troppo radicali e netti per essere condivisi, un clima politico in cui serpeggia la diffidenza e il sospetto. Tutto questo attraverso gli occhi di un uomo complesso, tragico e dalla personalità oscura. L’Hoover di Eastwood è un integerrimo agente, ligio al dovere e devoto verso la famiglia, ma troppo preso da se stesso, troppo desideroso di gloria e potere, un uomo che riesce a fidarsi completamente solo di due persone, la sua assistente e il suo braccio destro/amante. Clint Eastwood ci racconta con grande eleganza questa storia che è costitutiva dell’America moderna, così come siamo abituati a vederla nel XXI secolo.

J. Edgar: il film

Il cast che mette in piedi è capeggiato da DiCaprio, che porta su di sé tutto il film, facendo gravitare l’attenzione sul suo ruolo così complesso. Intorno al lui ci sono Naomi Watts, nei panni della segretaria fidata Helen Gandy, Armie Hammer, il giovanotto già visto ‘sdoppiato’ in The Social Network, ad interpretare Clyde Tolson, giovane di bell’aspetto che dal primo incontro mette in crisi l’integerrima vita di Hoover. Special guest del film è Judi Dench, che interpreta la madre di Edgar, e nella lettura di Eastwood incarna quella figura forte e autoritaria che forse ha condizionato in qualche modo la sessualità del figlio.

Del film, forse un po’ lento per non dire noioso, rimane comunque la grande raffinatezza stilistica, che il regista, nonostante l’età e l’esperienza non smette di affinare, la delicata colonna sonora e l’interpretazione magistrale di tutti gli interpreti, in alcuni casi però ostacolati da un trucco non troppo felice. Anche Eastwood ogni tanto sbaglia un colpo, ma se J. Edgar è un film minore, la grandezza dell’autore si commenta da sola.

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