La cena delle spie: recensione del film con Chris Pine

La recensione del film La Cena delle Spie, con protagonisti Chris Pine e Thandiwe Newton, disponibile su Amazon Prime Video.

La Cena delle Spie

Segreti, pareggiamento di conti, rancori, inganni e recriminazioni sono, come ben sappiamo, la materia prima delle trame di spionaggio internazionale al cinema. E, altrettanto spesso, questi possono anche essere gli ingredienti fondamentali per sviluppare storyline di intrecci amorosi, tanto più drammatizzate quanto più complesse e rischiose si presentano le circostanze e l’ambiente in cui i nostri protagonisti si muovono. In questo senso, La Cena delle Spie non fa eccezione: disponibile su Amazon Prime Video dall’8 aprile, il film si presenta come un thriller cerebrale condito dalla sensibilità elegante del regista Janus Metz, con sceneggiatura di Olen Steinhauer, autore dell’omonimo romanzo.

 

Chris Pine interpreta qui Henry Pelham, un agente della CIA inviato a intervistare la sua ex collega ed ex amante clandestina Celia Harrison (Thandiwe Newton), che si è lasciata alle spalle lo spionaggio internazionale per mettere su famiglia nei dintorni lussuosi del paese di Big Little Lies nella California del Nord.  I due si ritroveranno, a distanza di sei anni, non solo a ricordare i vecchi tempi passati assieme, ma soprattutto a tentare di ricostruire la vicenda di un dirottamento aereo sfociato in una strage.

Due Spie eleganti che ricercano un incontro mancato

Dopo aver realizzato in precedenza l’ottimo psicodramma sul mondo del tennis Borg vs. McEnroe, questo nuovo progetto di Metz segue per continuità narrativa il film del 2017, dato che il soggetto di La cena delle spie è radicato nei continui tira e molla dei suoi due personaggi principali. In questo senso, Pine e Newton mostrano una chimica distintiva che rimane contenuta e riservata, esplicitando il legame inscindibile tra due persone addestrate a non rivelare mai troppo, ma con qualcosa di avventatamente innegabile che li unisce.

I due attori eccellono nel rivelare la misura in cui sia Henry che Celia – oltre la loro facciata esteriore, accuratamente custodita – sono perseguitati dal passato, e dal modo repentino in cui il dirottamento ha fatto deragliare anche la loro relazione in fiore. I loro rispettivi background aggiungono sfumature ai profili dei personaggi, così come il dolore che ognuno porta con sé per le cattive decisioni di quel giorno e il pesante fardello delle vittime: sono le persistenti scintille di connessione romantica tra di loro a complicare ulteriormente questi forti sentimenti.

Una cena di ricordi nel passato

Sono i flashback a determinare l’andamento ritmico della trama, un dispositivo efficace sia per far avanzare la storia che per aggiungere un’accurata dose di tensione, di cui il film non sembra curarsi molto nella sfera del presente. E’ nel passato, nel frangente temporale del non detto, dell’incontro mancato, che i rapporti umani vengono messi in primo piano, e il disappunto e la tristezza aleggiano sui volti dei nostri protagonisti. Questo aspetto in particolare potrebbe non incontrare il consenso degli spettatori che ricercano una pellicola di suspense, in cui l’interesse principale e la posta in gioco virano sul trovare la talpa; la verità è che qui è la vulnerabilità dei due protagonisti ad essere esaltata.

E’ per questo che, probabilmente, il formato più congeniale per dare pieno respiro a una trama da dramma romantico solida e con due grandi interpreti, sarebbe stato la miniserie. Si sarebbe così potuto convogliare parte del focus narrativo anche sulla profondità di altri personaggi: Jonathan Pryce avrebbe avuto sicuramente molto più da offrire, per non parlare di un Laurence Fishburne che a malapena diventa soggetto delle inquadrature nel film, dato che lo spettacolo visivo ed emotivo di La cena delle Spie è completamente dominato da Pine e Newton.

Forse è la prima volta che vediamo Pine così assorbito da un disegno filmico e disposto ad affidare completamente il suo volto alla cinepresa, per poter tratteggiare al meglio questo percorso di vita riassunto in una cena: il suo Henry invecchia e diventa visibilmente più stanco nel corso del pasto, man mano che le alternative – tanto nel passato, quanto nel presente – si restringono, mentre Newton bilancia superbamente il distacco professionale di Celia con le macerie emotive sottostanti. Le attente negoziazioni di Henry e Celia – riprese da Christensen in primissimi piani servendosi di un’illuminazione mutevole – sono una specie di gioco del gatto col topo, ma in cui entrambi temono di avere la meglio.

La Cena delle Spie soddisferà chi predilige film di spionaggio più sobri e riflessivi, sulla scia dei romanzi dello scrittore britannico Le Carré. La sceneggiatura soffre di una certa freddezza e di alcune incongruenze nella storia ma, nel complesso, è un’opera realizzata con cura ed eleganza, ma bisogna pagare il pedaggio di essere pazientemente coinvolti nella storia e adattarsi al suo ritmo. Tuttavia, il risultato è soddisfacente, e questo gioco di spionaggio, bugie e romanticismo è dotato di un’interessante malinconia oscura, assente dalla maggior parte delle pellicole odierne ascrivibili al genere cinematografico.

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